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Dunque oltre al primo round dei colloqui di pace sulla Siria "Ginevra 2", concluso ieri con un nulla di fatto – ma d'altronde, come lo stesso mediatore capo Lakhdar Brahimi ha ricordato, era presto per arrivare a qualcosa di definitivo –, a saltare sarebbe anche il termine della consegna degli armamenti fissato per la prossima settimana.
Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa britannica, i carichi arrivati al porto di Latakia rappresentano soltanto il 4,1 per cento delle 1.300 tonnelate dichiarate dal governo di Damasco all'Opcw. Una fonte, che ha parlato a condizioni di anonimato, ha commentato: «Non è una quantità sufficiente, ma non c'è nulla di più».
La missione di bonifica unificata Onu-Opcw, a questo punto farebbe segnare tra le sei e le otto settimane di ritardo, tanto che un funzionario della Casa Bianca ha detto a Reuters che sarebbe necessario discuterne alla prossima riunione (in programma all'Aia, per giovedì 30 gennaio) del consiglio esecutivo dell'Organizzazione.
Damasco deve dimostrare a questo punto di fare sul serio, hanno sottolineato le fonti interpellate, anche perché i ritardi potrebbe innescare meccanismi di sanzioni verso la Siria. Sanzioni che comunque dovrebbero essere ratificate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – che a quanto pare sarà informato sulla situazione dal capo della missione Sigrid Kaag la prossima settimana –, e andare incontro al possibile veto di Russia e Cina.
Esortazioni per accelerare le attività, sono arrivate sia dal Segretario generale dell'Onu Ban Ki -moon, in un rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza; sia dal Segretario di Stato statunitense Kerry, che a quanto riportato dal portavoce del Dipartimento di Stato, Jen Psaki, avrebbe invitato in una telefonata ufficiale il capo della diplomazia russa Lavrov ad utilizzare la propria preferenzialità di rapporti, per incitare Assad ad andare avanti con più vigore nelle operazioni
A detta di diversi analisti internazionali, il governo Assad starebbe gestendo la fase di disarmo parallelamente ai negoziati di Montreux, procedendo con un ritmo lento – quel tanto che è necessario ad evitare le accuse di non rispettare l'accordo – per poter utilizzare lo smantellamento come "ricatto" diplomatico.
Nel frattempo il Pentagono ha annunciato due giorni fa, che la nave "Cape Ray" che dovrà occuparsi della distruzione dei prodotti chimici, ha salpato dal porto di Norfolk, in Virginia, in direzione delo scalo italiano di Gioia Tauro. L'arrivo è previsto nell'arco di due o tre settimane: anche la partenza è stata leggermente ritardata, per la necessità di sistemare uno dei motori dell'imbarcazione americana.
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