Magazine Attualità

I rischi futuri nel business dell'energia

Da B2corporate @b2corporate
Anche i grandi investitori seriamente preoccupati per i cambiamenti climatici
I rischi futuri nel business dell'energia
Con questa notizia curiosa torno con piacere a farmi vivo su B2 (e spero di tornare a pubblicare in modo abbastanza assiduo). Il fatto è, a ben vedere, di quasi due mesi fa. Ma non si tratta di una notizia che si brucia, anzi, direi che porta a riflessioni decisamente di lungo termine: in settembre,  70 investitori globali, gestori di un portafoglio attorno a 3000 miliardi di dollari (sic! una volta e mezzo il PIL dell’Italia),  hanno chiesto lumi a 45 colossi energetici nel mondo (dividendoli in tre gruppi, a seconda che tra i loro filoni il principale sia il petrolio, energia elettrica o il carbone), su come stiano riparandosi dal rischio che il valore il loro business venga seriamente compromesso dall’attuazione di policies di drastica riduzione delle emissioni, con tanto di provvedimenti vincolanti. 
Tra i petroliferi figura un soggetto italiano, cioè ENI.
I rischi futuri nel business dell'energia
La richiesta di chiarimenti è inviata tramite una lettera di tre pagine, in tre versioni leggermente diverse per ciascuno dei gruppi prima citati. In tutte, si osserva che il trend al 2050 porterà la concentrazione della CO2 nell’atmosfera a più di 660 ppm, cui si può far corrispondere un innalzamento della temperatura media del pianeta pari a 3.6°C: a fronte di questa sollecitazione, non è per nulla certo che il sistema Terra si porti a nuove condizioni di equilibrio accettabili.  Da questo deriva la convinzione degli investitori che l’insieme dei governi del pianeta sarà costretto a concertare il contenimento del riscaldamento globale entro i 2°C (450 ppm di CO2).
Per farlo, in un dato istante nel tempo  tra qui ed il 2050, dovrà disporre misure per obbligare l’80% di riduzione delle emissioni di gas serra. Al momento, la lettera nota, l’80% dei nostri usi energetici sono assicurati da combustibili fossili.
E le domande che ne derivano sono abbastanza imbarazzanti. Nella sostanza, come investitori di lungo termine, i mittenti chiedono per che motivi dovrebbero continuare a dare fiducia ai destinatari della lettera. Ad esempio, per i petroliferi: contenere entro i 2°C il riscaldamento globale, significa che il 40-60% del loro mercato verrebbe perso, cioè sarebbe impedito lo sfruttamento di più di un terzo delle attuali proven reserves.
Ma allora come è possibile – ci si domanda nella lettera – che, nel 2012, le 200 maggiori aziende nel settore dei combustibili fossili abbiano speso 674 miliardi di dollari per la ricerca di nuove riserve?
La conclusione della lettera non scherza: ciascuna delle compagnie, petrolifere, elettriche o del carbone, faccia uno studio sulla sua esposizione a questi rischi, e chiarisca cosa sta facendo per coprirsi da un crack esiziale. E che emerga chiaramente quale ruolo ha avuto il consiglio di amministrazione nella supervisione di tale studio ed elaborazione di conseguente piano di protezione (insomma che il Board se ne prenda responsabilità).  Da rendere noto nella corso del 2014 (per ciascuna società, prima della propria riunione annuale degli azionisti).
Prima milestone: per il 4 ottobre 2013 si chiedeva già di restituire notifica di ricezione della lettera, con comunicazione delle proprie intenzioni circa l’esecuzione dell’assessment: pare che le varie aziende abbiano risposto con manifestazione di interesse, anche un po’ goffa; ma è chiaro che in qualche modo cercheranno di dare soddisfazione ai detentori e collocatori di 3000 miliardi di dollari.
Io sono forse diventato un po’ cinico, ma queste lettere mi piacciono proprio: niente sentimentalismi per il pianeta in pericolo e stile asciutto: “secondo voi, perché dovremmo continuare a mettere i nostri soldi (e ne abbiamo tanti) nelle vostre tasche?
Sembrate non aver  capito che, se continuate a pensare di andare avanti come sempre, fra un po’ vi ritrovate con le gambe segate,  voi ed i vostri giocattoli usuali!
Dateci una buona ragione, messa per iscritto, ben documentata e dichiaratevene responsabili, perché se non ci avrete convinto il problema è vostro”.
Sono diventato cinico, dicevo. E sì, perché so già che 45 letterine di tre pagine ciascuna avranno un effetto decisamente più efficace di quanto potrebbero ottenere migliaia di consumatori finali (anche dei combustibili fossili, ma in primis del pianeta terra) andando manifestare la propria rabbia per strada (magari rischiando qualche manganellata), ma evidentemente sprovvisti di leve efficaci come la scarsella piena ed il diritto a mettervi mano solo a ragion veduta.  
A presto
Estor
Per approfondimenti e dettagli vi rimando al blog http://questionedienergia.wordpress.com/.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :