Vanto da sempre un’attività onirica molto intensa e chi mi conosce lo sa, essendo spesso destinatario dei miei improbabili racconti notturni. In realtà durante la notte tutti elaborano sogni più o meno complicati o razionali, ma non tutti ne ricordano il contenuto appena svegli.
Sono da sempre in disaccordo con la scuola di pensiero che ritiene che dormire sia una perdita di tempo, o che ci vorrebbero giornate di 48h. Trovatelo voi un altro modo così comodo per riappacificarsi con se stessi.
Dormire non è il tasto off, ma è lo stand-by. C’è chi di notte è molto più attivo che durante tutto il giorno.
E poi i sogni. Ma volete mettere il fascino di quei colori rarefatti, realtà parallele e inesplorate, incontri con personaggi del passato o mai esistiti, sesso sfrenato con i propri oggetti del desiderio (di cui se fossimo stati bambini avremmo avuto il poster in camera), chiacchierate improbabili con persone tanto amate, liti furibonde con persone così odiate, inseguimenti degni del miglior Arma Letale in cui magari, alla fine, è Mel Gibson a riportarti a casa.
Di notte le pareti del nostro cervello diventano tutt’uno con quelle del cuore. Per chi è abituato a frenare il proprio istinto o imporsi confini invalicabili sotto il sole, nelle tenebre lasciarsi andare sarà molto più facile, quasi peccaminoso.
Ma i sogni sono il luogo in cui anche il proibito è concesso e basta riaprire gli occhi per ottenere l’indulgenza. Sognare non ammette sensi di colpa.
Un uomo in media sogna complessivamente per sei anni durante la sua vita. Il che mi fa arrivare a due conclusioni.
Che la vita ad occhi aperti non basta a contenere le nostre fantasie.
E che non bastano 6 anni per realizzare un sogno.
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