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I Senza-Tempo

Da Fant @fantasyitaliano

[Piccolo disclaimer: Alessandro Forlani è uno degli autori che più stimo nel panorama italiano. Inoltre, ha collaborato con un romanzo a puntate su questo stesso blog. Questo avveniva in tempi non sospetti. Ho deciso di recensire la sua ultima opera – e non solo segnalarla, come forse sarebbe più conveniente – nonostante questo evidente conflitto d’interessi. Decidete voi se la recensione è obiettiva o meno.]

Inoltre, aprire una parentesi un po’ acida ed antipatica. Saltate il paragrafo sottostante se non vi interessa e volete solo la recensione.

Parentesi acida

Ho notato con piacere che il romanzo ha già ricevuto tantissime recensioni (una ventina, ma può darsi me ne sia persa qualcuna). La cosa ovviamente mi ha fatto molto piacere, soprattutto perché sono quasi tutte positive e come ho detto ho molta stima di Forlani. Tuttavia, fatta eccezione per alcuni blogger, non ho potuto fare a meno di notare (ma sono cattivo, si sa) la sproporzione tra quanti hanno parlato di questo Urania e quanti hanno trattato le opere precedenti di Forlani. Eppure online l’autore non è certo invisibile ed ha già pubblicato più di un lavoro. Ci sarebbe stato modo di apprezzarlo anche prima, magari sul suo blog e, mi auguro, ci sarà modo di apprezzarlo anche dopo la pubblicazione con Mondadori. Per dire, mi sarebbe piaciuto che anche O si va a vapore o si muore avesse ricevuto tutte queste attenzioni. Invece, la Pyra Edizioni, la piccola casa editrice che lo aveva pubblicato, nel frattempo è fallita e costato con orrore come la pagina che prima ospitava il libro, ora sia occupata da scritte in coreano.

E la cosa dovrebbe valere per tutti gli autori esordienti. Se la maggioranza dei blogger che si dicono appassionati per segnalare e recensire un autore meritevole deve aspettare che questo venga pubblicato da una casa editrice importante, è segno che non si fa fino in fondo il proprio “lavoro” (tornerò su questo tra qualche giorno… forse). Insomma, che ci stiamo a fare come blogger se ci limitiamo a svolgere in subappalto (non retribuito, intendiamoci, non accuso nessuno di questo) il ruolo di ufficio stampa delle case editrici? Sempre con l’eccezione di alcuni appassionati della prima ora, s’intende. Il mio è più un discorso “statistico”, diciamo, e non vorrei che si offendessero proprio quelli che il “talent scouting” l’hanno sempre fatto.

Trama

Chi sono il dottor commercialista Totali, l’avvocato fallimentare Pantocrati, il notaio senza tempo i I Senza Tempo  VanderMeer trama libri recensione premio urania 2011 Premio Kipple 2011 new weird lovecraft horror fantasy italiano fantascienza China Miéville alessandro forlani Maggioritariis? E soprattutto, chi è Monostatos il risvegliato? (Questi nomi, presi a prestito nel 2012, nascondono attività mostruose.) Chi ha assassinato i bambini di una scuola elementare di provincia, divorandoli? (Le indagini sono tuttora in corso.) Cosa vogliono gli Archiburoboti, invasori meccanici già in marcia nel 2024? L’intempestiva risposta arriverà nella spaventosa Italia che ci aspetta nel 2036, in un romanzo di magistrali nefandezze e originalità assoluta, vincitore del premio indetto annualmente da “Urania”.

Recensione

Lo stile non lascia dubbi sul fatto che si tratti del nostro Forlani e non di un omonimo. Forse un po’ meno artefatto e ricercato del solito, fluisce particolarmente bene lungo le poche pagine del racconto lungo (o romanzo breve). Come sempre il lessico è il punto nodale dello stile. Non è più quello ottocentesco, privilegiato da Alessandro in altre occasioni, ma uno più moderno, costellato però da termini comunque desueti.
I Senza-tempo ha un buon ritmo, cosa fondamentale considerando la trama piena di balzi temporali e, complice la brevità del romanzo, si ha l’impressione di assistere ad un film dal montaggio serrato.

Il genere d’appartenenza è difficile da definire. Di certo paragonabile al New Weird alla Evangelisti, almeno per le sovrapposizioni temporali o l’approccio razionale alla magia. Punto cruciale delle critiche di cui leggo parecchio sul web è infatti la difficoltà di attribuire il romanzo ad un genere particolare (fantascienza, science fantasy, fanta-horror). A me, che conosco piuttosto bene i “confini” su cui si muove Forlani, la cosa non ha stupito più di tanto.  Tenderei a collocarlo – se proprio devo – da qualche parte nella terra di nessuno tra la science fantasy e il fanta-horror. Un romanzo pienamente New Weird, insomma.

Un romanzo New Weird

Se proprio si deve giocare al gioco dei generi, come molti detrattori del romanzo hanno fatto, bisogna farlo fino in fondo, citando e documentandosi (dato che le “categorie” esistono per semplificare la comunicazione, non per rendere tutto più confuso). Uno dei motivi per cui spesso si è allergici alle etichette è proprio quest’utilizzo poco consapevole. Per dire, si attacca in quanto poco fantasy un romanzo che non ha elfi o gnomi, o come poco fantascientifico un racconto in cui non compaiono astronavi e spade laser. Mi limito allora a citare dal manifesto New Weird di Jeff VanderMeer, secondo cui le caratteristiche del genere sono:

  • Fusione di elementi fantasy, fantascientifici e horror;
  • “Abbandonarsi al bizzarro” al fine di provocare un forte senso del meraviglioso, e quindi creature e ambientazioni molto strane e originali (ma senza arrivare agli eccessi della bizarro fiction)
  • “Mondo secondario” verosimile e coerente con le premesse.

Ci sono inoltre delle caratteristiche comuni alla maggioranza delle opere new weird, ma non a tutte:

  • Allegoria e tematiche socio-politiche, d’attualità e/o filosofiche;
  • Atmosfere lugubri, oscure, ciniche e pessimiste. Non c’è nulla di consolatorio o evasivo, a differenza del fantasy classico.

Insomma, se non si accetta questo libro come fantascienza, anche se “eretica” e appartenente ad un sottogenere d’avanguardia come il New Weird, non si devono considerare appartenenti al canone fantascientifico autori come Lovecraft, VanderMeer e China Miéville. Solo per citare i primi che mi vengono in mente.

Non sono un esperto di manga, ma le atmosfere ed i personaggi, caratterizzati spesso attraverso l’ironia, l’intreccio storico con elementi fantascientifici mi ha ricordato alcuni manga come Il conte di Montecristo; mentre  altri elementi — carne, tecnologia e magia, in chiave esoterico-quantistica — mi hanno ricordato Immortal ad Vitam. Ma è solo un’associazione come tante altre, dato che Forlani è bravissimo ad oscillare tra moltissime fonti d’ispirazione. E poi desumibile, anche a chi non ha mai letto nulla di questo autore, che gli elementi soprannaturali sono inquadrati in un quadro più ampio, che attraversa tutte le sue opere in maniera quasi compulsiva. Qualcosa che ha a che vedere con il tempo, l’alchimia, la manipolazione di vita e morte ed un senso di marcio profondo che, qui, viene incarnato alla lettera (fino all’estremo dell’allegoria) dai protagonisti negromanti dei Senza-tempo.

Tutt’altro che Lovecraftiani – per la scelta di “mostrare” il male –  sono invece i numerosi episodi di crudeltà (o cruda realtà) che ci vengono descritti da un narratore in vena di distaccato cinismo, con attenzione per il singolo dettaglio:

Del palazzo, che ai suoi tempi era stato magione signorile, i posteri

avevano fatto una scuola. Avrebbe potuto essere più fortunato,

trovare al risveglio tanto di cui nutrirsi?

Un bambino uscì di corsa da un’aula; si affrettava a una porta,

all’altro lato del corridoio, contrassegnata dai geroglifici di

femmina e maschio. Quando il bambino fu più vicino e lo vide,

impallidì di paura. Il senza-tempo lo afferrò alla gola, poi con

un morso addentò la carotide.

Ovviamente si tratta di fantascienza “low”, o minimalista. Come, parafrasando, più volte dicono i personaggi, il male è spesso nel quotidiano, più che nei massimi sistemi (o gli imperi spaziali?) Non sorprende dunque che gli appassionati della fantascienza pura, quella con le astronavi ed i laser, per capirci, abbiano gridato alla scandalo.

Su un paio di cose avrei un appunto da fare. L’autore utilizza una terza persona profonda, abbastanza da influire sullo stile della narrazione, che infatti varia da personaggio a personaggio. Le parti in cui si ha la soggettiva di Monostatos sono raccontate in uno stile barocco, come già spiegato, mentre quelle dei personaggi contemporanei sono assai più piane. Ecco, in alcuni casi, lo stile tende a sovrapporsi e la voce personalissima del Narratore finisce per sovrascrivere il linguaggio del personaggio, propendendo dunque per uno stile che non suona reale in bocca (o dalla prospettiva) del protagonista,  finendo per confondere il lettore. Per il resto, mi sento di dire che il romanzo, nella sua brevità, o lavorando un po’ sulla lunghezza, poteva essere migliorato da una caratterizzazione psicologica  più approfondita.

 

Lascio comunque i link ad alcune recensioni ben più complete di questa:

http://ilfuturotornato.com/2012/11/29/alessandro-forlani-i-senza-tempo/

http://ultimoasinistra.blogspot.it/2012/11/i-senza-tempo-di-alessandro-forlani.html

http://strategieevolutive.wordpress.com/

 


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