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I Seals salvano la Libia e riprendono la petroliera dei ribelli
Creato il 18 marzo 2014 da Danemblog @danemblogLa nave era da una settimana in mano ai ribelli secessionisti della Cirenaica - regione della Libia orientale, dove i guerriglieri lottano per distacco dal governo centrale, hanno occupato già numerosi porti e hanno autoproclamato un governo locale guidato da Abdo Rabbo al-Barassi. A quanto pare era stata utilizzata per imbarcare al porto di As-Sidra un carico di greggio, da 200 mila barili di petrolio (per un valore di 36 milioni di dollari), destinato al mercato nero - senza destinazione definita.
As-Sidra è controllata dal già noto Ibrahim Jadran, che insieme alla milizia da lui guidata (il cui ruolo nella deposizione di Gheddafi fu di primaria importanza), era stato incaricato dal governo regolare della sorveglianza su alcuni porti nella zona orientale del paese (dove transita la maggior parte delle esportazioni di petrolio libico). Ma dal luglio scorso, Jadran si è rivoltato - accusando il governo di corruzione e inadeguatezza, e chiedendo autonomia per la parte orientale del Paese, nonché una percentuale più alta sui proventi delle esportazioni - e ha deciso di bloccare il traffico nei porti da lui controllati. Sabato l'Ufficio politico di Barqa (nome arano della Cirenaica), guidato proprio da Jadran, aveva reso noto di essere intenzionato a provvedere alla vendita di petrolio in via indipendente dal governo di Tripoli, sfruttando comunque quello della Libyan National Oil Company, rubato e caricato a bordo di navi come la "Morning Glory".
Il Pentagono ha specificato che l'azione del team di incursori, è stata autorizzata direttamente dal presidente Obama (sotto il comando della Special Operations Command Europe), su richiesta delle autorità libiche e cipriote - il blitz è infatti avvenuto in acque internazionali, 18 miglia a sud-est di Cipro. I Seals si sono mossi dal cacciatorpediniere "USS Roosevelt" - utilizzato come piattaforma di supporto logistico - a bordo di un elicottero, intorno alle 10pm EDT di domenica 16 marzo. L'operazione non ha prodotto nessun ferito.
La nave, sulla quale successivamente si sono imbarcati alcuni marinai della "Roosevelt", farà rotta verso un porto libico: nel frattempo le autorità cipriote hanno preso in consegna tre persone che avrebbero affittato una barca dal locale porto di Larnaca e avrebbero avvicinato la "Morning Glory" al largo - si pensa siano dei potenziali acquirenti del petrolio.
La vicenda aveva superato il fatto di cronaca, quando martedì 11 marzo era riuscita a lasciare il porto dove le autorità libiche l'avevano bloccata: infatti, nonostante le minacce di bombardamenti da parte del governo, l'imbarcazione aveva mollato le ancore e preso il largo. Le navi libiche che si sarebbero dovute occupare del contenimento erano in realtà dei pesanti pescherecci, armati soltanto di qualche mitragliatrice, che non erano riusciti né nel tentativo di fermarla, tanto meno di inseguirla.
Circostanza che aveva messo in estremo imbarazzo il primo ministro Ali Zeidan, tanto che si era trovato sfiduciato dal parlamento e sostituito con l'ex ministro della Difesa Abdulah al-Thani, che cambiando strategia aveva chiesto subito l'aiuto degli alleati per risolvere la situazione.
E sugli alleati, la Libia sta facendo conto da diverso tempo, soprattutto dal punto di vista militare: se n'era già parlato della complicata situazione in cui vertono ampie aree del Paese (Cirenaica e Sud, su tutte), con la Delta Force americana schierata in operazioni di commandos contro i gruppi terroristici al-Qaeda linked - ormai arrivati a un livello di attività quotidiana: oggi un attentato ad una caserma di Bengasi ha fatto una decina di morti tra le forze di sicurezza.
D'altronde la delicata situazione libica, non permette la formazione di un esercito regolare - le intere Forze Armate sono in via di ammodernamento, dopo Gheddafi -, le truppe vengono addestrate da Turchia, Qatar, Francia, Inghilterra, Giordania e anche dall'Italia (sarebbero attualmente 100 mila, esclusi i riservisti). La situazione, oltre che conseguenza delle numerose milizie in giro per il paese che hanno rifiutato il disarmo dopo il contributo alla caduta dalla dittatura, è anche legata alla debole economia, essenzialmente conseguenza del calo delle esportazioni di petrolio: la produzione è crollata a 130 mila barile, meno di un decimo del volume ante guerra.
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