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I monasteri copti sul lago Tana in Etiopia

Creato il 22 aprile 2013 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Le acque del lago Tana lambiscono le sponde di terra cruda su cui abbonda una vegetazione lussureggiante di alberi da caffè e limoni. Un’eccezione nell’Etiopia piagata dall’assenza di pioggia dove la terra si crepa, le code alle fontane sono lunghe e neppure le lacrime vanno sprecate. Eppure, sulla riva mangiucchiata dal riflusso di onde costanti, quel grave problema pare poco più distante e tanta acqua non sembra essere una vera ricchezza.

Il lago Tana in Etiopia

Questa è l’Africa, terra di forti contraddizioni che si percepiscono anche sul molo spartano di Bahir Dar dove sono attraccate le imbarcazioni per le escursioni dei turisti: motori da 25 e 40 cavalli tossiscono ripetutamente gas sulla superficie lacustre, così densa di liquami e detriti da sembrare una coperta.

L’aria si satura di odore e a distanza di sicurezza alcuni uccelli sfiorano la superficie brillante dell’acqua nel sole del mattino, in un rituale di caccia che pare una danza armoniosa messa in scena solo per noi. L’imbarcazione molla gli ormeggi e con ritmo regolare, ma privo di fretta, lascia una larga scia al suo passaggio. Scosse dalle onde, le barche più piccole che incrociamo faticano a trovare una posizione capace di contenerne l’energia. Cariche di fascine all’inverosimile, diventano attrattiva per forestieri: affondano fino al limite e la nostra vista incredula si concentra sul particolare di uomini a mezzo busto che traghettano con grande sforzo, usando solo dei lunghi bastoni.

Un carico e il suo traghettatore sul lago Tana

Il lago più ampio del povero stato africano copre una superficie di 3500 chilometri quadrati e al suo interno si erigono 37 isolotti che punteggiano l’orizzonte coi loro cucuzzoli ricolmi di vegetazione. Macchie scure e solide emergono nell’incresparsi ventoso del lago: cupe e compatte come forzieri, esse nascondono monasteri ultracentenari che portano i nomi di santi come Gabriele, Myriam e Stefano. Scritti con una grafia di trattini e punti incastrati, quelle parole sono decorazioni armoniose per le nostre menti profane.

Mezz’ora di viaggio ci conduce alla penisola di Zege, ma al contempo ci traghetta nel XVI secolo. Un’aria antica si respira lungo il sentiero sterrato su cui ci inerpichiamo: alberi dalle fronde rigogliose e una fila di bambini con acqua e cibo in spalla segnano il nostro passo. Piccole comunità si raccolgono attorno alle quattro chiese copte e ai sacerdoti ammantati di giallo per indicare il loro status.

Sollecitati dalle mance aprono le porte, svelando così la grande ricchezza del luogo. Protetti dai muri esterni in legno e paglia, dipinti murari dai colori sgargianti e rappresentanti figure naìf raccontano la vita dei santi e i miracoli di Maria. Su ogni lato è narrata una storia, ma è San Giorgio martoriato in ogni modo ad avere il ruolo principale tra le figure di antichi re e cavalieri etiopi, tanto devoti da diventare oggetto di venerazione popolare.

La vita dei santi sui dipinti della penisola di Zege in Etiopia

Muri come libri, dietro i quali è custodito lo scrigno inviolabile della sancta sanctorum. Oltre di essi, nel buio ove la polvere riposa copiosa su stuoie e tappeti, si trovano croci d’oro, manoscritti e oggetti ecclesiastici di valore, oltre all’Arca dell’Alleanza. Ogni edificio religioso ne custodisce e protegge una copia come fosse l’originale, per sviare ladri e malintenzionati.

Una convinzione ferrea, difesa ad oltranza contro ogni scetticismo occidentale perché in fondo, ci dimostrano i sacerdoti con un sorriso aperto su denti alternati, non è solo importante quel che è vero, ma anche quello in cui si crede, con tutte le sue contraddizioni. E noi, creature razionali, non possiamo far altro che accondiscendere e sentirci per un breve istante come dei pellegrini, giunti dopo tanto viaggiare al cospetto della più grande rivelazione.

Dove si trova il lago Tana?


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Barbara Oggero

Barbara Oggero

Per smentire la reputazione di “bôgia nen” dei piemontesi, viaggio da quando ho memoria e appena posso parto alla scoperta del mondo con la macchina fotografica, un quaderno per gli appunti e la curiosità verso tutto ciò che incontro e mi circonda.

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