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I sogni son desideri di felicità?

Creato il 26 novembre 2013 da Laviadellavita

“I sogni son desideri di felicità”…ricordate Cenerentola che nel sciogliersi la treccia cantava agli uccellini sulla finestra?cenerentola

Per molti anni mi sono chiesta se sempre fosse così, se questo fosse vero per tutti i desideri.

Ma un conto è sognare e desiderare una cosa, una conto è desiderare una persona.Un conto è desiderare una bicicletta e andarsela a comprare, un conto è desiderare un fidanzato, un marito, un figlio/i.

“Saremo felici solo quando avremo un figlio!” qualche coppia talvolta mormora. A me scende un velo di tristezza sugli occhi, sempre.

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Qualcuno dopo numerose peripezie nel mondo della fecondazione assistita, riesce ad avere un figlio e scopre che lo ha avuto in modo naturale (perchè il tasso di fallimento della fecondazione artificiale è del 45-50%- ad essere ottimisti), altri invece per ovvie ragioni biologiche non lo possono avere, tra questi annoveriamo anche le coppie gay, che sempre più, anche pubblicizzandosi, si rivolgono alle “fabbriche di bambini” e realizzano il loro desiderio di gaiezza, di felicità.

Ma questa felicità è rispettosa di tutti i personaggi chiamati in causa (stiamo parlando di persone) oppure è un mero desiderio egoistico??

Sebbene una risposta io ce l’avrei, lascio a voi l’ardua sentenza e vi porto a conoscenza di un caso non raro, di VIOLENZA SULLA DONNA. Che c’entrerà mai questo con quello di cui abbiamo parlato sopra?

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Sarà facile rispondervi parlandovi di Premila Vaghela, una trentenne di origine indiana, facente parte di una classe sociale molto povera, decide di “affittare il suo utero” a una delle tante cliniche americane che in India si occupano di “COLONIALISMO BIOLOGICO” e fanno sì che le donne indiane siano trattate come oggetti per soddisfare gli occidentali.

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Premila, offrì il suo corpo per raggiungere la felicità e sotto compenso divenne l’INCUBATRICE per una coppia dagli Stati Uniti, desiderosi di avere un figlio. All’ottavo mese di gravidanza, dei dolori lancinanti la condussero in ospedale. Dopo un parto prematuro molto complicato e aver posto cura e attenzione massima al bambino (vista anche la sua destinazione), il bambino sopravvisse, ma la donna, l’incubatrice, morì per le complicazioni da parto.

Eppure quei soldi che Premila avrebbe ricevuto, a lavoro compiuto, l’avrebbero potuta rendere felice per sempre, erano abbastanza da poterle garantire una vita agiata in India.

Eppure quel desiderio di felicità di quella coppia che non poteva avere figli era un desiderio di felicità.

Tanta felicità ecco la promessa della fecondazione assistita e peggio ancora della MADRE SURROGATA.

Tante promesse che mai, mai, nemmeno quando le cose non finiscono in tragedia, vengono mantenute.

I sogni son desideri di felicità, non tutti.

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