Sul sito di Federsupporter è apparsa questa ficcante analisi, a cura del Presidente Alfredo Parisi, sul risultato delle elezioni della Lega di Serie A dello scorso 18 gennaio 2012. Ve la proponiamo integralmente.
“Me l’aspettavo ! Doppo tanti strazzi
ch’ho sofferto sur campo de battaja
ritrovo li medesimi pupazzi
imbottiti de paja,
pronti a ricomincià la pantomima
còr sistema de prima”
(Trilussa, poeta romano 1871-1950, sonetto: ”L’eroe e li pupazzi”)
Quando si parla di “sistema calcio” bisogna distinguere tra le sue diverse componenti.
Infatti, le realtà dei tre Campionati che esso ingloba si muovono in maniera diversa lungo la strada di quel rinnovamento di idee e di uomini che, purtroppo, sinora sembra caratterizzare solo le Leghe così dette minori.
Le vicende relative alle ultime elezioni per il rinnovo delle cariche della Lega Calcio di Serie A sono state viste quasi unanimemente come un mercato dell’usato e neppure sicuro .
E’ sufficiente riportare alcuni titoli di stampa o frasi colte in una più ampia disamina giornalistica di tali vicende:
“Per la Serie A il nuovo che avanza, La Lega di A si è regalata lo stesso presidente che aveva prima di tante, troppe inutili baruffe” (Tuttosport);
“La confindustria del pallone … può continuare ad essere ostaggio delle vecchie logiche di potere ? ….. Il calcio italiano non riesce e non vuole voltare pagina ….” (La Gazzetta dello Sport) .
Ma soprattutto : “Altri quattro anni di Beretta alla presidenza della Lega sono una nuova sconfitta per il nostro pallone….” (La Gazzetta dello Sport);
“Mentalità antica, logiche di spartizione e la solita consuetudine nel mercanteggiare “ (Il Corriere dello Sport).
Ma alcuni commenti post elezioni sono ancor più imbarazzanti, mettendo in contrapposizione una persona ad un progetto.
L’ironia su una persona che “Non aveva lo standing adatto per continuare il percorso che in questi mesi avevamo iniziato …” ( così il Presidente della Lazio ), contro una strategia : “Non è mai stato un problema di nomi o di cariche ma di progetti, di condivisione di una strategia sul calcio in generale….” ( così l’Amministratore Delegato della AS Roma) .
E questa è forse la contrapposizione più drammatica e, nel contempo, più triste.
Ma che la spaccatura della Lega Calcio di Serie A sia un fatto è dimostrato dalla stessa struttura emersa dal nuovo organigramma e dall’influenza delle società che si sono dichiarate, coerentemente con il loro progetto strategico, contrarie al nuovo assetto.
Ci possono essere molti criteri per definire il concetto di influenza: concetto che può essere valutato in termini economici, sociali, imprenditoriali e di immagine .
Il fatto obiettivo è che le società che si sono estraniate dalla Lega di Serie A presentano, quanto a quota abbonati ed a quota diritti TV, elementi, assolutamente comparabili, tenuto conto del numero delle società al governo ed all’opposizione.
Per quanto riguarda il numero dei sostenitori, i quali, direttamente e indirettamente finanziano le società stesse, i dati evidenziano una significativa prevalenza (53,29%) delle società all’opposizione.
Il che rende una “società“, alla quale dovrebbe essere assimilata la Lega di Serie A, priva dei rappresentanti negli organi di governo societario di soci di rilevante peso, sempre se si tiene a mente il numero (14) delle società al governo e il numero (6) delle società all’opposizione.
E’ evidente che una situazione di tal genere rende poco credibili seri e autentici progetti di riforme e di rinnovamento.
Fonti: Quota stagione sportiva 2012/2013 al netto dei contributi per le società retrocesse (Lecce: € 5,0 mln; Novara: € 2,50 mln; Cesena: € 5,0 mln) (**) fonti : La Gazzetta dello Sport 2.01.2013; www.sporteconomy.it ; www.ricerchedimercato.it; www.tifosobilanciato.it; indagini demoscopiche Doxa; FullSix-Crespi; Sport+Markt
Dal rapporto tra quota abbonati e numero dei sostenitori nelle tabelle di seguito riportate è indicato il tasso di fidelizzazione dei suddetti sostenitori : sia delle società al governo sia di quelle all’opposizione.
Fonte: Elaborazione Federsupporter
Quanto, ad esempio, al problema degli stadi, emerge una grave carenza di imprenditorialità rinvenibile nell’annosa e pretestuosa controversia sulla legge in tema di impianti sportivi: legge che da oltre due anni langue nelle aule parlamentari soprattutto per la pretesa di taluni di strumentalizzare tale normativa allo scopo di realizzare speculazioni edilizie in spregio di vincoli ambientali.
Inoltre, i ritardi nell’emanazione della suddetta normativa sono spesso invocati a pretesto anche per giustificare carenze di natura economica.
Orbene, è sufficiente richiamare l’attenzione su una considerazione: per la costruzione di un impianto sportivo sono necessari due prerequisiti.
La capacità dell’imprenditore di adeguati mezzi finanziari (circa il 70 % del costo previsto dell’investimento); la solvibilità dell’imprenditore e della società che scaturisce dall’analisi che qualsiasi banca effettua sul piano soggettivo e oggettivo.
In questo senso, oltre alle parole del Dr. Petrucci (cfr. La Gazzetta dello Sport del 28.10.2012) “Si aspetta la legge sugli stadi ma gli stadi si possono costruire anche senza legge”, fa fede quanto realizzato dalla Juventus, senza alcun bisogno di nuove leggi.
Peraltro, anche la leggenda metropolitana diffusa ad arte secondo cui una nuova legge consentirebbe una drastica riduzione dei tempi di rilascio delle necessarie autorizzazioni, risulta recentemente smentita da alcune osservazioni dell’attuale Sindaco di Roma, On.le Alemanno, il quale, con riferimento al progetto di costruzione di un nuovo impianto da parte della AS Roma, ha quantificato in circa 12 mesi tali tempi, rispetto ad una stima di otto mesi in presenza della nuova normativa, con, quindi, un risparmio di tempi di soli quattro mesi.
La valutazione imprenditoriale di cui sopra è tanto più importante in un mondo quale quello del calcio che vive e “sfrutta” l’immagine di sé, dei suoi protagonisti, dei suoi sostenitori.