Ieri Roberta non sapeva quel che faceva, o forse lo sapeva fin troppo bene, nell’indirizzarmi al sito di Sabrina Gruss. Lì per lì, ho guardato distrattamente, ma questa sera ci sono tornata su, e mi sto completamente perdendo… Di chi stiamo parlando? Sabrina Gruss è una demiurga, una “creatrice di creature” che prendono forma assemblando materiali naturali, elementi vegetali e resti: ossicini, pezzetti di animali, pelame. I mondi fantastici e macabri da lei creati intessono un dialogo continuo con la morte, come si può ben intuire dai nomi delle collezioni che si possono ammirare in rete: i due gruppi di Défunts Animés, ossia i cavalieri e i personaggi, i Cadavres Exquis, ma anche le molte bambolette di pezza, tulle e trini. A guardarle, queste creature, non le si può non definire macabre, ma un mondo popolato di essenze così bizzarre e grottesche non mi farebbe paura. Forse, semplicemente, mi lascerebbe incantata, divertita anche, come se stessi leggendo una fiaba scura, piena di gentili malignità e sghembi sorrisi.
L’anno scorso, intervistata dal sito Beautiful Bizzarre, la Gruss ha svelato le sue influenze artistiche: dalle installazioni di Pipilotti Rist e Annette Messager agli uomini scolpiti da Ron Mueck e poi ancora le foto di Gilbert e George e di Cindy Sherman; senza dimenticare i pittori Zoran Music, Lucian Freud e Francis Bacon. Io, quando le ho viste, ho automaticamente pensato a un altro demiurgo di nostra conoscenza, Stefano Bessoni, che è come se la sua Alice sotto terra o il suo Pinocchio ci potessero dialogare coi cavalieri e le bambolette della Gruss, creando storie da guardare con gli occhi pieni di meraviglia. O, ancora, ho pensato che tutte queste creature potrebbero muoversi benissimo sullo sfondo del Racconto dei racconti, soprattutto nell’episodio “Le due vecchie”…
Per quanto riguarda i materiali impiegati, mi colpisce una dichiarazione sul sito che recita più o meno così: «Sono in pochi a ricevere gatti morti per posta; io ho quel privilegio. Sono arrivati adagiati sulla paglia, in una scatola di cartone proveniente da Pont-Aven. Quando la casa è stata aperta per l’inventario, sono stati trovati uno di fianco all’altro, sulla parte altra dell’armadio della stanza chiusa dopo la morte della padrona. Qualche giorno dopo mi sono stati recapitati, ed ero ansiosa di rendere loro omaggio». Ecco, chi conosce Sabrina, chi vuole incoraggiarne il lavoro, può spingersi fino a questo punto, ma non è difficile immaginare che buona parte dei materiali li recuperi lei stessa.
Se solo si sa osservare con attenzione, se solo si ha un’immaginazione lucente, se solo si ha una grandissima manualità, un legno non è un legno, un osso non è un osso, un brandello di tessuto non è un brandello di tessuto. Tutto può diventare altro, prendere una forma diversa essere scomposto e assemblato ad altro, iniziare a raccontarci una forma diversa. In fondo appartenere a un ciclo di vita-morte-rinascita, è il destino di tutto ciò che è organico, il nostro destino, se solo avessimo un’immaginazione lucente. Il compito del demiurgo è questo: ridare una vita, reinventarla completamente diversa da quel che era prima.
Questo amore per le piccole cose apparentemente significanti e questo dialogare con la morte hanno un’origine ben precisa. Le storie di Sabrina si nutrono di ricordi, e di una storia familiare tormentata. Sua madre era un’ebrea di origine russa, un ebrea fortunata, in un certo senso, perché scampò alla persecuzione nazista stabilendosi a Parigi. Ad altri membri della sua famiglia non toccò lo stesso destino. Così i ricordi terribili, duri, le paure imparano a focalizzarsi sui tessuti usurati, le ossa, le piccole cose apparentemente insignificanti. E a una buona dose di umorismo, che nonostante tutto non ha mai abbandonato i Gruss.
Chiudo qui. A voi il compito di lasciarvi ispirare, e immaginare le vostre storie con queste preziose creature. Che siano macabre. Che siano lucenti: www.sabrinagruss.com.
di Silvia Ceriani
E allora… Grazie, Roberta!!!