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I primi tornarono a nuoto (di Giacomo Papi)

Creato il 13 luglio 2012 da Mcnab75

 I primi tornarono a nuoto (di Giacomo Papi)

I primi tornarono a nuoto
di Giacomo Papi
Einaudi editore
213 pagine, 17 euro

Sinossi

Ritornano tutti, uno per uno.
Vengono dall’Ottocento, dal Rinascimento, dalla Preistoria. Sono uguali a noi. Chiedono spazio e ospitalità. Non sono minacciosi all’inizio, solo smarriti e voraci: vogliono vivere, proprio come noi. E i vivi?
Adriano Karaianni è il medico che ha scoperto il primo rinato. Maria aspetta un bambino da lui. La loro storia fa da controcanto al destino che i vivi devono affrontare. (…)
Hanno la stessa età e le stesse sembianze del giorno in cui sono morti. Ma presentano un metabolismo perfetto e sono famelici come bambini appena nati. Ricompaiono nei luoghi dove hanno vissuto.
Un uomo vaga nudo davanti a quello che un tempo era il suo posto di lavoro. Cerca la sua vecchia fabbrica, ma si trova davanti a un nuovo grattacielo. Un ragazzino accoltellato a 17 anni durante una rissa non riconosce più niente. Il suo decesso risale al 1850.
Il mondo si ripopola a ondate. All’inizio è una festa perché la morte è sospesa. Gli uomini attendono il ritorno delle persone che hanno amato, ma si continua a vivere in modo normale. Nessuno – nemmeno Adriano, il medico che ha diagnosticato il primo caso e che è in attesa di un figlio – sospetta che la terza ondata sarà così grande.
Nella lotta furiosa che si scatena tra i vivi e i rinati, dare alla luce un figlio è insensato. Ma è l’unico, disperato modo, in cui Adriano e Maria combattono per restare umani.
In un mondo in cui la morte è abolita, l’amore si rivela l’unica forza capace di spezzare la catena cieca della natura, e il desiderio di dare la vita l’unica via per riconnettersi con il senso – anche oscuro – dell’esistenza. (Fonte: Einuadi)

Commento

Ho come il sospetto che anche le nostre grandi case editrici abbiano infine percepito che gli zombie sono di tendenza in questo 2012.
E allora ecco che è giunto il momento di cavalcare l’onda. C’è chi lo fa in modo classico, buttandosi su qualche titolo d’oltreoceano di stampo romeriano, e c’è chi, come Einaudi, cerca di pescare il jolly con qualcosa di più particolare.
I primi tornarono a nuoto, di Giacomo Papi, è un romanzo che assomiglia parecchio a L’estate dei morti viventi di John A. Lindqvist. Con la differenza che il libro dello scrittore svedese è più completo e godibile. Un piccolo cult per chi ama gli “zombie”, ma che al contempo ne ha le palle piene della solita riproposizione apocalittica vista e rivista mille volte.

Papi parte da uno scenario simile a quello di Lindqvist. I ritornanti, che in questo caso semplicemente ricompaiono nei luoghi dove sono morti, non sono stupidi o animaleschi. Hanno intelligenza, salute di ferro e ricordi della loro vita passata. A quanto pare non sono nemmeno ostili. Il fenomeno dei rinati parte in sordina, con un centinaio di episodi in tutto il mondo. Ben presto si capisce però che si tratta di ondate mensili a ritmo esponenziale, cosa che porterà ben presto il mondo a ripopolarsi di oltre 90 miliardi di persone.

La società, vista dagli occhi del protagonista, il dottor Karaianni, non può fare a meno di interrogarsi sulla natura di quanto sta accadendo, e soprattutto ciò che questo evento comporterà. Domanda che non fa in tempo a trovare risposta, visto che all’improvviso i rinati sembrano impazzire e coalizzarsi per prendere il possesso del pianeta, concentrandosi soprattutto nell’eliminazione delle donne in grado di procreare.

Tanti spunti interessanti vanno a perdersi in una rincorsa frenetica verso un finale apocalittico che sembra tagliato in malomodo con un forbice da giardinaggio. Sembra quasi che sia mancato un editing degno di questo nome. Mancanza che lascia un testo grezzo, incompleto, in cui il potenziale della storia (che non è poco!) va a disperdersi in malomodo.
Se I primi tornarono a nuoto fosse un’autoproduzione sarebbe da promuovere con un bel 7 pieno. Trattandosi però di Einaudi, direi che il lavoro è sul mediocre, facendo una media tra gli spunti dell’autore (pregevoli) e lo scarso impegno per trasformare il romanzo in un libro fatto e finito. Mancano quelle 100 pagine che avrebbero reso il tutto più omogeneo e scorrevole.


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