I rettili non usano anfibi
Creato il 07 luglio 2012 da Tnepd
Assistere alla propria crescita personale è qualcosa di straordinario. Non sto diventando migliore, ma vedo aumentare le mie conoscenze, di giorno in giorno. Conoscere persone, guardarle negli occhi e ascoltare le loro storie, non so se influisca sul mio DNA, ma sento che da qualche parte, le impressioni che ricevo, vanno ad accumularsi e si organizzano magicamente. E’ la scoperta dell’acqua calda, lo so.
Prendiamo gli addotti – anche noi! – per esempio. Finora me li immaginavo come persone piuttosto traumatizzate, fragili e sull’orlo di una crisi di nervi. Persone che, se gli sedevi vicino, ti guardavano con occhi spiritati o con occhi spenti, a seconda della gravità dei traumi subiti. Persone che magari, se dicevi una parola sbagliata, cominciavano a schiumare dalla bocca e a rotolarsi per terra, pronunciando parole incomprensibili in lingue antiche.
Fino ad oggi pensavo che fossero rarissimi e che solo Daniele Bossari fosse riuscito a scovarli e ad intervistarli, rendendoli famosi come Giovanna Podda e il suo coniglio e Federico Bellini e il suo ringhio, i quali, presentati così, sembrano due personaggi di una compagnia di guitti, con carrozzone al seguito. L’aver mostrato in pubblico quei due personaggi mi aveva portato ad emettere un giudizio particolarmente severo nei confronti di trasmissioni come Mistero.
E invece, ora mi sta capitando di ricevere la testimonianza di persone in carne ed ossa (e branchie?) che mi parlano bene sia della Podda, che del Bellini, e questo mi costringe a ricredermi. Esattamente ciò che sono costretto a fare con gli addotti.
Da quando ho conosciuto Barbara Trevisan e Valter Colognori ho capito che gli addotti sono persone normali, che conducono vite
normali perché i loro rapitori fanno in modo che l’esperienza venga cancellata, un po’ come si vede in “Man in black”, con Will Smith e Tommy Lee Jones che usano una specie di penna carioca per sparaflesciare i testimoni.
Barbara ha un passato di addotta, mentre Valter, suo compagno di vita, è appassionato di ufologia ed ha, in tal modo, la grande fortuna di portarsi il lavoro a casa, mentre la maggior parte degli ufologi devono fare levatacce e andarsene in giro di notte a farsi venire il torcicollo guardando il cielo stellato.
Anche qui, conoscendo il modo di lavorare di Valter e Barbara, si capisce che l’ufologia non è solo quella che mira alla classificazione dei casi di avvistamento e di incontri ravvicinati, ma è molto di più. Quella è l’ufologia stile anni Ottanta. C’è stata un’elaborazione pazzesca, da quell’epoca.
Valter – lo ribadisco – è un uomo molto fortunato, perché unisce l’utile al dilettevole e riesce a coniugare, senza essere coniugato, passione e sentimento. E’ anche uno dei non rari casi in cui si vede all’opera il principio latino del similis similem amat, il simile ama il suo simile.
Barbara veniva importunata già all’età di dieci anni, ma solo in età adulta ha capito chi la graffiava nella sua cameretta. Quando si rivolgeva alla mamma per essere rassicurata, la madre le rispondeva come di solito rispondono gli adulti: minimizzando. Le diceva che aveva sognato o che erano i gatti a camminarle sul letto, ma questa risposta lasciava ancora di più sconcertata la piccola Barbarella perché gatti in casa non ce n’erano.
Divenuta adulta e madre a sua volta Barbara ebbe per un lungo periodo un terrore folle del diavolo, preludio forse alle esperienze che ancora dovevano capitarle. Quasi che il suo subconscio la stesse preparando agli eventi che puntualmente accaddero.
Una notte d’inverno del 2006 per esempio, sentì uno dei suoi bambini, nell’altra stanza, lamentarsi. In quel momento la sua camera era stranamente al buio (veniva sempre lasciata accesa una luce nel corridoio). Lei fece per alzarsi e subito le arrivarono tre bastonate sulla schiena, mentre era ancora distesa sotto il piumone. Dovevano essere bastonate abbastanza strane se, come accadde, Barbara si riaddormentò, per svegliarsi dopo qualche tempo. Ma a quel punto si ritrovò di traverso sul letto, con la testa penzoloni fuori dal bordo. C’era una mano che le teneva la fronte. Era una mano calda. E qualcuno o qualcosa le faceva pressione sulla schiena. Con un ginocchio, forse. Pensò: qui, se mi ribello, mi spezzano la spina dorsale e, nonostante si sentisse un verme per non riuscire ad andare in soccorso dei figli, incredibilmente si riaddormentò di nuovo. Evidentemente, gli aggressori facevano uso di qualche sostanza soporifera.
Al mattino dopo tutti i suoi bambini dormivano beatamente nei loro lettini. Fatto il giro della casa, Barbara ebbe conferma di ciò che già sapeva: porte e finestre erano regolarmente sprangate. Solo da un terrazzino gl’intrusi avrebbero potuto entrare. Volle uscire in terrazza e, nel buio delle cinque antimeridiane invernali, non vide nulla ma sentì un forte vento da lei attribuito ad un elicottero silenziato.
Sulla brina che ricopriva il terrazzino c’erano impronte di anfibi militari. Dal che, anche secondo il parere di Valter che in quel momento non era in casa, non può essersi trattato di alieni veri e propri, giacché in tutta la storia dell’ufologia non si registrano casi di grigi o di rettiliani con ai piedi scarpe di fattura umana.
Ho chiesto ai miei intervistati cosa avesse fatto Barbara di tanto grave per meritarsi una simile punizione e Valter mi ha spiegato che secondo loro era dipeso da un sogno che la sua compagna aveva fatto qualche giorno prima e messo nero su bianco nel loro sito. Un sogno che vedeva coinvolta lei e un’ostetrica americana di nome Madame Anansky.
Già i sogni che tutti noi facciamo sono il più delle volte senza senso, ma immaginare che una squadretta di militari dia una lezione per aver descritto quel sogno in un sito web diventa un sogno nel sogno. Una specie di surreale Inception. Non ha alcun senso. Anzi, l’intera ufologia diventa qualcosa d’insensato, a cominciare dal comportamento degli elusivi dischi volanti. C’è da diventar matti.
Barbara, matta non lo è. E io le credo.
Valter invece non è mai stato rapito dagli alieni, mentre due dei tre figli della donna, avuti dal marito precedente, seguono
purtroppo le sue orme, poiché le hanno già rivelato spontaneamente le loro disavventure notturne con gli alieni.
Per principio, Valter e la sua compagna non parlano mai di addotti o di ipnosi regressiva in presenza dei bambini. Appartenendo allo Stargate group, nato in Toscana nel 2001 su iniziativa di Maurizio Baiata, Valter e Barbara praticano le ipnosi regressive e al momento stanno seguendo tre addotti, due uomini e una donna. C’è la massima riservatezza su di essi e altro non ho potuto sapere.
Mi hanno solo detto che il gruppo Stargate friulano conta una decina di soci assidui, che si riuniscono a cadenza mensile. Ogni anno tengono anche una festa di due giorni, chiamata “Sentistoria Day” e il prossimo appuntamento, a cui non mancherò, è fissato per l’uno e il due settembre.
Valter è stato intervistato pochi giorni fa da Tele Friuli, a proposito di un cerchio nel grano apparso nel comune di Povoletto. E’ stato così che sono venuto a conoscenza di lui, friulano di adozione, ma di origini toscane. Mentre nel pomeriggio il contadino trebbiava il grano, con Barbara che non poteva trattenere le lacrime, i carabinieri chiedevano i documenti ai presenti, una mezza dozzina d’irriducibili appassionati che non avevano voluto perdersi la fine ingloriosa di quell’effimero Mandala.
A differenza di Pasqualini, Valter non solo sostiene che il cerchio apparso pochi giorni fa sia di fattura umana, perché le spighe erano spezzate e non piegate, ma afferma che il 60% di tutti i cerchi sono fatti dagli stessi appassionati di ufologia o, in alternativa, da artisti dediti alla cosiddetta land-art
Di modo che, secondo Valter Colognori, ci sarebbero cinque categorie di circlemakers: 1) gli alieni; 2) i militari depistatori; 3) gli ufologi; 4) gli artisti e 5) i burloni. Ovviamente, i primi furono i precursori e tutte le altre categorie sono venute dopo.
Francamente, non pensavo che la faccenda fosse così ingarbugliata. Alla mia domanda se i cerchi non siano messaggi per l’umanità da parte di intelligenze aliene, come si è sempre pensato, bensì messaggi per gli alieni da parte dei nostri militari, sullo stile dei cavalli bianchi inglesi incisi nella roccia e delle linee di Nazca, Valter mi ha dato una risposta che non lascia spazio a repliche.
Non ha senso che i nostri militari mandino messaggi agli alieni se è vero – come probabilmente lo è – che già da molti anni alieni di diverse razze collaborano con vari corpi speciali degli eserciti più potenti al mondo.
La qual cosa, se unita all’esperienza vissuta da Barbara, tecnicamente chiamata O.M.A. (operazione militare abduction), ci offre uno scenario che definire inquietante è dir poco: militari umani da decenni tramano ai nostri danni insieme a entità provenienti da Altrove.
Con me Barbara e Valter sfondano una porta aperta, dato il mio decennale, convinto e inossidabile antimilitarismo, ma se le cose stanno così, attentati false flag, scie chimiche, torture ai prigionieri e guerre più o meno sporche sono solo la punta dell’iceberg delle nefandezze compiute dalla casta guerriera in tutto il mondo, con la beffa, oltretutto, dell’essere finanziata con i soldi del contribuente.
Cos’altro ci stanno preparando i militari? Una falsa invasione aliena, per caso?
Un’altra storia incredibile è quella capitata a un socio della sezione laziale di Stargate
Siamo abituati a pensare che le ipnosi regressive si facciano nel chiuso di una stanza, con l’addotto disteso sul lettino dello psicanalista e magari con una musica rilassate di sottofondo. Ebbene, il signor Mario (chiamiamolo così) fece un’ipnosi regressiva in un giardino circondato da un boschetto. L’addotta era una ragazza che chiameremo Anna, come la regina dei Visitors. Mario commise l’errore, ma scoprì che era tale solo in seguito, di far assistere alla seduta un suo amico, che chiameremo Bruno.
Erano tutti e tre seduti su comode seggiole e c’era anche un cagnetto che poltriva poco distante. La tranquillità del posto non lasciava presagire ciò che sarebbe effettivamente successo.
Mentre Anna era sotto ipnosi, Bruno a un certo punto cominciò a piantare le unghie nel tavolo di legno e a trascinarle con forza
fino a conficcarsi le schegge sotto le unghie. Accortosi del fatto, l’allibito Mario gli chiede, sussurrando: “Cosa diavolo stai facendo?”.
Per tutta risposta Anna salta su chiedendo a sua volta, con occhi spiritati: “Che ci fa lui qui?”.
E Bruno, anche lui fuori di sé, le risponde con aria di sfida: “Sono già qui!”.
Il povero conduttore dell’ipnosi non sapeva come gestire la cosa, né si rendeva conto esattamente di ciò che stesse succedendo, e già si cominciarono a sentire i cespugli nelle vicinanze che venivano scossi, mentre il cagnetto correva su e giù abbaiando come un pazzo.
Pochi secondi dopo, per fortuna, tutto ebbe fine. La ragazza cadde addormentata, Bruno rientrò in sé, alcune luci schizzarono nel cielo a velocità pazzesca, da dietro le siepi, e anche il cagnetto ritrovò la calma.
Mario era il più scioccato di tutti.
Da quel giorno, mi disse Valter, non è più stato tanto a posto con la testa, e questo deve servire di monito a chiunque voglia praticare ipnosi regressiva. Si corrono gli stessi rischi delle sedute medianiche. Vanno lasciate fare a chi le sa fare.
Ecco una spiegazione scientifica dell’evento: quando si fanno ipnosi regressive ci si può trovare di fronte a due tipi di addotti, quelli che hanno una M.A.A. (memoria aliena attiva) e quelli che ne hanno una M.A.P. (memoria aliena passiva).
Questi ultimi sono i più facili da trattare, perché racconteranno solo ciò che è loro successo, senza sorprese, limitandosi a parlare dei ricordi inconsci relativi al rapimento subito.
I M.A.A. invece sono molto più pericolosi perché l’alieno responsabile del rapimento è ancora dentro di loro e questa caratteristica li fa assomigliare a invasati o posseduti che dir si voglia. E allora, a quel punto ci sarebbe bisogno di un esorcista e non di un ufologo.
Nel caso accaduto in Lazio, Anna aveva una M.A.A. e anche Bruno ne aveva una, solo che Mario non lo sapeva. Non sapeva di essersi portato ad una seduta un amico a sua volta addotto. Il problema nacque dal fatto che l’alieno che possedeva Anna era di una razza diversa da quello che possedeva Bruno, razze che si odiano e che con patti scellerati si sono spartite l’umanità come fosse una torta. Tu ti occupi di questo e a me lasci quest’altro. Settori di competenza che non devono essere invasi, pena lo scontro fisico come stava per succedere in quel giardinetto, con noi in mezzo a fare da cavie. Corpore vili, come i nostri vivisettori chiamano tradizionalmente topi, conigli, cani, gatti, scimmie e porcellini d’India. Splendida Nemesi!
Ulteriore precisazione: Bruno aveva una M.A.A. rettiliana, mentre Anna era posseduta da un Orange, una razza poco nota, dai capelli arancione e dalla tuta blu, belli nelle fattezze del volto, ma cattivi d’animo.
Dal vostro corrispondente da Magonia per ora è tutto. Se non incontrerò prima Valter e Barbara, che ringrazio per le interessanti informazioni, a settembre riferirò l’esito della festa-assemblea dello Stargate Group.
Sempre che, prima, non mi capiti di trovare impronte di anfibi sul terrazzino di casa.
Potrebbero interessarti anche :