C’è un preoccupante silenzio attorno alla vicenda di Francesco Azzarà, l’operatore di Emergency rapito il 14 agosto a Nyala, nel Darfur, regione del Sudan dove dal luglio del 2010 è attivo un centro pediatrico messo in piedi dall’organizzazione fondata da Gino Strada. La Farnesina tace, mantenendo la linea inaugurata da Franco Frattini nei giorni successivi al sequestro. Siamo fermi alla dichiarazione del deputato Pdl Lella Golfo, che riprendeva fonti diplomatiche: “Francesco è in ottime condizioni e sarebbe stato individuato il luogo in cui è tenuto prigioniero”. Da quattro mesi è un “non possiamo parlarne per motivi di sicurezza”, per “problemi di intelligence” e per “non mettere a repentaglio l’incolumità del prigioniero”.
La mobilitazione iniziale è stata imponente, in Calabria e in tutta Italia. L’immagine di Azzarà sugli edifici pubblici di moltissime città, negli stadi, portata alla Marcia per la pace di Assisi dal comitato “Francesco Libero”. Poi è sceso il silenzio. Le uniche informazioni al di fuori del burocratese del ministero degli esteri sono venute da Cecilia Strada, che davanti alla Commissione straordinaria dei diritti umani del Senato, a metà settembre, dichiarò che Emergency era riuscita a stabilire un contatto diretto con Azzarà (“resiste bene, per quanto possibile nella situazione in cui si trova. Mangia e beve e tiene duro”) e, qualche settimana dopo, da Gino Strada, intervenuto telefonicamente a Che tempo che fa per annunciare che “ci sono buoni motivi per dire che molto presto potremo riabbracciare Francesco”.
Quando si immaginava imminente la soluzione, qualcosa si è però inceppato, facendo saltare tutto. Da allora, non è più filtrato nulla. Sui giornali e sulle televisioni nazionali la notizia non ha ormai alcuna risonanza. Gli speciali che, solitamente, non si negano a nessuno, non ci sono stati, né sulla Rai, né su Mediaset, né su La7. A tenere alta l’attenzione sembra essere rimasto soltanto il deputato del Pd Franco Laratta, che già nei mesi passati aveva ripetutamente esortato l’ex ministro degli esteri Franco Frattini ad intervenire in Aula sulla questione. Una nuova interrogazione, presentata insieme al collega di partito Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, chiede ora al neoministro Giulio Terzi di riferire “se il governo segue con costanza il sequestro di Francesco Azzarà; se vi sono stati contatti con i rapitori; se si hanno notizie sulla condizioni e sullo stato di salute del rapito”.
A chi su twitter gli ha posto domande sulla sorte del volontario di Motta San Giovanni, il ministro Terzi (più verosimilmente, il suo ufficio stampa) ha risposto: “seguiamo costantemente, con massima attenzione. Il riserbo è nell’interesse di Azzarà”. Per cui difficilmente se ne saprà di più. Qualcosa però non torna in una vicenda che, data per risolta nello spazio di un mese, si è rivelata complessa e, per l’opinione pubblica, indecifrabile. Proprio per questo, sul caso Azzarà occorre tenere accesi i riflettori.