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I numeri di Veltroni (e quelli del Cav.)

Creato il 17 settembre 2010 da Fabio1983
Nel documento redatto da Veltroni e i suoi si leggono alcune cose condivisibili, altre decisamente meno e non poche ovvietà. Riflessioni trite e ritrite sulla situazione economica italiana che l’opposizione, anche quando lui era segretario, non è mai riuscita ad affrontare adeguatamente alla stregua del governo. Tra le cose che Veltroni non dice, inoltre, figura il calo dei consensi (“dal 34 per cento si è scesi costantemente intorno al 25”, in soldoni) in picchiata anche durante la sua segreteria. Mantiene il punto sul riformismo e sul ruolo del Pd (su questo non c’era motivo di dubitare) e ricorda come nulla sarebbe adesso più sbagliato e contraddittorio, che affrontare la crisi politica e culturale del berlusconismo, sulla base dell’assunto della immutabilità dei rapporti di forza nel Paese. Una visione così angusta e rinunciataria, così falsamente realista, spingerebbe i democratici ad arroccarsi in difesa, pigri e spaventati, quando è invece il momento di uscire allo scoperto e di avanzare proposte coraggiose e innovative. Veltroni, dunque, appare contrariato dalle voci di alleanze paventate nelle ultime settimane. Sarebbe sbagliato, sostiene l’ex segretario del Pd, puntare a un raggruppamento quanto mai vasto allo scopo di avere un unico obiettivo comune (ovvero quello di sconfiggere l’avversario) e nulla più.
Riproporre oggi questa strategia, non solo avrebbe il sapore di una perseveranza nell’errore, ma significherebbe non cogliere la domanda politica del Paese, che non è di schieramento, ma di contenuto, non è di alleanza contro (conservatrice e difensiva), ma di alleanza per (riformista e innovativa), proprio per questo capace di attrarre nuovi consensi e di suscitare nuove energie. Significherebbe, in altri termini, restare dentro lo schema del berlusconismo, proprio mentre il Paese cerca la via per uscirne.

Un discorso analogo, infine, viene rivolto a coloro che nel Pd guardano con simpatia al centro. Concludendo: la via di uscita secondo Veltroni consiste nell’innovazione e nel riformismo, non confidare in improbabili coalizioni che mirino a sconfiggere il berlusconismo, ma non a superarlo idealmente. Un ragionamento che sembra filare. Peccato che nel documento Berlusconi venga citato tredici volte, considerato l’uso ricorrente della parola “berlusconismo” e affini. In nove occasioni, invece, si legge la parola “riformismo”. Tirando le somme, anche se in maniera diversa, Veltroni - come molti altri nel Pd - alla fine sempre lì va a parare.

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