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Nel bel mezzo di un amplesso lei se ne va e lui resta con l'ossessione dei suoi occhi.
Ma un giorno per una serie incredibile di casualità ( in cui è implicato il numero 11) la scopre in un manifesto pubblicitario e finalmente la trova.
Proprio nel giorno del loro matrimonio Karen comunica a Ian di aver trovato una specie di vermi ciechi che però hanno il DNA per sviluppare la vista.
E' la svolta per le loro ricerche ma uno strano incidente con l'ascensore uccide Sofi.
Sette anni dopo Karen è incinta di Ian e lui ha pubblicato un libro.
Quando a loro figlio piccolo viene scansionato l'occhio si scopre che è uguale a quello di una persona morta prima del suo concepimento.
Per districare il mistero Ian sarà costretto ad andare in India...
I Origins è il nuovo film diretto , sceneggiato e montato da Mike Cahill dopo il successo avuto con il Another Earth, un esempio di fantascienza umanista, adulta, non schiava degli effetti speciali , che era stato molto gradito qui a bottega ( se interessasse potete leggere qui quello che scrissi a riguardo).
precedente
In un certo senso credo che la visione di Another Earth sia propedeutica a I Origins perché se è vero che trattano due tematiche apparentemente diverse , il nocciolo di tutto è poi sempre il tema del doppio, l'ossessione scientifica che si scontra con la casualità vera o indotta semplicemente da un disegno superiore.
In Another Earth c'era addirittura una Terra Due da metabolizzare assieme a tematiche molto più terrene come l'elaborazione di un lutto, in I Origins bisogna scoprire perché gli occhi di un bambino sono uguali a quelli di una persona deceduta ben prima del suo concepimento.
E comunque anche qui la presenza del lutto ha un importante peso specifico.
Il nuovo film di Mike Cahill mette in campo domande e speculazioni mica da poco un po' come succedeva nel suo film precedente ma stavolta si guarda bene dal fornire risposte.
Come un'entità estranea si limita a consegnare allo spettatore tutti gli elementi per formare il suo giudizio, per stabilire il ruolo della casualità, per credere più alla scienza o al fatalismo, per scegliere tra la religione e la materia.
Oppure se siamo tutti vittime di un disegno globale che ci ha assegnato già il nostro insignificante ruolo.
I Origins si muove tra la distopia ( immaginare una civiltà basata sulla scansione degli occhi) e un alone di cospirazionismo che aleggia nella seconda parte del film ( il personaggio di nero vestito che Ian incontra in India e che non sappiamo che ruolo abbia) in modo circospetto, oserei dire neutro, quasi esitasse a tirar fuori uno spiegone che difatti manca alla fine del film.
O meglio è tutto legato all'interpretazione.
E io adoro questo tipo di film, quei films in cui si parla a lungo dopo la fine dei titoli di coda per confrontare le rispettive, soggettive interpretazioni.
I Origins porta esattamente a questo.
Mike Cahill continua con la sua idea di fare sci fi: pochi effetti speciali, anzi praticamente zero, molta emozione messa in campo, un cast all'altezza che vede un Michael Pitt assolutamente credibile nella parte del ricercatore geniale e un po' nerd allo stesso tempo, e una Brit Marling ( presente anche in Another Earth non solo come attrice ma anche come sceneggiatrice ) che regala un'interpretazione intensa e sfumata.
Si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima.
O forse arrivano ad essere delle vere e proprie impronte digitali.
E se fosse veramente così?
Brivido.
I Origins ha vinto il premio Alfred P. Sloan al Sundance Festival del 2014, assegnato tra i film che parlano di scienza e tecnologia, e ha vinto il premio come miglior film al Sitges sempre dell'anno appena passato.
PERCHE' SI : tematiche da far tremare le vene nei polsi, aspetto visivo veramente curato, interpretazioni intense e credibili
PERCHE' NO : il ritmo è lento ma funzionale al tipo di narrazione, astenersi fanatici dello spiegone finale, la seconda parte , quella in India, si perde un po' in rivoli accessori.
( VOTO : 7 + / 10 )
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