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“I sogni perduti delle sorelle Bronte” di Syrie James (Piemme, traduzione di Roberta Scartabelli)
Dopo aver raccontato la vita di Jane Austen partendo da un suo diario segreto e ritrovato che svela la sua vita professionale e sentimentale, Syrie James usa un espediente analogo per rievocare la vita di altre tre icone romantiche, forse ancora di più della Austen: le sorelle Bronte, vissute a metà Ottocento in un isolamento agreste che favorì in loro una breve ma intensissima produzione letteraria.
È di Charlotte Bronte il diario ritrovato questa volta, l'unica che conobbe in vita un po' di fama per i suoi libri, che sopravvisse alle sorelle Anne e Emily e al fratello Bramwell, arrivando all'età di 38 anni, non poi così bassa per l'epoca e tenendo conto del suo cattivo stato di salute, e che poté farsi una vita lontana dalla canonica del padre, con l'uomo che amava che poi le sopravvisse arrivando a vivere fino alla fine dell'era vittoriana.
Divertissment letterario, certo, perché non esiste nessun diario ritrovato (ma del resto ci sono precedenti illustri, non ultimo quello del Manzoni con il suo manoscritto ritrovato del Seicento, e l'espediente funziona sempre se lo si prende come fiction), ma ottima ricostruzione di una vita dedicata all'arte e vissuta per lo più tra miseria e isolamento, perché se oggi può essere bello e pittoresco visitare i luoghi dello Yorkshire dove vissero le sorelle Bronte, non doveva essere altrettanto bello viverci nei primi decenni dell'Ottocento, soprattutto per donne di estrazione sociale non elevata, che dovevano fare i conti con una società che le metteva al bando, negando loro identità e indipendenza economica.
La storia, scritta come un romanzo ma realmente documentata su fatti veri, si sofferma sull'infanzia nelle terribili scuole convitto in cui tra l'altro morirono le due sorelle maggiori di Charlotte, Emily e Anne poco più che bambine, ricorda l'esaltazione di loro padre per il figlio Bramwell, morto vittima dei suoi eccessi e certo meno geniale delle sorelle che lo adoravano, e il fatto che le tre ragazze Bronte dovettero usare pseudonimi maschili per pubblicare le loro opere, diventando Acton, Curtis ed Ellis Bell anziché Anne, Charlotte e Emily, proprio perché l'ostracismo per le donne era fortissimo.
E se Jane Eyre, ancora oggi prototipo del romanzo femminista, ebbe subito successo e portò fama a Charlotte e anche l'amore, anche se stroncato prematuramente dalla morte, non altrettanto capitò ad Anne e soprattutto ad Emily con Cime tempestose, riscoperto solo in seguito e che all'epoca scioccò non poco la rigida morale vittoriana per le passioni illecite descritte.
Più avvincente di una biografia accademica ma altrettanto ben documentato, I sogni perduti delle sorelle Bronte immerge in un mondo duro e romantico, in cui si formarono autrici che hanno stabilito regole per il romanzo al femminile ancora valide oggi, dividendolo tra le storie di autorealizzazione alla Jane Eyre e quelle di amor fou alla Cime tempestose.
Tra l'altro le sorelle Bronte sembrano essere la prossima icona romantica di massa dopo Jane Austen: le loro storie hanno continuato ad essere saccheggiate dalla BBC per i pregevoli sceneggiati in costume che purtroppo non hanno diffusione nel nostro Paese, è uscito un seguito di Jane Eyre, La figlia di Jane Eyre, ed è annunciato un remake di Cime tempestose con la possibile presenza di Keira Knightley nel ruolo di Catherine.
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