I racconti dell’AlhAnna. Secondo giorno: l’hammam

All’ingresso dell’hammam mi accoglie una quarantenne ossigenata, mi invita a entrare e mi chiede se voglio fare un massaggio. In centro scorre una fontanella, tutto è grigio e scivoloso, e la Blondie di Istanbul mi invita a entrare nello spogliatoio che preferisco.
Sono un po’ perplessa perché lo spogliatoio è di vetro e anche se c’è buio si vede dentro, ma sono tutte donne e l’imbarazzo va via presto. Una donna col velo, una volta che mi sono asciugamanata – ne voglio uno di asciugamani così, di cotone leggero – mi accompagna al bagno turco. È tutto di marmo grigio e un po’ ammuffito, la sensazione è che la festa sia finita – gli hammam erano posto di ritrovo per le donne, finché non si diffuse il bagno in casa. Mi mostra come lavarmi, dopo le abluzioni noto dei buchi sul soffitto con vetri colorati. Umido nelle narici e passo da una stanza all’altra finché non arriva Blondie, che comincia a strigliarmi su un tavolo di marmo.
Dove ho pensato che sarei passata all’altro mondo: scivolavo nuda come un verme all’indietro mentre Blondie mi grattugiava come una forma di grana, con la spugna, poi dopo avermi decorticata mi ha massaggiato quasi con violenza. Distesa a pancia in su mi sentivo scivolare all’indietro e credevo che mi avrebbe lasciata morire così, una volta caduta indietro e ribaltata dal tavolo di marmo: mi avrebbe derubata di tutti i miei averi, e di me si sarebbero perse le tracce per sempre. I giornali avrebbero titolato “giovane italiana scomparsa in un hammam turco” e il #belgabriele avrebbe vagato per il resto dei suoi giorni alla mia ricerca in tutti gli hammam della città.
Invece Blondie mi ha tenuta e il massaggio violento è finito dopo poco. Mi ha anche lavato i capelli, dopo la fine del trattamento mi sono trattenuta ancora un po’ e ora sono qui a raccontarvelo.