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I portici delle Teresiane e il patto di stabilità

Creato il 09 febbraio 2013 da Trame In Divenire @trameindivenire
Complesso portici ex convento Teresiane - Fasano

Complesso portici ex convento Teresiane – Fasano

Artefici di bilancio e incongruenze politiche

 

Pochi giorni fa il Settore Risorse del comune di Fasano (funzione Bilancio e Servizi finanziari) ancora una volta è costretto a tenere sotto stretto controllo i conti del bilancio previsionale 2012 per evitare lo sforamento del Patto di Stabilità.

La dirigente dei Servizi Finanziari, dott.ssa Marisa Ruggiero, nella seconda metà del 2012 ha fatto l’impossibile per far quadrare i conti. A fine anno, e poi ad inizio del nuovo anno, quando si dovrebbe già parlare del Patto di Stabilità del 2013, districarsi tra i tagli alla spesa corrente del 2012 non è semplice, né gradevole per un comune di 38 mila abitanti. La soluzione è stata quella di rinviare non pochi pagamenti (le forniture) al nuovo anno. Una strategia contabile che ha salvato, in parte, il bilancio.

Ai primi di dicembre, quando l’anno era sul chiudersi, il bilancio previsionale del 2012 era ancora a rischio sforamento. In tal caso il comune sarebbe stato costretto ad enormi tagli della spesa corrente del 2013, ovvero quella relativa ai servizi alla cittadinanza come mensa, trasporto scolastico, elettricità, gas, manutensioni stradali, spesa del personale ecc. Spesa corrente che per il 2012 era stimata per un importo di circa 28 milioni di euro circa e ridotta poi a quasi 26 milioni per rispettare il patto. La necessità di ulteriori tagli potrebbe ancora verificarsi, anche se in minima parte, per circa 500 mila euro. E la dott.ssa Ruggero è ancora li a vegliare sui conti e a scongiurare l’ennesimo aumento delle imposte locali. Una iattura, vista la già difficile congiutura economica che mette in seria difficoltà i contribuenti pesantemente colpiti dalla tagliola dell’Imu.

A tutt’oggi, dunque, all’appello mancano circa 500 mila euro rispetto ai 2 milioni 900 mila richiesti dal governo (poco più del 16% della spesa complessiva calcolata sui bilanci dei due anni precenti). E’ quanto richiesto dal patto di Stabilità per il comune di Fasano. I restanti 2 milioni e 400mila euro sono stati recuperati e accantonati, ma solo contabilmente, inserendo nel fondo di riserva del bilancio il valore presunto della ipotetica futura vendita di non pochi beni appartenenti al patrimonio immobiliare di proprietà della città: l’ex macello, la scuola elementare di Montalbano, quella di Laureto, i locali commerciali dei Portici delle Teresiane a Piazza Mercato Coperto.

Approvato a fine giugno, grazie alla deroga del governo centrale, per quadrare i conti, in bilancio, sono stati inseriti, tra gli altri, i valori delle future alienazioni relative ai cespiti succitati. Una soluzione e un attribuzione aleatoria che, dal punto di vista contabile risulterà pure corretta, ma dal punto di vista politico è stata dir poco azzardata. L’azzardo, del resto, è stato un nodo venuto presto al pettine. Del milione e mezzo stimati con l’ennesima consulenza esterna (a pagamento?), del valore di questi cespiti, appena 500 mila euro sono entrati (solo contabilmente, non ancora in forma liquida) grazie alla parziale (in verità molto parziale) vendita dei gioielli di famiglia. Ed ecco che la dott.ssa Ruggero è costretta, ancora oggi, a vigilare per noi.

Tra i locali in vendita, quelli commerciali dei Portici delle Teresiane a Piazza Mercato Coperto. Gioielli di famiglia, che appartengono al partimonio storico artistico della città da più di 50 anni. E infatti, già da tempo, il comune di Fasano ha inviato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la richiesta per inserire l’intero complesso dell’ex convento delle Teresiane tra i beni sottoposti a tutela. Certo, qualora la richiesta dovesse andare a buon fine, questi immobili rientrerebbero tra i beni del partimonio inalienabile e forse anche indisponibile dello Stato (Art.822, 824 e 826 c.c., e regolamentati dal D.Lgs. 22/1/2004, n.42 art. 10, 12, 53,54). Al danno, arrecato alla città, ai primi aggiudicatari dell’asta (che vedrebbero costretti arecedere dal diritto acquisito), ai cittadini a cui toccherà integrare il mancato gettito con una maggiore imposizione fiscale, si aggiungerebbe la beffa per l’amministrazione comunale per aver imboccato un vicolo cieco senza rendersene conto.

 

pubblicato su Largo Bellavista – gennaio 2013


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