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Trama semiseriaI viaggi di Gulliver di Jonathan Swift in versione Jack Black. Se pensate ci sia da ridere, vi sbagliate di grosso. Se pensate ci sia da piangere, c’avete invece preso in pieno.
Recensione cannibaleL’idea era scarsa già in partenza e dimostrava come a Hollywood siano davvero arrivati alla frutta: prendiamo un classico della narrativa avventurosa come I viaggi di Gulliver e riadattiamolo in chiave moderna con l’umorismo di Jack Black e, massì, mettiamoci pure il 3D che così ci facciamo più soldi. Il risultato va però ben al di là delle più catastrofiche previsioni.Il film parte con una breve premessa nella New York City dei giorni nostri: Jack Black (nella sua solita parte da cazzone scansafatiche) è un addetto alla posta all’interno di un giornale che un giorno si finge reporter esperto di viaggi per conquistare il cuore della sua amata Amanda Peet (attrice specializzata in film brutti come FBI: Protezione testimoni 1 & 2). Dire le bugie però ti fa finire in un sacco di guai, non lo sapevi Jack? E così ecco che poco sorprendentemente si ritrova in mezzo ai nanetti lillipuziani e da lì in poi è tutta una serie di gag inverosimili, inguardabili ma soprattutto per nulla divertenti.
Jack Black sembra essere diventato la parodia di se stesso. Una volta veniva paragonato a John Belushi, ai tempi del suo (unico) successo School of Rock, quindi aveva tentato pure la via della recitazione drammatica con il discreto King Kong di Peter Jackson. All’interno della categoria dei comici ciccio-fattoni, negli ultimi tempi era però stato superato sia a sinistra che a destra da Zach Galifianakis e da Seth Rogen e questo superflop di proporzioni gulliveriane potrebbe rappresentare una pietra tombale sulla sua breve carriera. Da qui in poi temo infatti che al massimo potrà essere accostato a Jim Belushi.
Costati 112 milioni di dollari, buttati non si sa dove, negli USA questi “fantastici” viaggi di Gulliver ne hanno incassati solo 40 (ed è già tantissimo per codesto schifo). Se gli sceneggiatori navigano spaesati non sapendo davvero che pesci pigliare, per sfruttare malamente Jack Black hanno allora deciso di regalargli (e regalarci) diversi momenti musicali pseudo rock che vorrebbero essere cult e invece si rivelano quanto di più scult si sia visto negli ultimi tempi, come un’allucinante (e non in senso buono) reinterpretazione di “War” di Edwin Starr (che si sta rivoltando nella tomba): in teoria è un inno alla pace, peccato faccia invece venire solo una gran voglia di dichiarare guerra a chi ha prodotto un’atrocità di film del genere. Ma c'è anche con una penosa dichiarazione d'amore sulle note di "Kiss" di Prince (che non è morto, ma si sta comunque rivoltando nella tomba).
Da segnalare per bruttezza anche e soprattutto la regia di tale Rob Letterman, già autore dei cartoon Shark Tale e Mostri contro alieni. Con le sue riprese vertiginose vorrebbe rendere la grandezza di Gulliver in mezzo ai lillipuziani, peccato che non sia né Steven Spielberg né il già menzionato Peter Jackson e finisca per ottenere l’effetto opposto, realizzando un film piccolo piccolo. Dai, adesso sinceramente: ma come si fa a mettere uno così dietro la macchina da presa di un film da oltre 100 milioni di dollari? Il mondo è sempre più governato da forze irrazionali, c’è poco da fare.I fantastici viaggi di Gulliver tenta in tutti i modi di far ridere e intrattenere senza mai riuscirci e questo è quanto di più triste si possa immaginare per un film del genere. Se poi vogliamo dare pure una lettura politica a questo ammasso di stronzate, Jack Black con la sua ingombrante presenza cerca di convertire il piccolo mondo di Lilliput a sua completa immagine e somiglianza; parlando di persone dalle dimensioni lillipuziane, non vi ricorda per caso quanto fatto da qualcuno in Italia negli ultimi 30 anni?(voto 0,5)
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