La peggiore stortura dei nostri tempi è dovuta la fatto che a comandare sono le grandi lobby e le potenti logge: è il potere economico a dettare la linea alla politica che dovrebbe invece rappresentare le istanze dei cittadini. Anche per questo motivo politica e potere sono sempre meno graditi alla gente e sono diventati due facce della stessa medaglia: la crisi politica, economica e sociale che sta mettendo in ginocchio la nostra società. Ma qual è la posizione della Chiesa Cattolica - alla quale Papa Francesco ha dato una forte scossa di rinnovamento - di fronte a un potere ammalato di corruzione che non sembra dare alcun segno di ripresa? Di arroganza e povertà del potere ha parlato a Cagliari il gesuita Padre Bartolomeo Sorge in una lectio magistralis nell'ambito della VII Cattedra Kalaritana del Dialogo organizzata dal Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) di Cagliari.
Ottantasei anni, occhi penetranti e un'acutezza fuori dalla norma, Padre Bartolomeo Sorge SJ è dal 2008 direttore emerito della rivista Aggiornamenti Sociali che ha diretto per tanti anni. Ha inoltre diretto la rivista Civiltà Cattolica ed è stato direttore dell'Istituto di Formazione politica di Palermo."Non è tempo di mediocrità - ha esordito Padre Sorge aprendo l'incontro moderato dal presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Sardegna Francesco Birocchi - è necessario un grande impegno comune per affrontare questa drammatica crisi. Oggi il potere e non gode di una buona stampa e viene disprezzato perché dopo la scomparsa delle ideologie la politica ha ormai smarrito la tensione etica e ideale, ha perso l'anima: è marcita".
La trasformazione del potere da strumento per fare politica a fine ultimo della politica ha comportato, secondo padre Sorge, due patologie con esiti potenzialmente mortali: la prima è la tendenza all' antipolitica, cioè il disinteresse crescente degli elettori verso la politica che si traduce nell'assenteismo alle urne; la seconda è il populismo delle classi dirigenti che tendono sempre più a privilegiare il rapporto diretto con il popolo a discapito della mediazione politica effettuata nei luoghi preposti alla democrazia rappresentativa. Le conseguenze del populismo sono la delegittimazione delle istituzioni, il leaderismo e la crescente emarginazione delle minoranze.
Ma cosa ha da dire la Chiesa a proposito dell'arroganza del potere? Padre Sorge ha ripreso le parole di Papa Francesco che, nell'esortazione Evangelii Gaudium si rivolge a tutte le persone (non solo ai cattolici) che si vogliono impegnare per cambiare qualcosa.
Secondo Papa Bergoglio la politica è infatti una vocazione altissima, una delle forme più preziose di carità. Dunque l'impegno politico deve riguardare tutti: tutti devono tendere ad un uso buono e onesto del potere che abbia come punto di riferimento essenziale la tutela dei più deboli: i poveri.
Ma che cos'è il potere? Il potere - ha spiegato padre Sorge - può essere inteso come potenza (ovvero come capacità di essere efficace) e come mezzi e risorse a disposizione per esercitarlo (forza militare, denaro, consenso, forza morale). Ma soprattutto deve essere inteso come autorità. L'autorità è infatti la dimensione personale del potere, la capacità concreta di esercitare il potere nel modo più giusto.
Ed è proprio la mancanza di un'autorevole classe dirigente uno dei punti focali della attuale crisi della nostra società. "Una classe dirigente non si improvvisa", ha detto il gesuita spiegando che dopo Tangentopoli e la fine della prima Repubblica l'Italia non ha avuto una classe politica di ricambio. In previsione della fine del fascismo nelle università italiane era stata preparata una classe dirigente di grande spessore e molteplicità di vedute che dopo il crollo del regime ha contribuito alla costruzione della Repubblica italiana. Ma in questi anni nessuno, tanto meno la Chiesa, ha avuto quella lungimiranza e ha pensato ad un ricambio generazionale in previsione di questo sfascio politico ed economico.
Insomma - ha sottolineato padre Sorge - oggi servono uomini e donne nuovi che come è successo dopo il fascismo vivano la politica come una vocazione e non soltanto come un modo per prendere lo stipendio e il vitalizio.
Secondo Padre Sorge la bussola per un nuovo modo di concepire il potere e la politica è data ancora da Papa Francesco che nella Evangelii Gaudium evidenzia i quattro volti che il potere deve avere per essere buono.
Moralità. Il potere deve sempre avere una tensione morale, un'ispirazione etica e trascendente. Oggi - ha spiegato Padre Sorge - la politica tende a conquistare spazi sempre maggiori di potere per risolvere le urgenze ma sacrifica i programmi coraggiosi di riforma. Occorre invece riaffermare il primato degli ideali e della forza morale e avere sempre presente una visione globale dei problemi. Anche Norberto Bobbio - ha aggiunto il gesuita - aveva capito che pensare a una democrazia liberale che si autoalimenta senza l'apporto dei valori esterni è solo un'illusione: è sempre la spiritualità a dare una spinta alla civiltà moderna. Lo stesso Benedetto Croce aveva ammesso che la coscienza morale deve sempre trovare il fondamento della coscienza religiosa. Ciò non significa - ha sottolineato Padre Sorge - creare un partito cattolico che chieda il voto impugnando una croce, ma che è necessaria una classe dirigente competente e preparata che, alla luce di quei valori morali e spirituali, trovi delle soluzioni eque per risolvere i problemi a livello politico e sociale.
Laicità. Il secondo volto del potere volto buono è quello della laicità. Ma una laicità positiva, non quella professata dall'Illuminismo che voleva solo estromettere la Chiesa dalle faccende secolari. Bergoglio definisce questo nuovo concetto di laicità " cultura dell'incontro": in un mondo globalizzato bisogna essere uniti e rispettare le differenze perché tutti siamo una sola famiglia. Laicità - ha spiegato Padre Sorge - significa andare al di là dei blocchi tra religioni e tra partiti: senza una laicità ideologica non si può governare.
Nel suo discorso all'ONU Papa Francesco ha parlato di una " grammatica etica comune " scritta nel cuore, in cui si parla di dignità delle persone, di solidarietà e di attenzione bisogni della gente. Concetti, questi, che in qualche modo sono alla base di ogni carta costituzionale liberale.
Il primato del bene comune. Il terzo volto buono del potere è rappresentato dal primato del bene comune: gli interessi comuni devono prevalere sempre su quelli personali e particolari. La politica deve sempre avere lo sguardo rivolto lontano e anche quando si risolvono i problemi locali l'orizzonte deve essere globale. Bisogna pensare in grande - ha detto Padre Sorge - se no si perde il treno.
Il servizio. L'ultimo volto buono del potere è quello del servizio. Il potere deve infatti stimolare la partecipazione responsabile dei cittadini e non cercare di sottometterli come spesso fa. Deve affrontare i problemi veri della gente e non fare solo promesse. Non dev'essere il regno delle pure idee e della retorica ma quello delle riforme concrete. Ecco perché, ha detto il gesuita, soprattutto in questo momento occorrono decisioni coraggiose, che possono essere anche impopolari perché ci sono sempre i difensori dello status quo allergici al cambiamento.
" Il mondo è cambiato e le risposte della politica devono essere nuove - ha concluso Padre Bartolomeo Sorge -. E un potere buono che riesca a portare avanti la cultura dell'incontro e perseguire il bene comune e non i particolarismi può essere uno strumento efficace per uscire da questa crisi economica e sociale ".
Vi sono politici - e anche dirigenti religiosi - che si domandano perché il popolo non li comprende e non li segue, se le loro proposte sono così logiche e chiare. Probabilmente è perché si sono collocati nel regno delle pure idee e hanno ridotto la politica o la fede alla retorica. Altri hanno dimenticato la semplicità e hanno importato dall'esterno una razionalità estranea alla gente. Papa Francesco - Evangelii Gaudium 232