I professionisti dell’improvvisazione

Creato il 05 maggio 2014 da Andreapomella

Dopo i fatti della finale di Coppa Italia Angelino Alfano ha dichiarato: “Stiamo pensando al daspo a vita”. È interessante notare che se l’uomo che ha sparato fosse stato colpito da daspo avrebbe comunque potuto sparare a quell’ora e in quel luogo, poiché il daspo prevede che una persona ritenuta pericolosa non può accedere in luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive, ma non prevede che possa aggirarsi tre ore prima della manifestazione sportiva in un viale che dista qualche chilometro dal luogo in cui si svolgerà la manifestazione sportiva. Se il daspo poi è accompagnato dall’obbligo di firma ma la persona non può presentarsi in commissariato nel giorno e negli orari indicati per la firma per motivi di lavoro (l’uomo che ha sparato era a lavoro nel suo chiosco), il condannato può fare richiesta di sospensione o spostamento dell’obbligo di firma in orari che non coincidano con l’impegno lavorativo. Da Angelino Alfano, che si guadagna da vivere facendo il ministro dell’Interno, ci si aspettava perciò un’idea che fosse magari meno tempestiva ma più avveduta, e non la solita sparata che anziché ammettere il fallimento di una linea di provvedimenti sconclusionati se non apertamente anticostituzionali (daspo, tessera del tifoso, eccetera) persevera in quella stessa direzione. Forse il problema è che a occuparsi di un tema articolato e multiforme come quello della gestione dell’ordine pubblico fuori e dentro gli stadi siano persone totalmente all’oscuro dei fenomeni. Anni fa, solo per fare un nome fra i tanti professionisti dell’improvvisazione, dopo la morte dell’ispettore Filippo Raciti, a mettere mano alla legislazione sugli stadi fu Giovanna Melandri, all’epoca ministro per le Politiche Giovanili e le Attività sportive, che di cose di stadio ne sapeva probabilmente quanto ne sapevo io della dendroica cerulea prima di aver letto Libertà di Franzen.


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