Siria :::: Ambasciata della Repubblica Araba Siriana :::: 9 gennaio, 2013 ::::
Domenica 6 gennaio 2013, il presidente Bashar al-Assad ha pronunciato un discorso alla sede dell’Opera di Damasco, in cui ha analizzato le conseguenze geopolitiche dei recenti avvenimenti in Siria e nella Regione. Si riportano di seguito i punti salienti del Suo discorso.
- Il conflitto in corso è tra la patria e i suoi nemici, tra il popolo ed assassini criminali, tra cittadini affamati, assetati ed infreddoliti e chi li vuole privare del pane, dell’acqua e del tepore, ed ancora, il conflitto è tra la sicurezza, che costituiva una fonte di ricchezza, e il terrore e il panico diffusi negli animi.
- La chiamano “rivoluzione” ma essa non ha assolutamente nulla a che fare con le rivoluzioni. Una rivoluzione necessita di pensatori, una rivoluzione si costruisce sul pensiero. La rivoluzione è solitamente una sollevazione che nasce internamente, dal popolo, e non da parti che dall’estero fomentano il popolo a sollevarsi. Una rivoluzione è finalizzata a perseguire gli interessi del popolo e non è contro i suoi interessi.
- I takfiristi operavano nelle retrovie, mediante attentati dinamitardi e uccisioni di massa, lasciando le bande armate in prima linea e supportandole dalle retroguardie.
- Ciò che è certo è che la maggior parte di coloro che stiamo combattendo sono terroristi sostenitori dell’ideologia di Al Qaeda. Sono convinto che molti fra loro sono perfettamente al corrente di come questo tipo di terrorismo, 30 anni fa in Afghanistan, è stato finanziato dall’Occidente e grazie a fondi arabi.
- Circa un mese fa, un’organizzazione che si occupa di terrorismo ha emesso un comunicato relativo alla riduzione degli atti terroristici in generale, e in particolare nella regione dell’Asia Centrale ed Orientale. Ciò è vero, perché la maggior parte dei terroristi è venuta in Siria da molti di questi Paesi, alcuni poi provengono da Paesi occidentali.
- La crisi ha altre dimensioni, non soltanto interne. Le conseguenze interne della crisi sono sotto gli occhi di tutti. A livello regionale, vi è chi aspira a frammentare la Siria, mentre altri vogliono indebolirla. Alcuni sostengono i criminali con soldi e armi, altri appoggiandoli ed addestrandoli. Sono Paesi nemici che si sono costruiti mediante l’occupazione e l’aggressione. Non dobbiamo meravigliarci di ciò che hanno fatto in passato e di ciò che ora stanno facendo. Poi ci sono Paesi vicini che hanno perseguitato la Siria ed il Suo popolo per il solo scopo di indebolirlo e di dominarlo… ed infine ci sono Paesi che hanno cercato il loro posto in una Storia che non possedevano… l’hanno voluta scrivere con il sangue degli innocenti del popolo arabo, in particolare di quello Siriano, ma la Siria ed il Suo popolo sono più forti e più valorosi, e promettono solennemente che non dimenticheranno.
- Per quanto riguarda i risvolti internazionali di questa crisi, molti Paesi, in primis la Russia, la Cina e i Paesi del Brics e molti altri, respingono l’ingerenza negli affari interni e la destabilizzazione nella Regione, in base ai loro principi, ai loro interessi e al loro attaccamento alla libertà dei popoli nello scrivere il loro proprio destino. Sono Paesi che rispettano la sovranità della Siria, la Sua indipendenza e la Sua libertà decisionale. Verso questi Paesi non proviamo altro che sentimenti di gratitudine, di stima e di rispetto reciproco, in particolare mi sento di ringraziare la Russia, la Cina e l’Iran, e tutti coloro che si schierano con il popolo siriano, il solo ed unico artefice del proprio destino.
- Certo, non è soltanto questione di opposizione e di lealisti, e di esercito contro bande e assassini. Siamo in uno stato di guerra, nel vero senso della parola. Stiamo respingendo una feroce aggressione esterna, che ha nuove sembianze, questo tipo di guerra è più letale e pericoloso di una guerra tradizionale, perché non utilizza i propri strumenti per colpirci, ma costringe noi ad eseguire i suoi loschi piani.
- Se vieni attaccato e ti difendi, allora si parla di “autodifesa” e non di “scelta della soluzione di sicurezza” perché non siamo stati noi a scegliere la guerra, bensì la guerra è stata imposta alla Siria, e quando la nazione difende il popolo e noi ci autodifendiamo, nessun essere umano dotato di ragione potrebbe mai chiamarla ” la scelta della soluzione di sicurezza”. Perché la difesa della patria è un dovere ed è l’unica scelta possibile. La nostra accettazione di una soluzione politica non significa altro che la nostra autodifesa, ma comporta anche la presenza di un partner politico capace di dialogo e intenzionato a farlo.
- Non abbiamo mai respinto la soluzione politica, anzi l’abbiamo adottata fin dal primo giorno mediante la sua colonna portante che è il dialogo. Ma con chi dialogare? Con chi ha pensieri estremisti e non concepisce che la lingua del sangue, dell’omicidio e del terrorismo?
- Per ripristinare un clima di sicurezza e di stabilità, la soluzione politica in Siria deve essere la seguente.
Prima Fase.
Innanzitutto, tutti gli attori interessati, regionali e internazionali, si impegnano ad interrompere il finanziamento, l’armamento e l’asilo agli uomini armati, parallelamente alla cessazione delle operazioni terroristiche da parte di tali uomini armati, in modo da facilitare il ritorno in piena sicurezza dei siriani sfollati nelle loro località originarie. Dopo di che, immediatamente, l’arresto delle operazioni militari da parte delle nostre Forze Armate, le quali si preservano il diritto di risposta in caso di minaccia alla sicurezza della Patria, dei cittadini o delle proprietà pubbliche o private. In secondo luogo, è necessario trovare un meccanismo per verificare l’impegno di tutte le parti alla precedente voce ed in particolare al contenimento dei confini. In terzo luogo, il governo in carica avvia direttamente contatti intensi con tutte le componenti della società siriana, con i suoi partiti e i suoi organismi, per gestire dialoghi aperti finalizzati allo svolgimento di una Conferenza di Dialogo Nazionale a cui partecipino tutte le parti che desiderano pervenire ad una soluzione, dall’interno e dall’esterno della Siria.
Seconda Fase.
In primo luogo, il Governo reggente invita ad una Conferenza di Dialogo Nazionale e Globale, per la stesura di una Carta Nazionale che rimanga fedele alla sovranità siriana, alla sua unità e alla sua integrità territoriale. Essa deve inoltre respingere ogni ingerenza nei suoi affari interni e rinunciare a tutti i tipi di terrorismo e di violenza, il che significa che l’invito del Governo ai partiti e alle componenti della società è mirato a definire i criteri di questa Conferenza che si terrà nella seconda fase. Poi viene formato un governo allargato, espressione di tutte le componenti della società siriana, che viene incaricato di attuare gli articoli della Carta Nazionale. La Costituzione è soggetta ad un referendum popolare. Dopo la ratifica, il governo allargato adotta le leggi che sono state concordate nella Conferenza di Dialogo, ai sensi della nuova Costituzione, tra cui la legge elettorale, per poi svolgere nuove elezioni parlamentari.
Terza Fase.
In primo luogo, si forma un nuovo governo, conformemente alla Costituzione vigente. In secondo luogo, viene costituita una Conferenza Generale per la Riconciliazione Nazionale e viene emessa un’amnistia generale per gli arrestati a causa degli eventi, preservando i diritti civili dei legittimi proprietari. In terzo luogo, si lavora sulla riabilitazione delle infrastrutture, sulla ricostruzione, e sull’indennizzo da versare ai cittadini che sono stati danneggati dalla crisi.
- Alcuni temeranno questa visione e si sentiranno preoccupati, considerandola un ritorno al passato dal punto di vista della sicurezza, ma io assicuro tutti che per quanto riguarda la lotta al terrorismo noi non ci fermeremo, finché rimarrà anche un solo terrorista in Siria, e non interromperemo ciò che avremo iniziato, il che non pregiudica assolutamente la lotta contro il terrorismo, ma al contrario, ogni volta che avanzeremo nella lotta al terrorismo, ci sarà una nuova possibilità di successo di questa visione.
- Questa visione, se volete chiamarla “iniziativa” o semplicemente “proposta” è indirizzata a chiunque voglia dialogare e a chiunque voglia vedere una soluzione politica nel futuro prossimo in Siria e non è rivolta a chi non vuole dialogare.
- Qualsiasi iniziativa provenga da qualsiasi parte o persona o nazione deve fondarsi sulla visione siriana.
- Il fatto che noi sosteniamo le iniziative esterne di assistenza, non significa assolutamente che accettiamo qualsiasi loro interpretazione che non concordi con la nostra visione.
- Qualsiasi iniziativa che noi accettiamo, parte dal presupposto della sovranità e della decisione del popolo, ed infatti le iniziative che sono state proposte e con cui abbiamo cooperato, hanno focalizzato su questo punto come premessa fondamentale.
- Qualsiasi interpretazione a qualsivoglia argomento che esuli dalla sovranità siriana per quanto ci riguarda è puramente un miraggio.