Amnesia era il nick della quattordicenne di Cittadella sul social network ask.fm, in cui si può comunicare mantenendo l’anonimato e il cyberbullismo la fa da padrone. I genitori di Nadia, leggo nei media, erano consapevoli della sua depressione e la attribuivano alle difficoltà scolastiche; cercavano di tranquillizzarla (avrebbe cambiato indirizzo di studi) e la tenevano d’occhio controllando mail e messaggini. Non è bastato.
Di ask non erano informati, a quanto sembra. E proprio lì Amnesia tentava di colmare il vuoto che sentiva dentro. Parlava di morte per ricevere conforto ed esorcizzare la solitudine? La “corteggiava” idealmente come non pochi adolescenti fanno? I suoi “amici” sconosciuti le scrivevano frasi orribili.“Secondo me tu stai bene da sola! Fai schifo come persona” e “Spero che uno di questi giorni taglierai la vena importantissima che cè sul braccio e morirai!!!
Certo, gli adolescenti sono spesso fragili come cristalli, chiusi in se stessi, in fuga davanti “a questo stupido mondo” . E ovviamente, prima che esistesse internet, comunicavano in altri modi esigenze e paure. Ma, banale il ripeterlo, il mezzo influenza il messaggio, e ask è un mezzo crudele e stupido, responsabile di almeno un altro suicidio. La libertà d’espressione qui c’entra poco: il web non può diventare una giungla in cui si colpisce impunemente il debole.
Siamo addolorate, nonna di Amnesia, un abbraccio.
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