Ascoltando la presentazione del XVII capitolo della Bhagavad Gita da parte del Maestro, ho avuto chiaro qualcosa che avevo in testa da tempo: cosa stiamo facendo con questi seminari? Perché svegliarsi presto la mattina per ripetere 108 volte per 16 un mantra di cui conosciamo appena il significato? Che senso hanno questi scritti tanto antichi quanto enigmatici? Mi sarà veramente utile nel qui e ora tutto questo investimento di tempo ed energie, oppure devo aspettare il trapasso per vedere i risultati? E perché questo mondo è strutturato su tre pilastri e non su due o su quattro?
Poi è emersa nella mia mente la parola “esoterismo”.
Sono andato a controllare, come immaginavo il mio dizionario riporta la versione consueta, legando la parola al mistero, alla segretezza, a ritualità per pochi eletti.
Ma eso è il primo elemento di parole che hanno a che vedere con “dentro”, “interno”, che c’entra allora il mistero e la segretezza?
E perché ho collegato “esoterico” alle parole e alla disciplina proposta dal Maestro?
Cercherò di spiegarmi senza farla troppo difficile, perché il difficile in questo caso è proporzionale solo alla mancanza di volontà nel voler cambiare abitudini che ci paiono non avere alternative, “naturali”, ma bisogna vedere di quale “natura” stiamo parlando.
Torniamo alla prima domanda: cosa stiamo facendo con questi seminari?
Io credo che forse non tutti abbiamo pienamente realizzato il fatto che gli innumerevoli incontri di più giorni sulla Bhagavad Gita ora, come sugli Yoga Sutra di Patanjali qualche anno fa, che noi continuiamo a chiamiamo col termine piuttosto neutrale di “seminari”, ci hanno trasformato.
L’obiezione più lecita è che tutto quel che ci accade ci trasforma, un incidente stradale può trasformarci in un invalido permanente ed un incontro illuminante in persone felici. Se vogliamo essere precisi, nel caso degli incontri col Maestro noi ci siamo trasformati alla luce di una Tradizione millenaria (ho scritto apposta con la T maiuscola).
Questa tradizione, di cui Marco Ferrini si fa portatore e “traduttore”, senza per questo allungarla in un brodino per stomaci delicati e abituati a pensare ad una “nuova era” tutta costruita intorno al proprio ego, è il precipitato millenario di esperienze ed intuizioni di persone che come noi hanno calpestato il suolo e si sono bagnate nelle acque del nostro pianeta, ma con un insopprimibile desiderio di conoscenza, con l’intuizione che quello che ogni giorno viviamo è parte di un insieme più grande a cui tutto appartiene, un’intuizione intorno alla quale è stata costruita una metodologia d’approccio che noi chiamiamo “disciplina”, sadana e la disciplina, insieme alle intuizioni di chi la pratica, sono il sapere che noi andiamo ad ascoltare ai seminari di Marco Ferrini: noi stiamo partecipando attivamente, in prima persona, ad un evento che si ripete da migliaia di anni. Se penso a tutte quelle persone che spendono cifre iperboliche per trovare “sapori autentici”, o s’intruppano in tour organizzati alla ricerca di “veri guerrieri tribali” o per assistere ad “autentici riti” di quella o quell’altra “antica civiltà”, io credo di essere stato fortunato: con una cifra modestissima, senza dover prendere aerei o percorrere insidiosi sentieri nella giungla, non ho “assistito”, ma “partecipato” come protagonista ad un evento antico ed “esoterico”: non ho visto la foto di un bellissimo tramonto, ero lì.
E che fossi stato attivamente presente, lo dimostra il fatto che “dentro” qualcosa è cambiato.
Ecco l’esoterismo, che poco ha a che vedere coi segreti e le sette, e molto coi movimenti interni della coscienza. Questi, chiamiamoli ancora seminari, ma abbiamo capito che rappresentano più un “collegamento” che uno studio, fornendoci al contempo una conoscenza e una disciplina sperimentata da migliaia di persone intelligenti ed ispirate per migliaia di anni, ci trasformano “dall’interno”, qui sta l’esoterico, non c’è niente di segreto e di misterioso, se non nel cuore della persona che si trasforma, questo si è un mistero. Che poi sia una cosa per pochi non dipende dall’esclusività degli insegnamenti o dallo snobismo del Maestro, ma dalla difficoltà di noi esseri umani, succubi come siamo di desideri contraddittori.
Intendiamoci, ci si trasformerebbe lo stesso, ogni giorno ci trasformiamo, la differenza tra la conoscenza esoterica e quella essoterica (exo=esterno), consiste che nel primo caso siamo noi a controllare questo processo. Si chiama libertà, non so se riesco a spiegarmi: sono libero perché ho chiaro cosa sta succedendo e conosco gli strumenti per intervenire, se poi agisco coerentemente o no quello fa parte del libero arbitrio e della responsabilità personale, ma non seguo distrattamente l’onda pensando di agire in piena libertà, mentre invece altro non faccio che adeguarmi ai costumi dominanti.
Dio non voglia, ma se dovessi subire un intervento chirurgico, non mi metterei nelle mani di un giovanotto appena laureato in medicina, così se cerco di capire qualcosa di quello che solo intuisco, non vado a lezione di grammatica, ma da qualcuno che “pratica” (come il chirurgo) da anni e che ha studiato in una scuola riconosciuta ed affidabile, la quale da anni abbia già curato quella malattia.
Per quel che mi riguarda la chirurgia interna di Marco Ferrini funziona e i seminari sui testi della Tradizione rappresentano a mio avviso, l’esperienza più alta e meglio riuscita della sua attività di maestro spirituale.