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I SETTE NANI – Gioie e dolori dei sindacati

Creato il 04 novembre 2014 da Thefreak @TheFreak_ITA

CRONACHE DALLA REPUBBLICA DELLE FIABE

I SETTE NANIGioie e dolori dei sindacati

Oggi vogliamo raccontarvi una storia né bella né brutta, semplicemente la storia di un piccolo gruppo di piccoli cittadini della Repubblica delle Fiabe.

Sedete attorno al fuoco e ascoltate. E spegnete i cellulari, cafoni!

C’era una volta un gruppo di sindacalisti sardi non più alti di un metro e quaranta. Questi nanetti erano molto temuti, infatti, data la scarsa altezza, erano soliti attaccarsi con i denti alle palle dei governi che non volevano venire incontro alle loro richieste.

Il primo, Dotto, rappresentava il sindacato dei notai. Dotto era il più rispettato dei sette perché aveva reso la sua categoria pressoché intoccabile. Nella Repubblica delle Fiabe ci voleva la firma (costosa) del notaio per tutto: dovevi vendere una casa? Notaio. Vendere una macchina? Notaio. Partecipavi a un quiz in tv? Dietro le quinte c’era un notaio che non vedeva l’ora di invalidarti la risposta. E cosa facevano questi notai? Nulla. Si limitavano a firmare autografi. Però erano gli autografi più belli di tutto il paese. Che calligrafie, che eleganza! Non dei professionisti, ma degli artisti!

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Poi c’era Gongolo, che curava gli interessi delle signorine allegre. Si, dai, quelle che danno le indicazioni stradali in tangenziale. Gongolo era il sindacalista meno stressato di tutti, non si sa se usasse fori di guaranà o fiori di carne. Grazie ai suoi modi pacati e alla sua pazienza, spesso otteneva il meglio per le sue assistite: niente obbligo di elmetto per i numeri spericolati e IVA al 3% perché ritenute servizi di prima necessità.

La brutta bestia era Brontolo, il sindacalista dei tassisti, soprannominato MaiTiLascio. “Dottor Brontolo dovremmo liberalizzare le licenze dei taxi” “Vi uccidiamo” “Almeno aumentarle di un migliaio di unità” “Vi uccidiamo” “Ma siete solo in 320 per tre milioni di abitanti!” “Vi uccidiamo”. Inoltre, come i suoi assistiti, spesso si avventurava in audaci analisi olistiche che spiegavano come i mali del mondo fossero causati da un intricato complotto che toccava tutti: politici, banchieri, giornalisti, gente della tv, tuo cugino e la Roma che non comprava terzini dal ’92. Lui non si attaccava semplicemente alle palle: le sbucciava, le sobbolliva e poi le tritava. Era uno chef delle gonadi.

Mammolo combatteva in favore delle mamme, le Cobas del latte! La domanda di latte da parte dei loro datori di lavoro, i figli, cresceva senza sosta, e alcune di loro erano allo stremo: molte crollavano a terra mentre premevano i tasti della lavastoviglie o impartivano ordini alle loro colf. Allattare anche quei piccoli bastardi era diventato davvero troppo! Per questo Mammolo stava cercando di assoldare un battaglione di babysitter dell’Ossezia del Sud.
Eolo curava i diritti dei mulini a vento, ma da qualche tempo aveva fatto un sacco di soldi con degli amici calabresi che gli avevano proposto dei nuovi clienti: le pale eoliche.

Il sesto era Pisolo, il sindacalista dei custodi dei musei le cui richieste erano limitate a posti fissi e sedie comode. Ah e i cartellini ovviamente. Quei bei cartellini lucidi e plastificati da appuntarsi sul petto. Erano importantissimi per il loro lavoro: innanzi tutto rendevano inutile il ricorso a scomode divise. In secondo luogo, cosa ben più importante, davano il potere di vietare. Vietare cosa?! Vietare tutto! Vietato fotografare, filmare, parlare al telefono, parlare con tua moglie, starnutire, bere, mangiare e scorreggiare. Insomma vietare le basi dei diritti umani. Che poi non hanno mai compreso che scorreggiare davanti a un’opera d’arte è il modo più sublime per riconciliarsi con sé stessi. Tu sei lì davanti ai Girasoli di VanGogh o ai Bagnanti di Monet, ti senti tutt’uno con l’universo, ti lasci andare, rilassi i muscoli, chiudi gli occhi e… PRRROOOT, butti via un po’ di fardelli dell’anima. I custodi dei musei non sanno nulla su come si apprezza l’arte. Meno male che dormono mentre noi “scorreggiamo” allegramente nei musei.

L’ultimo, Cucciolo, rappresentava i lavoratori minorenni, ma stava passando un brutto periodo. Sempre in più paesi veniva istituita la scuola dell’obbligo e gli affari andavano male. Non si trovano più piccoli manovali, piccoli spacciatori o piccoli operatori di borsa di figurine dei calciatori. Eh, il mondo della borsa delle figurine di calciatori meriterebbe un’inchiesta a sé, ma ne riparleremo in futuro. Comunque, Cucciolo era proprio messo male e a peggiorare le cose ci pensò Biancaneve che lo mollò per quel laido venditore di fumo del Brucaliffo.

E niente, questo è il prologo.

La storia è che una volta tutti e sette i nani si sono riuniti in una stanza per cercare di bloccare le nuove riforme del governo. Hanno trovato il modo e oggi vivono ancora ricchi e contenti. Meno Cucciolo che si è impiccato.
Ciao bambini.

Di Marco Improta. All rights reserved.


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