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I racconti dell’AlhAnna. Sesto giorno. Arrivederci Fener

Creato il 31 agosto 2014 da Annerrima

Non ne ho parlato fino a oggi, ma il quartiere dove ho soggiornato è molto speciale. Sede della Comunità Greca e a forte componente musulmana, è stato il primo mio reale choc culturale non appena arrivata in città, con innumerevoli donne in burqa o altrimenti con il velo. Ma non mi sono mai sentita giudicata per il mio abbigliamento occidentale e – lo devo dire – mi fa piacere e mi dispiace contemporaneamente.
Qui come in tutta la città le donne sono abituate a vedere donne occidentali, sono consapevoli delle libertà che abbiamo, ma continuano a chinare il capo all’Islam e a coprirsi – anche parecchio nonostante le temperature. Mentre pochi sono gli uomini vestiti in modo tradizionale, e ciò accresce la disparità. Questo mi fa davvero specie. Ho l’impressione che la libertà del popolo turco sia oggi appannaggio di pochi (poche) privilegiati (privilegiate), tutti provenienti dall’alta società. E ciò mi fa pensare che gli anni in cui è stata dipinta questa cartolina fossero più liberi e laici di oggi.
Detto questo, sento che Fener, le sue donne e Istanbul mi mancheranno, e che ci dovrò tornare. Neanche Marta, che vive qui da sette mesi conosce a fondo questa città, anche se l’ha esplorata in lungo e in largo, figuriamoci in una settimana da turista. E promettere a una città che tornerò a trovarla, per me, è una cosa seria.

[Scritto a Çavusin, Cappadocia, dopo una notte quasi insonne in autobus, prima della prima passeggiata sui camini delle fate.]


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