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I principi dell’Aikido (1° post di 5)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 13 novembre 2012  Autore: Stefano Bresciani

I principi dell’Aikido (1° post di 5)Da oggi e per le prossime 4 settimane, ogni martedì su BudoBlog, appuntamento da non perdere per gli amanti del Budo e in particolare dell’Aikido: i principi base della nobile disciplina nata dal genio di O’Sensei Ueshiba animeranno queste pagine, dopo aver iniziato ad animare fortemente la mia pratica e il mio pensiero, in seguito allo stage in Serbia dello scorso Marzo.

Passando dal concetto di ma-ai al rei, da ciò che fa nascere il controllo del respiro al vivere il presente, disserterò un po’ di semplice filosofia, per dare ulteriore luce a quanti praticano da poco e quanti vorranno avvicinarsi all’arte marziale che da dieci anni amo praticare e di recente amo vivere quotidianamente…

Oggi partiamo con il MA-AI o MAAI, un termine tradotto come “distanza spaziale tra sé e il proprio compagno di pratica”. Essa richiede un lavoro meticoloso ma fondamentale. Si tratta di un concetto complesso, che include non solo la distanza tra gli avversari, ma anche il tempo che ci vorrà per colmare tale distanza, l’angolatura e sentire il giusto ritmo dell’azione. Ma-ai (o Maai) è la posizione esatta da cui un budoka può teoricamente colpire l’altro, per valutare l’efficacia marziale del suo movimento. Nell’arte del Kendo, il maai ha una specifica interpretazione: in termini fisici appartiene alla distanza effettiva mantenuta tra due avversari, con tre tipologie:

  1. Toma = lunga distanza;
  2. Issoku ittō-no-maai = media distanza;
  3. Chikama = breve distanza.

Ad esempio la prima corrisponde a una distanza pari a un passo per fare un colpo e misura all’incirca due metri tra i due kendoka. In termini di tempo, maai è vincolata alle disattenzioni che si manifestano nella mente del praticante, in cui si abbraccia anche il concetto di vuoto-pienezza di Ki. Queste “pause” mentali vengono anche chiamare il “Kokoro -no-maai” (intervallo mentale). L’implicazione di Kokoro-no-maai è che, nonostante la distanza fisica tra i compagni possa essere reciprocamente vantaggiosa, l’intervallo mentale individuale è il punto chiave su chi lavorare per avere il vantaggio decisivo.

Tale concetto di ma-ai è assimilabile anche nel karate-do, nel ken-jutsu, nello judo e in altre discipline nipponiche di “combattimento”; sfumature diverse si evidenziano invece nella pratica dell’aikido. Maai rappresenta la distanza tra Tori (colui che si difende) e Uke (colui che attacca) per tutta la durata del confronto. Questa distanza varia secondo la fisicità, la bio-meccanica, i fattori psicologici (paura, aggressività, vanità), i fattori tecnici (se si è principianti o esperti) e, soprattutto, in base alle situazioni, all’evoluzione dell’azione tra due aikidoka. Qualsiasi violazione del corretto maai durante uno scambio tecnico renderebbe immediatamente falsata la marzialità del confronto. Il perfetto equilibrio tra uke e tori è generato da ogni singola maai, in ogni singolo istante. Se non vi è equilibrio non vi è armonia, l’unione coerente di due praticanti che si concretizza nello scambio tecnico eseguito in sinergia, con i giusti tempi, le giuste distanze, i giusti ruoli. Senza una corretta maai, semplicemente non vi può essere corretto Aikido… 

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