Quando la radice è bacata difficilmente i frutti che una pianta dà sono mangiabili. A volte potrebbe succedere che siano ancora più buoni di quelli nati da una radice sana ma si tratterebbe non di un miracolo ma di una mutazione genetica. Così Romano La Russa, assessore regionale lombardo alla Protezione Civile, fratello dell’ex ministro della difesa Ignazio detto "Gnazio", conferma che in casa La Russa di mutazioni genetiche non ce ne sono state anzi, che con Geronimo la tradizione continua e la situazione peggiorata. Il fratello di Romano (il nome è la chiara testimonianza che la radice è bacata da un pezzo), per mesi si è divertito come un pazzo a bombardare le postazioni di difesa libiche conducendo una vera e propria guerra personale contro le installazioni antiaeree e le basi missilistiche, contribuendo non poco alla creazione di quella massa di profughi di guerra che attualmente popolano molte città italiane. Ma come qualche tempo fa, in un periodo storico del quale preferiamo non parlare, i profughi occorreva impiegarli perché altrimenti si deprimevano, bevevano, giocavano,andavano a mignotte gozzovigliando sulle spalle del Terzo Reich gli economisti del Fürer s’inventarono arbeit macht frei, oggi Romano è ricorso alla meno invasiva “La Russa Spalatori&Co.” che alla fine però è la stessa cosa. Insomma, Romano vuole che i profughi libici spalino la neve caduta copiosamente su tutta la Lombardia gratis, per ripagare in qualche modo la generosa ospitalità a loro offerta dai cittadini. Ora, a meno che La Russa assessore non pretenda che i libici spalino come gli schiavi egiziani costruivano le piramidi, con una foglia di fico davanti e una tazza d’acqua al giorno, i profughi occorrerà dotarli di un minimo di attrezzatura e di un abbigliamento adeguato. Una giacca a vento, un paio di pantaloni di lana, un maglione, guanti, doposci, berretto paraorecchie impermeabilizzato e una pala, costerebbero circa 500 euro a profugo mentre muovere uno spazzaneve costa un terzo e il sale chimico un’inezia. La questione, quindi, non è risparmiare ma, più umanamente, togliere i profughi da quello stato di apatia nel quale versano e che potrebbe essere la causa di depressioni incontrollate con tanto di suicidi di massa. Lo scopo di Romano è puramente filantropico, proprio come quello di chi faceva fare la doccia gratis agli ebrei. Qualcuno dirà che i problemi degli italiani in questo momento sono altri e avrebbe ragione. Ma come si fa a non prendere atto che anche in piena crisi c’è chi abbraccia l’antistoria colto da un raptus di follia.
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I profughi libici? Tutti a spalare la neve.
Creato il 05 febbraio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Quando la radice è bacata difficilmente i frutti che una pianta dà sono mangiabili. A volte potrebbe succedere che siano ancora più buoni di quelli nati da una radice sana ma si tratterebbe non di un miracolo ma di una mutazione genetica. Così Romano La Russa, assessore regionale lombardo alla Protezione Civile, fratello dell’ex ministro della difesa Ignazio detto "Gnazio", conferma che in casa La Russa di mutazioni genetiche non ce ne sono state anzi, che con Geronimo la tradizione continua e la situazione peggiorata. Il fratello di Romano (il nome è la chiara testimonianza che la radice è bacata da un pezzo), per mesi si è divertito come un pazzo a bombardare le postazioni di difesa libiche conducendo una vera e propria guerra personale contro le installazioni antiaeree e le basi missilistiche, contribuendo non poco alla creazione di quella massa di profughi di guerra che attualmente popolano molte città italiane. Ma come qualche tempo fa, in un periodo storico del quale preferiamo non parlare, i profughi occorreva impiegarli perché altrimenti si deprimevano, bevevano, giocavano,andavano a mignotte gozzovigliando sulle spalle del Terzo Reich gli economisti del Fürer s’inventarono arbeit macht frei, oggi Romano è ricorso alla meno invasiva “La Russa Spalatori&Co.” che alla fine però è la stessa cosa. Insomma, Romano vuole che i profughi libici spalino la neve caduta copiosamente su tutta la Lombardia gratis, per ripagare in qualche modo la generosa ospitalità a loro offerta dai cittadini. Ora, a meno che La Russa assessore non pretenda che i libici spalino come gli schiavi egiziani costruivano le piramidi, con una foglia di fico davanti e una tazza d’acqua al giorno, i profughi occorrerà dotarli di un minimo di attrezzatura e di un abbigliamento adeguato. Una giacca a vento, un paio di pantaloni di lana, un maglione, guanti, doposci, berretto paraorecchie impermeabilizzato e una pala, costerebbero circa 500 euro a profugo mentre muovere uno spazzaneve costa un terzo e il sale chimico un’inezia. La questione, quindi, non è risparmiare ma, più umanamente, togliere i profughi da quello stato di apatia nel quale versano e che potrebbe essere la causa di depressioni incontrollate con tanto di suicidi di massa. Lo scopo di Romano è puramente filantropico, proprio come quello di chi faceva fare la doccia gratis agli ebrei. Qualcuno dirà che i problemi degli italiani in questo momento sono altri e avrebbe ragione. Ma come si fa a non prendere atto che anche in piena crisi c’è chi abbraccia l’antistoria colto da un raptus di follia.
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