Naturalmente questo libro ha una minore mia presenza disegnata rispetto al primo, ma nella lavorazione e nella presa diretta ne è il semplice sviluppo. Sono due libri, e non uno unico, per mere ragioni industriali e pratiche.
Avevo bisogno di tirare il fiato dopo la prima parte e poi vedere come questo lavoro arrivava, se arrivava. Dunque comprendo benissimo che ci sia il raffronto con il primo volume e ne ho sentito davvero di tutti i colori, opinioni che naturalmente rispetto tutte ma che non mi portano a un diverso sentire.
Si è aperta una porta, questo viaggio l’ho raccontato così, come un film in due tempi, e non solo. Non è ancora finita, dato che si è inanellato un altro racconto che prosegue i Quaderni russi dall’ultima pagina del volume e dal giorno dopo la sua lavorazione.
Cosa strana per me, in genere dopo il capolinea mi fermo per qualche giorno. Invece le cose sono andate avanti senza fatica, malgrado le notti insonni. Gli appunti si dopo depositati nei fogli, i libri sono fioccati, per approfondire e quelli che forse un giorno si chiameranno i quaderni mistici hanno preso a materializzarsi. Per me poi è stato fondamentale, in questi due libri, dare voce a chi di solito non ha diritto alla parola.
Non mi importa la mia presenza, che troverei davvero inopportuna, e non ho mai pensato di fare parte di una famiglia, né di quella del graphic journalism né di quella del diario di viaggio. Non vado pazzo per il lavoro di alcuni miei colleghi, bravissimi e famosissimi, che adoperano il linguaggio nella direzione del giornalismo o del diario. Mi interessa capire come nei decenni le memorie si depositino nel mio essere e un dato giorno, in coincidenza magari di un dato viaggio e di certi incontri, bussino per uscire. Non mi considero un cronista, né un autobiografo, ma semplicemente un narratore. Ecco tutto.
E la cultura russa e ucraina l’ho visitata come si visitano le proprie stanze interiori, con un pudore misto a desiderio di conoscere, magari, in ultima istanza di capire.
I sensi profondi sono sempre celati, lo insegnano Pascal, i padri del deserto, le scritture Veda. E ho smesso da tempo di interpretare le azioni come semplici manifestazioni fenomenologiche.
Mi interessa una scrittura che si interroghi, una scrittura morale se vogliamo.
E mostrare anche l’atroce fa, in qualche misura, parte di questo.
Ecco.
Sono piccoli, minuscoli, passi, che compio in privato, cercando di calpestare sentieri che altri senz’altro più nobili di me, in altre discipline del cammino hanno percorso.
Riferimenti:
Lospaziobianco ha seguito gli ultimi lavori di Igort:
– con una anticipazione sui libri a venire: www.lospaziobianco.it/4987-igort-esercizio-memoria
– con una intervista con lo stesso autore: www.lospaziobianco.it/19088-KOMIKAZEN-Quaderni-Igort-narratore-realta
– con la recensione del primo volume: www.lospaziobianco.it/23469-Igort-Quaderni-ucraini
- e del secondo: www.lospaziobianco.it/44423-quaderni-russi-igort-storia-sovietica
Il blog di Igort: igort.blogspot.it
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