La sfida che si preannunciava come la più equilibrata del primo turno a Ovest è stata l’unica conclusa già a gara 5. Se dovessimo fermarci qui, il 4-1 sembra consegnare un’immagine di Denver abbastanza pessimistica sul futuro, in realtà vi sono diversi margini di miglioramento e alcune considerazioni su questa loro post-season da fare. Riepiloghiamole in quattro punti.
1) I risultati delle singole partite: Denver si è dimostrata una squadra in costante crescita durante tutta la serie. Ha iniziato perdendo una partita viziata da quel canestro di Perkins da non convalidare e che ha influito, almeno psicologicamente, sul finale di gara. E il finale di gara, a sua volta, a poi influito sul resto di tutta la serie.
Infatti, in gara 2 i Nuggets hanno subito toccato il fondo: il 106-89 testimonia come fossero lontani da un gioco convincente, soprattutto offensivo. Di questo parleremo a breve. Nelle successive due sconfitte, in entrambi i casi i Nuggets hanno perso di soli tre punti: considerando anche gara 1, hanno collezionato 3 “L” con una differenza canestri fatti-subiti di solo -10.
2) I Thunder: è chiaro come la squadra che Denver affrontava fosse una delle più pericolose della Lega, specialmente quando gioca in casa. Durant è definitivamente esploso, dimostrandosi immarcabile con costanza durante tutta la serie. I suoi punti sono stati tanti, a volte impossibili, spesso di qualità. Il resto della squadra è cresciuto insieme a lui, soprattutto James “Barba” Harden e Serge Ibaka, che in gara 5 è andato a un passo dal record playoff di stoppate in una singola partita: 9.
3) Il gioco offensivo: è quello che è mancato principalmente ai Nuggets in questa serie. Un concetto quasi assurdo ripensando alla regular season e alla costanza con cui Denver superava quota 100 punti, chiudendola con la miglior media (107.45).
In attacco invece si dovrà lavorare per tutta l’estate allo sviluppo di un gioco fluido in cui si riesca a far girare la palla. La struttura attuale della squadra può permettere di creare un gioco corale che poche franchigie possono permettersi.
L’esperimento del doppio playmaker, per quello che si è visto, può essere riproposto, ma difficilmente riproponendo Felton come uno dei due protagonisti.
4) La difesa: in gara 5, Flavio Tranquillo da Sky ha affermato: “Dopo la trade di Melo, i Nuggets sono diventati la migliori difesa della lega.” Una miglior difesa che proprio in gara 5 ha lasciato ai Thunder 16 rimbalzi offensivi (a fronte dei 4 offensivi, ma questa è un’altra questione) e con numeri simili anche in gara 2. Il problema rimangono allora i cali di concentrazione in certi momenti della partita che andranno perfezionati per l’anno prossimo. Le potenzialità ci sono e coach George Karl, offensivista per definizione, potrà comunque tenere conto qualità difensive di alcuni suoi giocatori.
I nuovi Nuggets hanno avuto due mesi e mezzo di partite ufficiali per conoscersi e ora hanno la possibilità di perfezionarsi durante l’estate. Ovviamente questi discorsi vanno fatti tenendo conto di eventuali addii e nuovi arrivi: Gallinari , Nenê e Chandler sono a rischio anche se potrebbero essere i tre punti di forza per il 2012 (nonostante l’ultimo di questi non si sia ancora ambientato alla perfezione negli schemi di Karl, come dimostra il round contro i Thunder). Ancor più incerto il futuro di Smith di cui, a fronte delle indubbie qualità tecniche, sono comunque da valutare alcuni atteggiamenti di gioco che, sperando prima o poi se ne accorga, alla lunga lo limitano.
I cinque da cui Denver può positivamente ripartire saranno questi?