Qui potete vedere un'immagine intera dell'opera. Si chiama "Dirty Corner" ed è un tubo di acciaio lungo 60 metri in cui si può entrare. Prima ti fanno firmare una liberatoria in cui si scaricano di ogni responsabilità in caso di tuo malessere e in cui ti dicono che se dovessi sentirti male dentro, si può tornare indietro, anzi si deve. E la cosa inizia a farsi intrigante. La scultura è molto bella in sè, ma non se ne vede la fine. Ovviamente appena si entra si vede bene, c'è tutta la luce che passa ancora. Ma dopo pochi passi, il buio avanza e non c'è rumore, solo quello delle persone che ti seguono o precedono. C'è l'eco però. Quello che manca è il buco alla fine. E cammini, cammini, t'immergi in questo grembo immane, e ti chiedi se ne verrai mai fuori. E hai un pelino di paura, però la parte razionale di te sa che non c'è nessun pericolo in quel buio. Non ci saranno ostacoli, tutto sarà pulito per terra, ma nonostante questo ti cachi un attimo in mano. Bello. Io gongolavo come una pazza, Je ha avuto un attimo di esitazione, ma poi l'ho presa sotto braccio e me la sono tirata con me. Per un secondo m'è tornato in mente quando con Silvia a inizio settembre siamo entrate nel tunnel dismesso delle ferrovie dello stato che c'è a Corniglia, ma lì era veramente veramente wild e imprevedibile. Ad un certo punto, quando meno te lo aspetti finisce poi tutto e sbuchi in un'apertura laterale che da lontano non si vede. L'abbiamo fatto due volte, avanti e indietro, bellissimo. L'arte contemporanea sa sempre darmi nuovo ossigeno con le sue allegorie.Pensare che basta girarsi un attimo per vedere tutto più nitido e a fuoco è utile nei momenti di difficoltà.
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Qui potete vedere un'immagine intera dell'opera. Si chiama "Dirty Corner" ed è un tubo di acciaio lungo 60 metri in cui si può entrare. Prima ti fanno firmare una liberatoria in cui si scaricano di ogni responsabilità in caso di tuo malessere e in cui ti dicono che se dovessi sentirti male dentro, si può tornare indietro, anzi si deve. E la cosa inizia a farsi intrigante. La scultura è molto bella in sè, ma non se ne vede la fine. Ovviamente appena si entra si vede bene, c'è tutta la luce che passa ancora. Ma dopo pochi passi, il buio avanza e non c'è rumore, solo quello delle persone che ti seguono o precedono. C'è l'eco però. Quello che manca è il buco alla fine. E cammini, cammini, t'immergi in questo grembo immane, e ti chiedi se ne verrai mai fuori. E hai un pelino di paura, però la parte razionale di te sa che non c'è nessun pericolo in quel buio. Non ci saranno ostacoli, tutto sarà pulito per terra, ma nonostante questo ti cachi un attimo in mano. Bello. Io gongolavo come una pazza, Je ha avuto un attimo di esitazione, ma poi l'ho presa sotto braccio e me la sono tirata con me. Per un secondo m'è tornato in mente quando con Silvia a inizio settembre siamo entrate nel tunnel dismesso delle ferrovie dello stato che c'è a Corniglia, ma lì era veramente veramente wild e imprevedibile. Ad un certo punto, quando meno te lo aspetti finisce poi tutto e sbuchi in un'apertura laterale che da lontano non si vede. L'abbiamo fatto due volte, avanti e indietro, bellissimo. L'arte contemporanea sa sempre darmi nuovo ossigeno con le sue allegorie.Pensare che basta girarsi un attimo per vedere tutto più nitido e a fuoco è utile nei momenti di difficoltà.
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