Ok, sono colpevoli. I nostri Marò sono colpevoli… ma di aver fatto il loro dovere, nella consapevolezza di essere protetti dallo Stato Italiano, e nella consapevolezza di aver agito nel rispetto del diritto internazionale e nella difesa degli interessi dell’Italia.
Mai fiducia è stata così mal riposta, e se adesso qualche baldo giovine decide che forse le forze armate, la marina o l’aeronautica non è un posto per eroi, beh, cosa ci possiamo fare? Una nazione che non protegge a muso duro i suoi militari che gli hanno giurato fedeltà, una nazione che fa della codardia internazionale la propria politica diplomatica, nella speranza di salvare qualche contrattino del piffero, non merita altro che il “rispetto” che gli indiani (ma prima di loro i brasiliani) le stanno riservando.
Eppure ci vorrebbe così poco per far ragionare i figli di Gandhi. Qualche bella offensiva diplomatica, una strigliata all’ONU o all’UE ai quali versiamo fior di milioni di euro, no eh? È avvilente vedere i nostri militari prigionieri di questa nazione terzomondista con le armi nucleari. È avvilente soprattutto perché è avvilente avere un Governo la cui unica preoccupazione è salvare il culo di banche e finanza (a nostre spese naturalmente), mentre non muove un dito (le chiacchiere, ragazzi, stanno a zero) per i due militari prigionieri politici dell’India.
Poi abbiamo anche un Capo dello Stato che è pagato (più che lautamente) per pensare e l’unica cosa che sa dire è “se avete idee tiratele fuori”. Ma brutta miseria, ma io che non sono nessuno e al quale lo Stato non scuce un centesimo, devo suggerire cosa deve fare un capo di Stato o come ci si comporta davanti a questi atteggiamenti canaglia? Ma allora a che cazzo serve avere le istituzioni, l’ONU, l’UE e via discorrendo, e festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia, quando non abbiamo nemmeno quel minimo orgoglio (per non dire le palle) per riportare a casa i nostri militari, avviliti, umiliati e calpestati da una nazione che si reputa amica e che invece ci prende allegramente per il culo?
Fra poco è il 25 aprile. Ci saranno le solite parate comuniste che ancora una volta si spenderanno nella stracotta e ipocrita retorica antifascista (che sinceramente fa ridere, visto che la solita retorica antifascista ci ha consegnati dritti dritti nelle mani dei banchieri e degli speculatori internazionali). Mi chiedo, anziché blaterale di liberazione all’oppressione nazifascista, perché non spendere quel giorno per un moto di orgoglio nazionale e per dire al mondo che l’Italia non si fa mangiare la pastasciutta in testa da nessuno?
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Ovviamente già immagino la risposta… La verità è che in Italia l’orgoglio nazionale è stato demolito anno dopo anno dalla cultura marxista leninista che ha invaso le nostre scuole e che si accingerà a festeggiare l’ennesima farsa di una liberazione che ha avuto come unica conseguenza la divisione del nostro paese in cittadini di serie A e cittadini di serie B. Peraltro, non si può pretendere che oggi un ex del PCI al Quirinale e un amico di banche e banchieri si prodighino in una diplomazia dura e risoluta per riportare a casa i nostri marò: non sono eletti e dunque non rispondono di questo agli elettori. E poi (che è peggio) non c’è né la cultura, né l’interesse a farlo. Dunque, mettiamoci l’anima in pace e confidiamo nella bontà e nella benevolenza degli indiani. A questo ci siamo ridotti, paese del menga!
di Martino © 2012 Il Jester