Indagati almeno 45 consiglieri regionali del Piemonte dalla Guardia di Finanza per dei rimborsi spese “sospetti”.
I finanzieri hanno infatti raccolto in un rapporto tutti i dati sui consiglieri che verranno analizzati dalla magistratura nell’ambito dei reati contro la pubblica amministrazione.
Il totale di questi rimborsi che hanno destato il sospetto dei finanzieri ammonterebbe a circa 900 mila euro.
I rimborsi che i consiglieri regionali chiedevano andavano, secondo l’analisi di scontrini e fatture, non a sopperire a spese politiche ma a pagare uscite in discoteca, cene eleganti, persino regali di nozze.
Cose difficili da nascondere, anche volendo.
Già dallo scorso autunno la Finanza si era interessata ai rimborsi illeciti nel comune di Torino. Nello stesso periodo veniva alla luce anche il caso Martina e Vaciago.
Un periodo turbolento che non accenna a dare tregua: si addensano come nubi i casi di appalti “ambigui”, come il caso The Gate da 500 mila euro, la faccenda spinosa dei Murazzi e quella sulle irregolarità nei bandi per l’assegnazione di guardie armate di tribunali e musei.
La sensazione è quella di svuotare il mare con un cucchiaino.
Gli avvisi di garanzia per quest’ultimo caso di rimborsi “fasulli” potrebbero partire a giorni, così come l’iscrizione nel registro degli indagati.
Secondo gli investigatori non c’è stata una grande differenza tra la destra e la sinistra in questa “gara” a chi spendeva di più i soldi pubblici.
Poco meno “spendaccioni” i consiglieri del centrosinistra e rarissimi i casi regolari: vere e proprie “mosche bianche”, come hanno sottolineato gli investigatori; esempi virtuosi di pochi consiglieri che hanno segnato nel libro dei conti tutte le spese.
“E’ la prova che essere rispettosi delle regole si può” dice la Guardia di Finanza.
L’accusa fino a ora risulta quella di peculato e di aver utilizzato a fini personali fondi destinati alle attività consiliari. Dall’analisi degli scontrini, però, si potrebbe pensare anche a un reato di finanziamento illecito dei partiti, qualora i fondi fossero stati utilizzati nelle campagne elettorali.
Sono, in parole povere, circa 18mila euro a consigliere più 750 euro in più al mese.
Il danno allo Stato sarà calcolato dalla Corte dei Conti, che dovrà comunque valutare anche le indagini sui consiglieri regionali non rieletti, le spese di trasferta e i gettoni di presenza.
di Matteo Rinaldi.