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I pani della tradizione

Creato il 17 luglio 2011 da Zfrantziscu
di Giorgio Valdès
Mi riferisco alle considerazioni personalmente espresse il 23 Novembre 2010  in merito al significato della stele delle tombe dei giganti, da me interpretato come immagine dell’apparato genitale femminile ed alla sua similitudine prospettica con il pane chiamato “Cabùde de Mores”.I pani della tradizioneIn tale occasione l’amico Giuseppe Mura aveva scritto un commento, richiamando un altro tipo di pane illustrato da Salvatore Dedola nel suo libro “i Pani della Sardegna”.Si tratta dell’”Acchiddu a duas concas” di Benetutti, che Giuseppe interpreta come riproduzione del membro maschile con i testicoli rappresentati dalle spirali.Per quanto sia piuttosto evidente il riferimento ad un organo sessuale, ritengo tuttavia che la forma di questo pane non si riferisca al membro maschile bensì all’apparato sessuale femminile.I pani della tradizioneA tale proposito mi ricollego per un attimo alle tradizioni dell’antico Egitto, con cui intrattenevamo nel bene e nel male strettissimi rapporti e conseguenti scambi culturali che credo dovrebbero essere indagati più approfonditamente.I pani della tradizioneGli egizi erano soliti imbalsamare anche gli apparati genitali delle donne decedute, quando si trattava di persone di rango; e non è un’usanza che deve sorprendere perché nella terra dei faraoni, come peraltro anche in Sardegna, si aveva la chiara percezione che in essi fosse racchiuso il segreto della vita e per converso dell’auspicata rinascita.I pani della tradizioneL’ideogramma (o determinativo) riproducente la “vulva” (Betrò: Geroglifici”), è significativo delle conoscenze anatomiche possedute dagli imbalsamatori egizi ed in realtà la sua raffigurazione è analoga alla schematizzazione più frequente degli organi femminili che si trova nelle riviste scientifiche di settore e su internet.I pani della tradizioneLe due spirali rappresenterebbero allora le ovaie. Ritengo pertanto che il petroglifo che appare sulla domus de janas dell”Ariete” a Perfugas, non abbia niente a che fare con le corna di questo animale e tale ipotesi è probabilmente confermata dall’immagine, estremamente significativa, di un portello tombale rinvenuto a “Castelluccio”, in Sicilia.
Se le mie supposizioni dovessero risultare credibili, pani come ”s’Acchiddu a duas Concas” e “su Cabude de Mores” costituirebbero, a parte qualsiasi altra considerazione, formidabili testimonianze di tradizioni intatte ed ultra millenarie.

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