Ritengo doveroso però informare che, non esistendo in pratica una dieta perfetta universalmente valida, i suddetti regimi apparentemente miracolosi non possono essere considerati per tutti una panacea, nè tantomeno la formula per la salute eterna.
Le più recenti acquisizioni scientifiche infatti non giustificano la guerra oltranzista ed indiscriminata contro i famigerati grassi da tempo messa in atto (e tuttora in corso), soprattutto perchè basata su una teoria ormai datata che non fa distinzione fra grassi buoni e grassi cattivi.
Visto che siamo in tema di malattie cardiovascolari, come si spiega infatti che gli Esquimesi, pur adottando una dieta particolarmente ricca di grassi, in quanto a base di pesce, grasso di foca e altro cibo animale, sono molto meno soggetti di noi occidentali moderni a queste patologie?
E' stata questa osservazione a portare alla scoperta dell' importanza degli acidi grassi essenziali omega 3 (di cui è notoriamente ricca la fauna ittica dei mari freddi), in quanto precursori, assieme agli omega 6, di un' importante famiglia di sostanze simil-ormonali che controllano numerose funzioni vitali, come l' ipertensione, la coagulazione del sangue, la lipidemia e l' infiammazione, per citare le principali. Ebbene, sono gli omega 3 ad esercitare effetto inibitorio su tutte queste (in opposizione a quello degli omega 6), contrastando così l' insorgenza delle patologie in questione. Per inciso, c'è da ricordare inoltre che alcuni omega 3 (EPA e DHA) sono fondamentali per la salute del sistema nervoso e della retina, specie nel periodo embrionale.
Le diete moderne, a causa dell' eccessivo consumo di olii di semi industriali, margarine e cibi animali, hanno un equilibrio fortemente sbilanciato a favore degli omega 6, perciò in questi casi qualsiasi dieta molto povera di grassi può avere effetti immediati positivi. I grassi (o lipidi) però sono importanti anche per un' altra ragione: essi consentono l' assorbimento delle vitamine liposolubili (A, D, E e K), le quali, come si evince dalla loro denominazione, si trovano solo nei grassi.
Ho già parlato dell' importanza della vitamina D e di quanto la sua carenza sia diffusa in quest' articolo: "Vitamina D, le contraddizioni di chi dovrebbe tutelate la nostra salute" .
E il famigerato colesterolo così tanto temuto?
Anche questo è un mito che sopravvive per forza d' inerzia (ne ho parlato in "Il mito del colesterolo e come i medici si lasciano fregare da Big Pharma"), dato che è stato in gran parte demolito dagli studi più avanzati, tanto che la frase riportata nel famoso "The China Study" a pag. 132, "ogni cibo con un contenuto di colesterolo superiore a 0 mg. non è salutare", finisce col suscitare grande perplessità, se non ilarità.
E' stato un medico danese, dr. Uffe Ravnskov, il primo a confutare tutte le comuni credenze attorno allo spauracchio per eccellenza in campo medico con un libro "The Cholesterol Myths", uscito in Svezia nel 1991 e accolto prima con scetticismo e disprezzo ancor prima che fosse tradotto in inglese (una copia di esso fu provocatoriamente bruciata durante una trasmissione televisiva finlandese nel 1992). Il libro però, seppur discutibile per certi versi, rappresenta una pietra miliare nella storia della medicina.
Ciò che ormai si sa per certo è che il colesterolo ha un ruolo subordinato nelle patologie cardiovascolari, mentre è lo stato infiammatorio della parete arteriosa a risultare determinante nell' ossidare il colesterolo LDL, fatto che innesca a sua volta una cascata di eventi per portano fatalmente alla lesione aterosclerotica. Questo significa che, anche se si ha un livello di colesterolo totale nella norma, si può ugualmente andare incontro a danni al cuore e alle arterie nel caso sussista la condizione infiammatoria, mentre in sua assenza non si correranno rischi, quale che sia il valore della colesterolemia.
D' altro canto, seppure livelli molto bassi di questo parametro possano ridurre tali rischi, di sicuro se ne correrebbero altri, dato che il colesterolo è una sostanza fondamentale per tutte le cellule, per il sistema nervoso, per la sintesi di molti ormoni (quelli steroidei), degli acidi biliari e della vitamina D. Una carenza di colesterolo può dunque portare a molti gravi disturbi, su cui per brevità voglio sorvolare.
E così, dopo i grassi, rimarrebbe da parlare della controversa funzione dei cibi animali, ma essendo la questione lunga e complessa, non mi sembra il caso di farlo qui. Mi riservo pertanto di ritornarci su eventualmente in un' altra occasione.
Ci sono tuttavia molti autorevoli nutrizionisti convinti che una dieta del tutto priva di qualsiasi cibo animale possa alla lunga rivelarsi molto pericolosa.
Ma allora come si spiegano gli spettacolari risultati di cui ho parlato nel post precedente, come quelli documentati con ogni particolare nel libro "Come prevenire e curare le malattie cardiache con l' alimentazione"?
Tenendo presente che la teoria della relatività non si applica solo all' astrofisica, è facile capire che individui già gravemente malati a causa delle pazzesche diete moderne con eccessi e squilibri di ogni genere (e fortemente connotate in senso animale) le ultime cose di cui possono aver bisogno sono appunto i grassi e i cibi animali. Perciò diete semplici a base di cibi naturali e vegetali non potranno che essere di giovamento anche se seguite per periodi relativamente lunghi.
Qui però bisogna fare un chiarimento, visto che si tende con grande facilità a fare confusione tra una dieta curativa per malattie gravi e quella che dovrebbe essere, diciamo, una di mantenimento. Una volta superata un' emergenza si instaura un nuovo equilibrio nell' organismo e di questo si deve tener conto se si vogliono evitare altri problemi futuri. Perciò non esiste una dieta ideale da seguire per tutta la vita, concetto che fa fatica ad insinuarsi nelle convinzioni di chi propugna una qualsiasi ideologia alimentare, ma che è spiegato molto bene da Francesca Forcella, grande esperta di medicine antiche, nel suo corso "Energy Training".
A ulteriore riprova ci sono tanti guru nel campo delle diete salutiste (o presunte tali) che, come testimonial delle loro idee sarebbero poco credibili, avendo ironicamente essi stessi sperimentato malattie anche gravi e magari morendo in età non proprio avanzata. Eccone alcuni esempi:
- Michel Montignac, morto a 66 anni di cancro al pancreas, famoso per le diete degli indici glicemici.
- Robert Atkins, cardiologo ideatore della dieta omonima, una delle più popolari in assoluto per il dimagrimento e la prevenzione delle malattie cardiovascolari, che prevede un ridottissimo apporto di carboidrati a favore di grassi e proteine, aveva avuto più di un attacco cardiaco prima di morire, obeso, a 72 anni per un incidente.
- Linus Pauling, famosissimo scienziato due volte Premio Nobel e inventore della medicina e della dieta ortomolecolare, si era impegnato per una vita a dimostrare l' importanza fondamentale dei micronutrienti nell' alimentazione. Egli era anche fermamente convinto dell' utilità di mega-dosi di vitamina C nella cura del cancro, che egli stesso assumeva giornalmente assieme presumibilmente ad una dieta di vegetali crudi, ma un destino beffardo fece sì che morisse proprio di quella malattia.
- Paavo Airola, naturopata nutrizionista promotore del cosiddetto "juice fasting" (un semi-digiuno che comprende solo succhi) morto a 64 anni per un attacco cardiaco.
- Ross Horne, naturopata fruttariano, dapprima seguace di Nathan Pritikin, morto di cancro alla prostata.
- Nathan Pritikin, di cui ho parlato la volta scorsa a proposito del centro di benessere "Pritikin Longevity Center" da lui fondato, morto suicida a 69 anni nel 1984 perchè convinto di non avere più speranza nella sua lotta contro la leucemia che conduceva da molti anni.