Disobbediscono, con tanta evidenza per la prima volta nella loro pur breve storia, i Parlamentari del Movimento Cinque Stelle ai dictat del capo supremo. Lo fanno su un argomento che, pure, era stato cavallo di battaglia nella campagna elettorale: lo stipendio dei parlamentari. L’ordine di Grillo e Casalegno, giunto per e-mail a tutti i Parlamentari eletti nelle liste grilline, era il seguente: "I parlamentari devono percepire solo 5.000 euro lordi di indennità e ogni altro rimborso relativo a spese effettivamente sostenute rendicontate periodicamente. La differenza dovrà essere destinata al fondo di solidarietà". Ma Deputati e Senatori 5 Stelle si sono mossi autonomamente e, in perfetto stile grillino, hanno indetto una sorta di referendum interno o, se vogliamo, di sondaggio a cui hanno partecipato 132 Parlamentari su un totale di 163 e le cui opzioni finali sono risultate le seguenti:
- 48% dei votanti – mantenimento delle diarie con obbligo di rendiconto. La restituzione della differenza non spesa sia facoltativa;
- 36% dei votanti – trattenere quello che si è effettivamente speso destinando la differenza al fondo di solidarietà come richiesto da Grillo;
- altre soluzioni con percentuali esigue.
La maggioranza dei Parlamentari 5 Stelle è quindi orientata a disattendere le istruzioni ricevute e a tenersi tutti i soldi, pur ricordando che la rinuncia all’indennità finale è stata sottoscritta da tutti. Cosa significherà e comporterà questa presa di distanza dei parlamentari nei riguardi della leadership lo vedremo presto. Per adesso possiamo trarre due conclusioni:
a) Grillo non ha poi questo potere assoluto all’interno del Movimento: quando i grillino vogliono, sanno decidere autonomamente. Peccato che la prima volta che capita sia solo per una questione di denaro;
b) i soldi piacciono a tutti, grillini compresi.
Luca Craia