Published on novembre 13th, 2012 | by Carlo Di Berardino
0Si parla molto del prossimo Gran Premio di Austin e del ritorno della Formula 1 negli Stati Uniti. Si tenta per l’ennesima volta di portarla al successo in terra americana.
Ma i rapporti tra la F1 e gli Stati Uniti non sono solo stati rapporti difficili a livello di sapere imporre un circuito ed una cultura dell’automobilismo sportivo che e’ piuttosto distante da quella europea, ma ci sono anche stati molti tentativi di imporre piloti americani in F1, con risultati contrastanti.
Vediamone alcuni.
Scott Speed: Scott fu il primo pilota americano ad affacciarsi alla F1 dopo Michael Andretti. Speed corse nel 2006 e nel 2007 con la Toro Rosso ma non riusci’ a conquistare neanche un punto. Nel luglio del 2007 fu sostituito niente meno che da Sebastian Vettel, pare dopo un furibondo litigio con Franz Tost, team principal della scuderia di Faenza.
Alexander Rossi: Ancora giovanissimo, la promessa americana in questo momento ha il ruolo di test driver per la Caterham ed ha buone chances di diventare il primo pilota americano in F1 dopo cinque anni, riprendendo, speriamo in meglio quanto lasciato da Speed.
Michael Andretti: Figlio del ben piu’ noto Mario Andretti, Michael tento’ di ripetere i successi del padre ma senza successo. Il periodo di Michael furono gli anni ’90 con la McLaren accanto ad Ayrton Senna. Purtroppo non riusci’ a ripetere i successi del padre ed anzi fu spesso coinvolto in incidenti. Ci furono voci nel paddock di un Andretti fatto fuori per fare posto a Mika Hakkinen che avrebbe chiesto anche molti meno soldi….ma queste sono solo voci.
Mark Donohue: fu tragica l’esperienza del pilota americano. Mori infatti durante le prove libere del Gran Premio d’Austria, quando con la sua March Ford usci’ di strada a 260km/h. Mori dopo due giorni a causa di una emorragia celebrale. Fino a quel momento erano state promettenti i risultati ottenuti, con un quinto posto alla prima gara in Inghilterra.
Richie Ginther: Pilota americano del passato, gareggio’ in 54 Gran Premi principalmente negli anni ’60. La sua unica vittoria risale al Gran Premio del Messico del 1965. Corse con Ferrari e BRM, prima di uscire di scena.
Eddie Cheever: l’Americano di Roma partecipo’ alla Formula 1 tra la fine degli anni settanta e gli anni ’80, correndo con diversi team minori prima di andare a correre con la Renault insieme ad Alain Prost. In tutta la sua carriera raggiunse 9 podi ed ottenne un totale di circa 70 punti nel campionato piloti.
Peter Revson: anche Peter Revson purtroppo incontro’ una tragica fine al volante di una F1. Mori infatti nel 1974 durante una sessione di prove sul circuito di Kyalami in Sud Africa. Anche lui una promessa dell’automobilismo sportivo americano, ottenne buoni successi, soprattutto nel 1973 al volante della McLaren con una vittoria e due podi nel 1972.
Dan Gurney: Fu uno dei piloti americani con la piu’ lunga storia in F1. Partecipo’ al campionato tra il 1959 ed il 1970, conquistando diverse vittorie e correndo con team importanti tra i quali la Porsche, la Brabham e la Ferrari. Pur non essendo mai stato completamente in lizza per il titolo piloti, si dimostro’ un buon pilota e soprattutto molto spettacolare da vedere all’opera.
Phil Hill: La storia di Phil Hill verra’ per sempre ricordata per il tragico incidente di Monza nel 1961, quando la Ferrari di Von Trips fu coinvolta in un incidente che lo vide perdere la vita insieme a 15 spettatori, in quello che e’ stato uno degli incidenti piu’ tragici della storia del’autodromo brianzolo. La morte di Von Trips, suo unico rivale nella lotta per il titolo, gli diede la possibilita’ di vincere il titolo piloti, cosa che ricordera’ con un gusto dolce amaro, tra la gioia di aver raggiunto il titolo e la tristezza delle circostanze dell’incidente di Monza.
Mario Andretti: Il grande Mario Andretti e’ forse stato il pilota americano che piu’ di tutti ha vinto in Formula 1 ma anche nel campionato Nascar, Indy e Worlds Sportscar. Il titolo di F1 fu particolarmente memorabile in quanto riusci a battere campioni del calibro di Niki Lauda nel 1978 con la mitica Lotus . Mario Andretti ancora oggi rappresenta il vero esempio di pilota americano ed una vera e propria leggenda in terra statunitense.