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I rapporti tra Italia e Armenia: prospettive di cooperazione

Creato il 30 gennaio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
I rapporti tra Italia e Armenia: prospettive di cooperazione

Italia e Armenia guardano con sempre maggiore interesse alle opportunità offerte da una maggiore cooperazione in campo commerciale, politico e culturale: in questo articolo viene fornita una breve analisi dell’evoluzione dei rapporti bilaterali negli ultimi anni.

 
Nel corso degli ultimi anni, i rapporti bilaterali tra Italia e Armenia stanno attraversando una fase di graduale intensificazione. Pur essendoci ancora molta strada da fare, entrambi i paesi riconoscono che una maggiore collaborazione costituisce un’opportunità da non perdere. Per l’Italia, il paese caucasico riveste un’importanza strategica in ottica di internazionalizzazione delle imprese, oltre ad essere ideale destinatario di beni nella cui produzione l’Italia gode di vantaggi in termini di qualità ed expertise. Per l’Armenia, paese in fase di crescita e nel pieno di un processo di riforme che tenta di dare pieno impulso alla produttività e all’espansione economica, l’Italia rappresenta la possibilità di introdursi ulteriormente nei mercati europei.

Per quanto concerne i rapporti commerciali, negli ultimi anni si assiste ad una costante crescita del volume degli scambi. Fatta eccezione per l’anno 2009, durante il quale l’Armenia ha scontato gli effetti della crisi economica internazionale, registrando una contrazione del PIL pari al 14,2%1, il Paese sta vivendo una fase di crescita che ha favorito anche gli scambi commerciali con l’Italia. Negli ultimi cinque anni, infatti, la quota di esportazioni italiane in Armenia è cresciuta costantemente, con una percentuale di incremento su base annuale compresa tra il 3,3 e il 4,1%: i prodotti italiani maggiormente esportati sono riconducibili al settore dell’abbigliamento (al primo posto con il 15,9% del totale), delle macchine per impieghi speciali e del tessile. Questo trend di crescita dell’export ha permesso all’Italia di salire dal decimo al settimo posto nella graduatoria dei paesi che esportano maggiormente in Armenia, con un aumento nel primo semestre del 2013 pari al 4,5% rispetto allo stesso periodo del 2012. Solo nei primi sei mesi di quest’anno sono stati esportati beni per un valore di circa 55 milioni di euro (nel 2012 il valore totale ha raggiunto i 120 milioni di euro). L’importazione di prodotti armeni ha avuto invece un andamento più altalenante e, al momento, l’Italia rappresenta il sedicesimo paese di destinazione dell’export armeno, quest’ultimo rappresentato principalmente da articoli di abbigliamento (90,4%). Il valore totale delle esportazioni armene nel 2012 è stato pari a 13 milioni di euro e nel primo semestre del 2013 si è attestato a quota 9 milioni.

L’Armenia sta cercando di attirare quote sempre maggiori di investimenti diretti esteri (IDE), attraverso un progressivo miglioramento del quadro legislativo e la promozione di politiche favorevoli all’ingresso di imprese straniere sul proprio territorio, dando loro la possibilità di beneficiare dello stesso trattamento riservato alle imprese locali. Un settore particolarmente promettente è quello ad alto contenuto tecnologico: l’Armenia rappresentava infatti uno dei poli tecnologici dell’URSS e ha mantenuto questa vocazione anche una volta diventata indipendente. Tra i fattori che favoriscono questa tendenza troviamo il fatto che la maggior parte degli armeni emigrati negli Stati Uniti si trova in California ed è spesso impiegata nel settore tecnologico, così come la chiusura dei confini con Azerbaigian e Turchia: quest’ultima circostanza, che in linea generale penalizza fortemente gli scambi commerciali per l’alto costo dei trasporti terrestri, ha permesso lo sviluppo del comparto tecnologico proprio perché caratterizzato da un rapporto tra costo unitario e costi di trasporto più conveniente.

L’Italia ha risposto con un aumento generale degli investimenti diretti esteri netti in Armenia da 1 a 30 milioni di euro tra il 2010 e il 2011. Nell’ottica di una sempre maggiore interconnessione tra le economie dei due paesi, nel 2012 è stato organizzato anche il primo “Business-forum italo armeno”, con lo scopo di informare le aziende italiane sulle opportunità offerte dal territorio caucasico: i settori per i quali sembrano esserci maggiori opportunità sono il farmaceutico, parafarmaceutico, tessile, macchinari per la lavorazione dei metalli e del marmo, energie alternative, prodotti alimentari e per l’industria, viticoltura e manifatturiero. Un panorama interessante per l’imprenditoria italiana, che intravede nuovi scorci di mercato e opportunità di internazionalizzazione in un paese con il quale, fino ad oggi, hanno operato solo poche decine di aziende nostrane.

Nel giugno del 2012 ha avuto luogo anche l’Assemblea costitutiva dell’Associazione Italo-Armena per il Commercio e l’Industria, che si propone quale ente camerale per l’ulteriore espansione dei rapporti tra le imprenditorie dei due paesi. Le relazioni bilaterali si estrinsecano anche in termini di accordi e intese con gli enti regionali italiani, i quali riguardano la cooperazione economica e non solo. A Venezia, per esempio, è stata inaugurata una sede di rappresentanza dell’Armenian Development Agency e dell’Associazione degli Industriali armeni, per favorire accordi finalizzati all’incremento degli investimenti, del trasferimento tecnologico e dell’esportazione di macchinari e impianti. Tra le richieste formali di investimento in Armenia, infatti, il 60% proviene da imprese del Veneto. Tale sede, inoltre, è stata pensata come ponte tra il Caucaso e i mercati del Medio Oriente.

Sempre il Veneto, inoltre, è promotore di progetti di sviluppo del settore turistico, specie di carattere religioso e naturalistico, volti ad incentivare l’affluenza di visitatori italiani presso i siti religiosi e archeologici armeni, sfruttando anche la presenza di centri come l’isola di San Lazzaro degli Armeni, uno dei primi centri al mondo di cultura armena. I rapporti tra la regione Toscana e la città di Erevan, invece, risalgono al 1996, quando hanno sottoscritto un accordo per la promozione e il rafforzamento della cooperazione tra le due regioni. Più recenti sono i rapporti di collaborazione economica e culturale tra la regione di Tavush e il Friuli Venezia Giulia: un primo protocollo d’intesa è stato firmato nel 2008, ma ad esso si sono susseguiti altri accordi di cooperazione generale. Le due regioni stanno basando le proprie relazioni economiche puntando sul tessile, l’arredamento, l’agricoltura, l’architettura e la gestione e il trattamento dei rifiuti. Udine, inoltre, è stata una delle prime città a riconoscere il genocidio armeno e Trieste ha organizzato un intero programma di appuntamenti culturali in onore del 20° anniversario dell’indipendenza armena: sempre in Friuli, inoltre, è programmata la creazione della “casa degli armeni”, luogo di scambio culturale e polo di riferimento per le relazioni economiche.

I positivi rapporti commerciali riflettono i cordiali rapporti politici e diplomatici tra i due paesi. L’Italia è stato uno dei primi territori in cui l’Armenia ha aperto una propria ambasciata all’indomani dell’indipendenza e legami storici tra il popolo italiano ed armeno possono essere rintracciati già in epoca medievale. Nel settembre scorso il ministro degli esteri Bonino ha avuto un incontro con il suo omologo armeno, Eduard Nalbandyan, durante il quale si è auspicata un’ulteriore intensificazione degli scambi, pur sottolineando i progressi fatti negli ultimi anni non sono in ambito commerciale, ma anche culturale e accademico (solo per citare un esempio, l’accordo di cooperazione culturale e scientifica tra l’Università Statale di Erevan, l’Università Statale di Architettura di Erevan e l’Università di Roma “La Sapienza” del 2010). Per quanto concerne la questione del Nagorno-Karabakh, l’Italia supporta il raggiungimento di una soluzione negoziale tra Armenia e Azerbaigian.

Un particolare auspicio è stato espresso dal Ministro Bonino anche sul prosieguo del dialogo tra Armenia e Unione Europea nell’ottica della firma dell’Accordo di Associazione: a questo proposito bisogna ricordare la repentina inversione di rotta dell’Armenia per quanto riguarda la decisione di aderire all’Unione Doganale eurasiatica. Nel momento in cui, infatti, l’Accordo di Associazione con l’UE sembrava sempre più vicino, il governo armeno ha preferito associarsi all’Unione Doganale eurasiatica, suscitando un acceso dibattito in patria cui Geopolitica ha dato nota. Secondo Stepan Grigoryan, Direttore dell’Analytical Centre on Globalization and Regional Cooperation (ACGRC) di Erevan, Mosca avrebbe esercitato pressione sui vertici politici armeni, minacciando di appoggiare l’Azerbaigian nella questione del Nagorno-Karabakh, mentre l’analista Artem Chačaturjan ha giudicato necessaria la scelta verso l’Unione Eurasiatica proprio a motivo delle velleità dell’Accordo di Associazione con l’Ue2. A prescindere da questa vicenda, sul piano dei rapporti bilaterali la volontà di fondo di Italia e Armenia rimarrà quella di proseguire sul terreno della cooperazione e dell’incremento degli scambi: i legami culturali ed economici tra le parti, infatti, sembrano un ottimo punto di partenza per un’intensificazione dei rapporti che potrà apportare benefici ad entrambi i paesi.


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