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I pastori, l’immondezza e gli extracomunitari

Creato il 04 gennaio 2011 da Zfrantziscu
di Francu Pilloni
Cosa c’entrano i pastori, i pastori sardi in specie, con l’immondezza?Niente e molto.Niente, perché poco o nulla hanno a che fare col problema dei rifiuti solidi urbani delle città;molto, perché da millenni traducono naturalmente in buon letame tutti i rifiuti che producono.E cosa c’entra allora l’immondezza con gli extracomunitari?Dipende dai punti di vista. Infatti gli extracomunitari nella maggior parte delle volte vengono gettati sulle nostre coste dal mare; i rifiuti, specialmente quelli più pericolosi, notoriamente vengono gettati nel mare. È vero che esiste una scuola di pensiero che vedrebbe bene gli extracomunitari rigettati nel mare (la teoria dei respingimenti), un auspicio tipo “Iddio me li tolga dai piedi” e poi succeda quello che Iddio ha deciso per gli umani. Una teoria localmente abbinata e parallela a quella che prevede per i rifiuti tossici l’auspicio di “Iddio me li tolga dai piedi”, vadano dove devono andare o, poeticamente espresso, come la povera foglia frale trascinata dal vento che, è appurato, è sempre di tramontana, da nord verso sud.Vi è ancora una similitudine fra l’immondizia e gli extracomunitari ed è questa: una volta accertatane l’esistenza, si impacchetta il tutto, si carica su mezzi gommati e si porta là dove deve essere scaricato, peraltro non senza causare malumori o proteste. A questo punto termina l’analogia e inizia la sottile distinzione: per l’immondezza le grida esprimono rifiuto per aver ricevuto lo scarico vicino ai centri abitati di loro interesse; per gli extracomunitari esprimono rabbia e indignazione perché non ne hanno scaricato abbastanza nei centri di loro interesse. E questo succede perché, ecco di nuovo l’affinità, se è un business l’immondezza per chi l’accoglie e per chi la ricicla, allo stesso modo è un business l’accoglienza e il ricircolo dell’extracomunitario. Ma allora i pastori, quelli sardi in particolare, c’entrano almeno qualcosa con gli extracomunitari?Per lo Stato, quello italiano s’intende, sì e non.Sì, perché quando sbarcano trovano qualcuno delle forze dell’ordine pronto a riceverli. Non, perché agli extracomunitari porgono subito generi di conforto e consegnano loro vestiti e scarpe decenti; ai pastori, a quelli sardi nello specifico, porgono invece un assaggio di manganello per far capire di che pasta è fatta la Patria e chi detta le sue leggi. In questo modo, Cicerone docet, seppure non più mastrucati, i pastori ripercorrono emotivamente le vicissitudini dei testi d’accusa di Scauro, vengono espoliati non solo della loro fiera dignità ma dei diritti basilari di cittadinanza democratica.Eppure avevano toccato terra a Civitavecchia, non a Bandar ‘Abbàs.
Ma a me, di tutto questo, cosa importa?Non sono pastore, non sono immondezza, non sono extracomunitario. Sono solamente un sardo e non mi muovo da qua. Soprattutto un sardo avvilito sono. E se mi dovessi muovere… Dio mio, se mi muovo!

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