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I rischi della plastica in cucina

Da Zonwu
plastica
BPA e DEHP sono sigle a voi familiari? La prima sta per "bisfenolo A", un composto chimico che rappresenta un elemento fondamentale per la sintesi delle plastiche. La seconda invece sta per "di-2-etilesilftalato", altra sostanza utilizzata per la creazione di materie plastiche.
Sia BPA che DEHP sono sostanze tossiche, che hanno effetti sul sistema ormonale e sull'apparato riproduttivo umano e animale. Di BPA se ne produce su scala mondiale qualche milione di tonnellate all'anno, ed è noto fin dagli anni '30 del secolo scorso per i suoi effetti nocivi sull'uomo in caso di esposizione a dosaggi elevati. Il DEHP è altrettanto dannoso per l'organismo, tanto che la Commissione Europea ne ha vietato l'utilizzo nei giocattoli o nei prodotti destinati all'utilizzo in ambienti chiusi.
Vi farebbe piacere trovare quantità di questi due agenti chimici all'interno del vostro cibo? Una ricerca condotta dal Silent Spring Institute mostra come ci sia un legame diretto tra la presenza di BPA e DEHP negli imballaggi ad uso alimentare e le quantità di queste sostanze rilevate all'interno dell'organismo umano.
Questi due composti chimici, dopotutto, sembrano essere presenti in moltissime materie plastiche di uso comune: confezioni di DVD, occhiali da vista e da sole, giocattoli in PVC, anche attrezzature mediche e scontrini fiscali hanno tracce di BPA e DEHP. E studi precedenti a quello di Rudel hanno mostrato la presenza dei due composti anche in imballaggi per alimenti.
"Ciò che la nostra ricerca dice è che l'imballaggio del cibo è la maggior fonte di esposizione a BPA e DEHP" dice Ruthann Rudel, tossicologo dell'istituto e autore della ricerca. "La buona notizia è che forniamo alcune prove di come la gente possa prendere decisioni quotidiane, nella propria cucina e con la propria dieta, nel caso volessero ridurre l'esposizione a questi composti".
La ricerca ha messo in luce il fatto che quando si evitano cibo confezionati, optando per alimenti freschi e non imballati, in soli tre giorni i livelli di BPA e DEHP si riducono di oltre il 50%, con risultati anche di molto superiori.
Rudel e i suoi colleghi hanno alterato la dieta di 20 famiglie composte ciascuna da due adulti e due bambini. Queste famiglie erano abituate da tempo (come moltissime altre) a bere da bottiglie di plastica, e mangiare cibo surgelato o confezionato, e usare oggetti di plastica molto comuni nelle case di tutti i giorni, come i contenitori per gli alimenti.
Durante gli otto giorni dell'esperimento, i ricercatori hanno prelevato giornalmente campioni di urine dai partecipanti, per rilevare i liveli di BPA e DEHP nell'organismo.
Durante i primi due giorni e gli ultimi tre, ogni famiglia si è nutrita come usava fare normalmente, ma per i tre giorni centrali hanno dovuto mangiare solo cibo preparato seguendo specifiche direttive:
  • Alimenti freschi
  • Niente utensili da cucina in plastica
  • Niente cibo confezionato
  • Niente bottiglie e contenitori di plastica
Durante questi tre giorni, il calo del BPA nelle urine è stato drastico: 66% rispetto ai livelli precedenti, con picchi del 75%. Stesso discorso per il DEHP, che ha visto una riduzione media del 50% con picchi del 95%.
Arnold Schecter, ricercatore della University of Texas School of Public Health e autore di una serie di studi sui composti chimici presenti nel cibo, dice che "il loro e i nostri studi stanno più o meno puntando nella stessa direzione, la cui conclusione è che potremmo avvelenarci di meno se usassimo cibo non conservato in imballaggi che contengono BPA, o in materiali che contengono ftalati. Mi sembra che sia una buona notizia. Da un punto di vista della salute pubblica, se potessimo ridurre i nostri livelli di questi composti sarebbe buona cosa".
Food Packaging Harbors Harmful Chemicals

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