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I ribelli della nuova Resistenza. “Diamo voce a chi non ce l’ha”

Creato il 01 dicembre 2010 da Lapulceonline

striscione, sfratto, alessandriainmovimentoRivoluzionari si nasce, o si diventa? Beh, se il mondo è imperfetto – come del resto lo è – entrambe le cose. Abbiamo volentieri dimenticato gli ambienti istituzionali, le conferenze stampa, la politica, e siamo andati un po’ a vedere cosa c’è dall’altra parte della barricata, dove si trova la quella che potrebbe essere definita la nuova Resistenza, la rete sociale, il mondo dei dissidenti. Termini grossolani, certo, per indicare quella sempre più crescente fetta d’umanità che semplicemente non ne può più, e contesta attivamente l’attuale sistema economico, politico e sociale scegliendo di disobbedire in maniera condivisibile o meno – alle fregnacce del Potere. E’ pura contestazione, certo, ma c’è anche solidarietà. Anzi, tutto gira intorno alla solidarietà, almeno nelle intenzioni: uguaglianza, diritti, pace sociale e libertà sono solo alcune delle parole cardine delle organizzazioni antiproibizioniste e multietniche con cui avremo a che fare questo mese. Claudio Sanita, ferroviere trentenne di Novi Ligure, ci chiarisce le idee e ci racconta la vita dei Movimenti Sociali di Alessandria e del loro universo, avvalendosi anche della propria esperienza personale. Attivo dal 1997 (poi vedremo come e perché), Claudio fa parte del Laboratorio Sociale di via Piave 65 e del Centro Sociale Occupato “Crocevia”, via Casalcermelli niente numero civico. Sono queste le “roccaforti” autogestite attorno alle quali gravitano anche altri movimenti del sociale come la Polisportiva Antirazzista Uppercut, il Movimento per la Casa, gli Studenti in Movimento, l’Associazione Immigrati Senza Frontiere ed i Collettivi Universitari di Alessandria. Un network di persone che- oltre ad impegnarsi nel sociale a fianco degli “ultimi”- punta ad un disegno ben più ampio: quello dell’auto-governabilità dei popoli. E per raggiungere tale obiettivo, naturalmente, occorre partire dal basso, dal quotidiano, dal proprio territorio; si veda solo l’organizzazione del Crocevia o del Laboratorio Sociale, vere e proprie isole di indipendenza politica, fi nanziaria, istituzionale, dove si sbarca il lunario facendo colletta, raccogliendo fondi attraverso le cene di autofinanziamento (10 euro per mangiare, destinati alla cassa comune), e racimolando i (pochi) quattrini sborsati di tasca propria. Così facendo, viene da sé, i Movimenti ottengono una condizione di indipendenza slegata da ogni forma di controllo da parte di lobbies e organi comunali, provinciali, regionali, privati, o chicchessia. “E’ con la libertà economica che si ottiene la libertà d’azione”, dichiara Sanita. Claudio è uno di quelli studenti che nel ‘97 parteciparono all’ondata di malcontento giovanile di fronte al fi nanziamento della scuola privata voluta cosiddetta “riforma Berlinguer”, poi ha militato nella sezione di Rifondazione Comunista di Arquata Scrivia, svolgendone il ruolo di segretario per quasi due anni, mentre nel 2001 rifonda i Giovani Comunisti e partecipa alla mattanza del G8 di Genova. Dopodiché partecipa alla nascita dei “Disobbedienti” assieme ai collettivi di Casale Monferrato, Novi Ligure ed il movimento studentesco di Alessandria. Nel 2002, durante l’amministrazione di Mara Scagni, occupa i locali del Crocevia… Ma nel settembre 2009 il sindaco Piercarlo Fabbio ne impone lo sgombero. Seguono proteste, presìdi, una massiccia raccolta fi rme, fi nché Palazzo Rosso non si trova costretto a negoziare e ad affi dare l’edificio ai ragazzi per un affitto annuale di 150 euro. “ Per noi, l’aver ottenuto un ambiente, uno spazio fi sico non è la fine delle fatiche”, spiega Claudio, “i muri non sono un fine, ma un mezzo. E’ lì che nascono le idee, le proposte, è lì che decidiamo il da farsi”. In effetti, basta farsi un giro al Crocevia o al Laboratorio sociale per capire che sono luoghi altamente frequentati, e curati: le stanze sono pulite, i servizi igienici impeccabili e i frigoriferi sono forniti di cibi e bevande- niente ratti che si aggirano famelici quindi, niente cumuli di spazzatura, e niente pozze d’urina agli angoli come si potrebbe pensare (spesso a ragione) quando si parla di centri sociali. Il Crocevia, per esempio, frequentato prevalentemente la sera dopo il lavoro, la scuola o l’università, vede nel suo organico una cinquantina di persone occupate regolarmente (senza guadagnarci una lira) nella manutenzione, nella gestione e nell’organizzazione di eventi. “Non siamo rivoluzionari, ma ribelli”, commenta Claudio, “e tra le due cose c’è una bella differenza: i primi ambiscono a rovesciare la poltrona del potente di turno e prenderne il posto, mentre i secondi vogliono semplicemente segare le gambe di quella poltrona, e lasciarla vuota”. E prosegue: “Staremo sempre ‘in basso a sinistra’, perché crediamo che i veri cambiamenti possano venire solo dal basso, dal sottosuolo della società. Non andiamo a votare, né aspiriamo al potere. Il nostro obiettivo è dare voce a chi non ce l’ha e sensibilizzare il Potere di fronte ai problemi della comune cittadinanza”. E di carne al fuoco ce n’è eccome: i Movimenti Sociali sono attualmente impegnati nel contrastare la privatizzazione dell’ATM alessandrina attraverso manifestazioni, scioperi e liste civiche. Senza parlare poi della Rete per la Casa-sacrosanta, per carità – ma anche protagonista di “scivoloni” e misfatti avvenuti alcuni mesi fa da queste parti (si veda, per esempio, tutto il caos scatenato a Spinetta Marengo quando in 30 si barricarono all’interno di un appartamento privato per protestare contro gli sfratti). “In 10 anni di attività mi sono beccato 7 denunce, e anche una condanna per resistenza a pubblico ufficiale in occasione della manifestazione che organizzammo nel 2003 contro la guerra in Iraq, quando dipingemmo di rosso le pareti esterne della banca San Paolo, noto fi nanziatore delle operazioni militari”. Già, nella vita del dissidente – o meglio, del ribelle – c’è inclusa una dose non indifferente di querele, procedimenti giudiziari e, ogni tanto, qualche manganellata… ma qualcuno dovrà pur stare in prima fila per cambiare questo dannato mondo, no? Ma cosa accadrebbe se un giorno tutti si convertissero alla rivolta e le masse si risvegliassero? “Capiremmo innanzitutto che finora ci hanno fregati”, risponde Claudio,”. Crediamo di essere liberi solo perché andiamo a votare, ma- come ben potete constatare – una volta eletti i politici sono liberi di far tutto ciò che vogliono, senza più interpellare la cittadinanza, senza dover fondamentalmente rendere conto a nessuno”. Vi viene in mente qualcuno? Certo, si potrebbero fare un sacco di nomi e cognomi, e discuterne, ma per ora ci fermiamo qui.


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