L'interrogativo è di quelli che più attuali non si può, in giorni in cui in Italia perfino l'elezione del Presidente della Repubblica passa attraverso le consultazioni via blog e social network.
Ma rispondere non è facile e per questo sono stati chiamati a dibattere, nella cornice torinese di Biennale Democrazia (http://biennaledemocrazia.it/) tre personaggi di indubbio calibro: Joan Subirats (docente di Scienze Politiche all'Università autonoma di Barcellona), Alexander Trechsel (insegna Scienze Politiche e Federalismo e Democrazia presso L'European University Institute di Firenze) e Donatella Della Ratta (manager di Creative Commons per il mondo arabo), coordinati da Luigi Bobbio (docente di Analisi delle Politiche pubbliche all'Università di Torino).
I relatori (da sinistra): D.Della Ratta, L. Bobbio, A. Trechsel e J. Subirats
In Spagna il Movimento 15 maggio (quello che solitamente viene definito con il nome suggestivo ma improprio di "indignados") sta lavorando su un progetto molto interessante chiamato Democrazia 4.0, che è il tentativo di saldare democrazia diretta e democrazia rappresentativa attraverso la possibilità per i cittadini di votare le proposte di legge avanzate in Parlamento.
In Brasile, a Porto Alegre (Rio Grande do Sul), dopo i bilanci partecipativi adesso si stanno sperimentando forme di partecipazione dei cittadini nei processi di formazione e approvazione delle leggi.
Joan Subirats: "In politica l'intermediazione ha senso solo se porta valore aggiunto"
"Il movimento 15 Maggio è nato dalla constatazione che la politica non era parte della soluzione ai problemi, ma era piuttosto parte del problema", - ha spiegato Subirats - "Così si è pensato di utilizzare altre modalità per agire in via diretta, eliminando l'intermediazione di partiti e sindacati. L'intermediazione ha senso solo se porta un valore aggiunto, altrimenti è inutile. Questo valore aggiunto può essere la creazione di conoscenza a partire dalle informazioni che la Rete offre".
Nelle primavere arabe, per esempio, il ruolo di intermediazione è stato svolto dai cosiddetti "curators", una sorta di "mediatori culturali" che traducevano in un linguaggio più ufficiale e universale i messaggi postati su Twitter e Facebook in modo che questi potessero essere ripresi dai mass media anche occidentali, ha raccontato Donatella Della Ratta che di quei movimenti è stata testimone oculare e di cui è studiosa esperta e appassionata.
"Nelle rivoluzioni di Tunisia ed Egitto si è creato un circolo virtuoso tra questi tre elementi: social network, curators e mass media", ha riferito Della Ratta, "cosa che invece non si è verificata in Siria".
Donatella Della Ratta: "Nelle primavere arabe è stato molto importante il ruolo di intermediazione dei curators"
"Le nuove tecnologie svolgono un ruolo di detonatore, moltiplicatore e acceleratore", ha sintetizzato Alexander Trechsel, "ma da sole non sono sufficienti. La mobilitazione deve avvenire anche nelle strade".
Posizione quest'ultima condivisa da Della Ratta, la quale ha sostenuto che il cambiamento non può prescindere da "un'azione sul territorio", rispondendo così ad alcune domande sollevate dal pubblico interessato a capire il ruolo dei movimenti e della Rete nella fase successiva a quella della pura e semplice protesta.
Il pubblico che ha assistito al dibattito, molto interessato e partecipe
Un altro modo è anche quello di praticare la cosiddetta "sfiducia democratica", ha affermato Subirats, e in questo Internet può svolgere un ruolo importante facilitando la funzione di controllo dell'operato dei nostri rappresentanti politici.
La parola quindi torna ai cittadini, chiamati a impegnarsi in prima persona e in modo non occasionale e superficiale. Perché se cliccare "Mi piace" o votare un nome per la carica di capo dello Stato è un gesto che non comporta dispendio di tempo ed energie, agire sul territorio e controllare i propri rappresentanti nelle istituzioni comporta invece una fatica che sempre meno persone in Italia sembrano aver voglia di fare.
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