Ho voglia oggi di iniziare un discorso nuovo, ma in parte già avviato, parlando di “consigli del giorno” facendo una capatina con il pensiero a come le nostre ave (perdonatemi la licenza di scrittura….) o antenate, affrontavano e risolvevano le molteplici attività casalinghe, con gli “elettrodomestici” del tempo. Ricordiamoli insieme questi elettrodomestici di prima e ultima generazione: braccia, mani, tenacia,volontà, perspicacia, forza, necessità, caparbietà e bisogno di mandare avanti la famiglia, con la sola forza delle loro braccia e del loro acuto ingegno! Dovremmo far loro un monumento e intitolare una via ad ogni donna del passato, che ha contribuito e lavorato affinché noi, loro discendenti, potessimo usufruire di ciò che loro non sognavano nemmeno lontanamente.
Penso con nostalgia e stupore a mia madre, nata nel 1923 e andata in sposa nel 1942, ad uno dei tanti reduci della seconda guerra mondiale, mio papà. Ebbe come premio e viaggio di nozze, la mungitura delle mucche a Case Schianchi, dove era andata ad abitare (frazione di Langhirano, provincia di Parma ndr..) la prima mattina seguente le nozze e di buon ora! Verso le quattro e mezzo non era già più nel letto di crine, ma svegli e vestita di tutto punto per recarsi nella stalla adiacente la cucina, per strizzare le mammelle a mano, ad altre mamme, anche se mucche. Ella come tutte le donne e spose di allora, lavava i panni a mano, caricati dentro un grande mastello sulle spalle. Queste giovini spose, si recavano a piedi al ruscello vicino casa, li sbattevano con energia sulle rocce per pulirli e con la cenere del caminetto cercavano di sbiancarli per togliere le impure macchie! Non esistevano le migliaia di detersivi odierni, non c’erano le cartine assorbicolore e non c’era di certo la varechina/candeggina. Ma nemmeno “Coccolino” l’ammorbidente per eccellenza; la biancheria rimaneva perciò rigida e durissima, una volta asciutta. Pensiamo a quelle pesantissime lenzuola di cotone da corredo, ricamate con le iniziali da mamme, suocere e prozie, oppure le camicie da notte antistupro, lunghe sino ai piedi dei passanti, chiuse con bottoni di ferro che arrivavano quasi alle mandibole, maniche lunghe abbottonate sino all’ultima falange delle dita della mano.Ma come facevano i loro uomini, a venire attratti da simili abbigliamenti intimi? Dov’era la poesia, la tentazione carnale, la voglia di amoreggiare con le loro mogli, se queste (ed era costume comune di tutte le donne per bene abbigliarsi in codesta maniera), si presentavano come suore di clausura, per coricarsi nel talamo nuziale? Eh te credo, che poi alcuni guerrieri andavano a cercar miglior fortuna e stoffe più umane, in altri talami! Con questo non li giustifico, ma riporto come sempre i fatti realmente accaduti. Anche l’occhio ed il tatto desiderano la sua parte e pur contadini che fossero quasi tutti in quegli anni che ruotavano attorno alla seconda guerra mondiale, stupidi e superficiali gli uomini non erano. Tornando dai rari congedi, desideravano allegria e leggerezza, per toccare ed annusare, oltre le loro mogli o fidanzate, anche chiffon, seta, voile, organza, cotoni leggeri, mussole e stoffe più femminili ed eteree, dopo aver toccato solo il freddo ferro di rivoltelle e fucili! Dopo aver visto mesi e mesi di orrori e ragazzi morti ammazzati anche da loro stessi, le loro menti ed il loro corpo abbisognavano di riposo, ristoro e leggerezze d!animo. Ops! scusatemi! Sto sbagliando post, questo non è l’argomento sulle infedeltà e mi perdo nei meandri della mia mente. Torniamo a noi, benedicendo la lavatrice, la lavastoviglie, il frigorifero,il ferro a vapore semi o professionale, l’asciugatrice ed il congelatore, pensando con tenerezza e stupore alle nostre progenitrici. Qui care ragazze, amiche mie d’ ogni età, erano loro le vere e prime Dirigenti di Famiglia! Loro sì che con tenacia, grande forza nelle braccia e enorme forza di volontà, arrivavano persino a raccogliere la cenere dal caminetto, dividendo quella bianca da quella scura, per candeggiare e sterilizzare gli indumenti di famiglia. Facendo poi bollire enormi caldere (pentoloni) di rame o alluminio con acqua del pozzo, raccolta in secchi dalle loro braccia, badiamo bene! non raccolti e prelevati con la catena dai loro uomini, che si dovevano dedicavano ad attività campestri e alla cura degli animali. La cenere, veniva poi mescolatata all’acqua bollente e nacque, come ho detto poc’anzi, la prima forma di sterilizzazione della biancheria. Si asciugavano gli indumenti all’aria, nel prato, o nell’aia, stendendola su corde per vitellini, non esisteva di certo la plastica…Per i profumatori d’ambiente, a parte la mitica lavanda raccolta nei campi, o gli ammorbidenti non vi erano problemi di sorta: ci pensavano gli animali da cortile a spargere i loro inconfondibili aromi e profumi. E a casa di mia madre e dei miei nonni, come credo anche dei vostri non c’ era che l’imbarazzo della scelta: biancheria al profumo di cane bagnato dalla pioggia, mutande con tracce di pipì di gatto, lenzuola all’aroma di mucca, tovaglie che sapevano di maiale, pantaloni al tacchino, canottiere intrise di piume di gallina, vestiti all’odore di biada per cavalli, coperte fatte a mano e profumate di capra e via discorrendo…Ci stupiamo? Questa amici non è una favola, era proprio così! Quando arrivava il momento della stiratura forse era ancora peggio, ed il bello doveva arrivare: le nostre “scienziate” prelevavano dal caminetto o dalle stufe, le braci che servivano a due scopi ben precisi: per mettere il caro e defunto “prete a letto”, scaldando così un poco il gelido e ruvido lettone e per scaldare i primi, rudimentali e pesantissimi ferri da stiro. Per il vapore non vi erano problemi: la solita caldera o paiolo nel camino generavano nebbia a volontà nell’unica stanza che fungeva oltre che da stireria, anche da cucina, sala e camera da letto. Oppure se la biancheria ritirata dall’aia, era troppo asciutta e secca, si spruzzava con le mani bagnate, intinte in un pentolino d’acqua dura di pozzo. Altro che spruzzini a getto programmato, l’ingegno la faceva sempre e comunque da padrona! Ancor più complicata e difficoltosa, era la conservazione dei cibi, per mantenerne inalterate non solo le proprietà organolettiche, ma anche le proprietà di igiene evitando la formazione e la proliferazione di germi e batteri, che in quei tempi, proprio a causa della mancanza di frigoriferi e congelatori,dava modo alle malattie di diffondersi rapidamente. Si capisce da qui come mai le nostre progenitrici usavano salare molto le pietanze, oppure affumicarle per conservarle più a lungo. In questi ricordi del passato, sull’assenza di lavatrice, asciugatrice, aspirapolvere elettrici, ferri a vapore professionali, è bene soffermarci con il pensiero a quanta e quale fatica hanno veramente fatto le nostre instancabili trisavole. Sarei curiosa di ricevere anche e come sempre i vostri ricordi, le vostre impressioni e se in casa vostra avete conservato gli attrezzi del passato, che ora servono soltanto come complementi d’arredo antichi. I paioli di rame, i setacci, i ferri da stiro, i gioghi delle mucche, i battipanni fatti con i salici, il carro per trasportare il fieno, i tini dove si pestava l’uva con i piedi, la macchinetta per sigillare le bottiglie del vino, il filarino per filare la lana, il tombolo per ricamare, gli orci in terracotta dove conservare le uova in calce. Vorrei davvero sentire i vostri ricordi e conoscere i vostri pensieri, su questo capitolo importante delle nostre vite, tutti siamo passati dal vedere appesi i salami nelle nostre stanze più fresche. O quanto meno chi come me aveva il privilegio di abitare in campagna, bere il latte appena munto, mangiare carni e salumi sani e genuini, usare uova fresche di gallina e d giornata, gustare la frutta dei nostri frutteti rigogliosi vergine di anticrittogamici e bere il vino prodotto dalle nostre vigne….Aspetto con gioia e curiosità i vostri racconti e ricordi, buon lunedì mattina a tutti! Fabiana.