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Il ddl del governo Renzi e le polemiche I capisaldi del ddl di riforma costituzionale, che peraltro Renzi ha anticipato nella lunga intervista al Corriere della Sera di lunedì, dovrebbero essere quattro: il Senato non vota la fiducia; non vota le leggi di bilancio; non è eletto; non ha indennità visto che “i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni sono già pagati per le loro altre funzioni”. La nuova composizione del Parlamento, però (se l'iter non comprometterà l'impianto di partenza), ha suscitato molti dubbi tra costituzionalisti e commentatori a vario titolo. E qualche parere discordante – o almeno “attendista” – è stato espresso fino all'ultimo anche all'interno dello stesso esecutivo, ad esempio dalla ministra Giannini (Scelta Civica). In tanti sono intervenuti sul tema, e non c'è da biasimarli per questo: modificare l'assetto costituzionale significa da un lato snellire la macchina legislativa, dall'altro stravolgere uno schema che è stato la colonna portante della storia repubblicana. Alla vigilia del Cdm che licenzierà il ddl, il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso, in un colloquio con La Repubblica, ha auspicato un Senato meno ingombrante, comunque eletto dai cittadini “contestualmente alle elezioni dei consigli regionali”, a cui spetterebbero funzioni legislative e di controllo di rilievo. Di qui la polemica a distanza con il premier.
Bundestag vs. Bundesrat C'è stato chi, come Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà, ha denunciato la deriva autoritaria che ne deriverebbe (di “poteri padronali” assegnati al presidente del Consiglio, hanno parlato i due). In realtà, guardando al resto d'Europa, motivi per temere una svolta personalistica dei poteri non ce ne sarebbero. In Germania (che è repubblica federalista), è il Bundestag a rappresentare la volontà popolare, mentre il Bundesrat (Consiglio federale) svolge tale funzione nei confronti dei Länder che così godono della partecipazione alla vita legislativa e amministrativa dello Stato centrale. Il Bundesrat ha pari valore del Bundestag e del governo federale in termini di inziativa legislativa. Per alcune fattispecie, inoltre, è fondamentale l'approvazione del Consiglio federale. L'Aula del Bundesrat è suddivisa tra i delegati secondo la ripartizione territoriale e sulla base del numero degli abitanti nei Länder.
La Camera dei lord Nel Regno Unito la differenza è tra la Camera dei comuni e la Camera dei lord. La prima è il ramo più importante ed è composto da 650 membri eletti a suffragio universale. La seconda, invece, che risale al XIV secolo, ha il compito di verificare ed eventualmente modificare i disegni di legge della Camera dei comuni, ma la composizione è complessa e molto varia. Oltre 800 componenti, allo stato attuale, per un organo che in verità non contempla un numero fisso. Chi fa parte della Camera dei lord non viene eletto, bensì nominato e mantiene lo status a vita. Alcuni lords vengono indicati dal primo ministro o dagli altri leader politici. Ci sono, poi, i cosiddetti lords spiritual, personalità provenienti dalla Chiesa anglicana. La Camera dei lord non può decidere sulla durata del governo né sfiduciare il primo ministro.
Il Senado spagnolo Utilizzando il medesimo parametro di valutazione, potremmo azzardare che il modello cui fa riferimento Grasso è quello spagnolo. Anche in Spagna, infatti, vige un sistema bicamerale, ma le funzioni dei due rami non si sovrappongono. Le Corti Generali si dividono perciò in Congresso dei deputati e Senato. I seggi destinati ai deputati vengono distribuiti anche sulla base della popolazione, mentre per il Senado i componenti sono eletti in buona parte a suffragio universale, gli altri (56 su 266) designati dalle assemblee delle Comunità autonome. Anche in questo caso la fiducia non compete il Senato. È su temi quali diritti e autonomie locali che il Senado ha la stessa importanza. In questo caso è necessaria la maggioranza assoluta in entrambe le camere.
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