A volte può più un fuori onda che decine di conferenze stampa ad usum fedelissimi. Maria Stella Gelmini e Giovanni Toti parlano del padrone, e quello che ne viene fuori è una sorta di de profundis difficile da giustificare in un faccia a faccia. Silvio, a detta dei due forzisti di ferro, è un leader azzoppato, metaforicamente e fisicamente. Terrorizzato da quanto gli potrebbe succedere fra cinque giorni, il Capataz è prigioniero delle sue angosce, fatto che si riflette inevitabilmente sul partito. La Gelmini e Toti parlano espressamente di “abbraccio mortale” con Renzi e di quel maledetto incontro al Nazareno che, secondo le aspettative andate deluse di Silvio, doveva essere una specie di lasciapassare per quella agognata agibilità politica della quale Berlusconi ha un bisogno fottuto. Il fatto è che, sondaggi alla mano, molti elettori di Forza Italia apprezzano quell'abbraccio perché in Renzi rivedono quello che Silvio è stato nel 1992. E siccome la storia si ripete, ma non a distanza di venti anni, Il Sindaco ha dalla sua l'elenco lungo uno sproposito degli errori del modello di riferimento, e se a fine maggio dovessero esserci sul serio quegli 80 euro in più in busta paga, ne vedremo delle belle. Siamo convinti che Renzi non avrebbe dato la stura ai movimenti secessionisti ma li avrebbe cavalcati come sta facendo con Silvio. E che quei movimenti siano un po' meno folkloristici di quelli di qualche anno fa, ce lo dimostra il fatto che un secessionista, Luigi Faccia, si è dichiarato “prigioniero politico”, proprio come i brigatisti rossi che finivano in manette. E siamo convinti che Renzi, al posto di Silvio, non avrebbe mai fatto costruire all'Aquila le new town che oggi stanno affondando insieme ai sogni di grandezza di Guido Bertolaso. Matteo non ha industrie né case a Montecarlo e guardate come si è sgonfiato da solo lo “scandaluni” della dependance renziana a Firenze. I capi dell'informazione berlusconiana ci dovrebbero spiegare per quale ragione puntano sui beni immobili o su presunti scandali sessuali degli avversari, forse perché sono le materie che maggiormente conoscono e praticano. Comunque, niente affatto ridendo e scherzando, domani saranno cinque anni dal terremoto dell'Aquila. La città continua ad essere al buio mentre stanno al loro posto, immote, le strutture di sostegno e i ponteggi che costano un fottio di denaro e non producono nessun effetto. 18 anni di berlusconismo sarebbero troppi anche per i Papalagi, il popolo più pacifico della Terra.
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I secessionisti veneti si dichiarano prigionieri politici e all'Aquila affondano le new town. È tutto un delirio, fuori onda, berlusconiano
Creato il 05 aprile 2014 da Massimoconsorti @massimoconsorti
A volte può più un fuori onda che decine di conferenze stampa ad usum fedelissimi. Maria Stella Gelmini e Giovanni Toti parlano del padrone, e quello che ne viene fuori è una sorta di de profundis difficile da giustificare in un faccia a faccia. Silvio, a detta dei due forzisti di ferro, è un leader azzoppato, metaforicamente e fisicamente. Terrorizzato da quanto gli potrebbe succedere fra cinque giorni, il Capataz è prigioniero delle sue angosce, fatto che si riflette inevitabilmente sul partito. La Gelmini e Toti parlano espressamente di “abbraccio mortale” con Renzi e di quel maledetto incontro al Nazareno che, secondo le aspettative andate deluse di Silvio, doveva essere una specie di lasciapassare per quella agognata agibilità politica della quale Berlusconi ha un bisogno fottuto. Il fatto è che, sondaggi alla mano, molti elettori di Forza Italia apprezzano quell'abbraccio perché in Renzi rivedono quello che Silvio è stato nel 1992. E siccome la storia si ripete, ma non a distanza di venti anni, Il Sindaco ha dalla sua l'elenco lungo uno sproposito degli errori del modello di riferimento, e se a fine maggio dovessero esserci sul serio quegli 80 euro in più in busta paga, ne vedremo delle belle. Siamo convinti che Renzi non avrebbe dato la stura ai movimenti secessionisti ma li avrebbe cavalcati come sta facendo con Silvio. E che quei movimenti siano un po' meno folkloristici di quelli di qualche anno fa, ce lo dimostra il fatto che un secessionista, Luigi Faccia, si è dichiarato “prigioniero politico”, proprio come i brigatisti rossi che finivano in manette. E siamo convinti che Renzi, al posto di Silvio, non avrebbe mai fatto costruire all'Aquila le new town che oggi stanno affondando insieme ai sogni di grandezza di Guido Bertolaso. Matteo non ha industrie né case a Montecarlo e guardate come si è sgonfiato da solo lo “scandaluni” della dependance renziana a Firenze. I capi dell'informazione berlusconiana ci dovrebbero spiegare per quale ragione puntano sui beni immobili o su presunti scandali sessuali degli avversari, forse perché sono le materie che maggiormente conoscono e praticano. Comunque, niente affatto ridendo e scherzando, domani saranno cinque anni dal terremoto dell'Aquila. La città continua ad essere al buio mentre stanno al loro posto, immote, le strutture di sostegno e i ponteggi che costano un fottio di denaro e non producono nessun effetto. 18 anni di berlusconismo sarebbero troppi anche per i Papalagi, il popolo più pacifico della Terra.
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