Violando nuovamente il diritto e gli accordi internazionali, l’entità sionista ha deciso la prosecuzione degli scavi petroliferi nel Golan siriano occupato, nonostante le dozzine di risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza e dalle Nazioni Unite per decretare la nullità delle misure prese da Israele tese a mutare l’aspetto o lo statuto giuridico del Golan.
La decisione del ministro dell’Energia sionista – resa nota dal giornale Yediot Ahronot – interviene vent’anni dopo la sospensione delle esplorazioni petrolifere nel Golan, e conferma che l’entità sionista non riconosce la volontà internazionale, e in particolare la risoluzione dell’ONU n. 497 che sanciva la nullità della decisione israeliana di imporre le sue leggi e la sua amministrazione sul Golan siriano.
Ma il silenzio della comunità internazionale su questa questione, da tempo definita, lascia libero corso alle aggressioni sioniste e alla volontà rapace di appropriarsi di tutto quanto confina con Israele, anche allo scopo di cambiare la situazione demografica dei Paesi arabi occupati a dispetto di tutte le risoluzioni internazionali.
E’ da sottolineare il fatto che la flagrante violazione israeliana di tali risoluzioni – contrarie al furto del petrolio del Golan – si aggiunge a una serie di crimini commessi nel corso di dozzine di anni, fra cui l’appropiazione indebita delle risorse idriche del Golan, una vera catastrofe economica ed ecologica per i residenti.
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