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I sostegni della società, di Henrik Ibsen

Creato il 20 febbraio 2011 da Flavialtomonte

I sostegni della società, di Henrik Ibsen

Henrik Johan Ibsen (1828-1906), poeta e drammaturgo norvegese, ha aperto la strada al teatro moderno. La sua ricca produzione ebbe inizio quando, nel 1951, divenne direttore del teatro nazionale di Bergen: dal romanticismo delle prime opere sviluppa un’impostazione sempre più psicologica e storica (La commedia dell’amore 1862, I pretendenti al trono 1863) e incomincia a delinearsi il suo tipico personaggio carico di contraddizioni interiori. Al dramma Brand (1966), concepito durante una precedente visita alla basilica di San Pietro, seguono Peer Gynt (1867), opera su temi popolari norvegesi, e i grandi capolavori della maturità: il teatro sociale de I pilastri della società (1877) e Casa di bambola (1979), e ancora Gli spettri (1881), L’anitra selvatica (1884), La donna del mare (1888), fino a Quando noi morti ci destiamo (1899), dove il naturalismo lascia il posto a un profondo spessore simbolico.

Note d’autore: Ibsen dissemina i suoi dialoghi di trattini lunghi, che servono a ritmare le battute, a scandire i tempi, a fissare delle pause. “Gli scrivo sul momento. Lei ha il suo indirizzo, signora — signora Elvsted?“. Il doppio trattino è una finezza di Ibsen per far capire – al lettore e all’attore – che qui s’impone una pausa doppia.

I sostegni della società
(1877)
Dramma in quattro atti.
Traduzione di Sandra Colella.

PRIMO ATTO

PROFESSOR RORLUND Non dovrebbe mettere grilli simili in testa al bambino, signor Tonnesen.
HILMAR TONNESEN No, naturalmente, deve starsene qui e diventare uno che non si muove più da casa, così come tanti altri.
PROFESSOR RORLUND Ma perchè non parte lei stesso per l’America?
HILMAR TONNESEN Io? Con la mia malattia? Certo, si capisce, non se ne ha un grande riguardo, qui in città. Eppure, tuttavia, – si hanno certi doveri verso la società in cui si vive. Deve pur esserci qualcuno qui, che mantenga alto lo stendardo dell’ideale. Uff, adesso grida di nuovo!
LE SIGNORE Chi grida?
HILMAR TONNESEN Oh no, non so. Parlano un pò a voce alta lì dentro, e questo mi rende così nervoso.
SIGNORA RUMMEL E’ ben mio marito, signor Tonnesen. Ma devo dirle, è così abituato a parlare in grandi assemblee -
PROFESSOR RORLUND Neppure gli altri parlano a bassa voce, mi sembra.
HILMAR TONNESEN No, Dio mi guardi, quando si tratta di difendere il portafogli, allora – tutto si risolve in meschini calcoli materiali qui. Uff!
SIGNORA BERNICK E’ comunque meglio di prima, quando tutto si dissolveva in divertimenti.
SIGNORA LYNGE Era davvero così terribile, prima?
SIGNOR RUMMEL Sì, lo può credere, signora Lynge. Può ritenersi fortunata che non viveva qui allora.
SIGNORA HOLT Eh sì, qui ci sono davvero stati mutamenti! Se penso indietro ai miei tempi da ragazza -
SIGNORA RUMMEL Ah, pensi solo ai quattordici-quindici anni fa. Che Dio ci liberi, che vita si faceva qui! C’èra sia l’associazione di ballo che l’associazione di musica allora -
SIGNORIN BERNICK E l’associazione drammatica. Quella me la ricordo bene.
SIGNORA RUMMEL Sì, fu che la sua commedia fu rappresentata, signor Tonnesen.
HILMAR TONNESEN (in piedi verso il fondo) Oh, cosa, che cosa -!
PROFESSOR RORLUND Una commedia dello studente Tonnesen?
SIGNORA RORLUND Sì, fu molto prima che lei venisse qui, signor professore. Fu rappresentata, in effetti, solo una volta.
SIGNORA LYNGE Non era in quella commedia che lei mi ha raccontato di aver impersonato il ruolo di amorosa, signora Rummel?
SIGNORA RUMMEL (guarda di sottecchi il professore) Io? Davvero non lo ricordo, signora Lynge. Ma ricordo bene tutti quei ricevimenti chiassosi nelle famiglie.
SIGNORA HALOT Sì, conosco anch’io quelle case dove si davano due grandi pranzi a settimana.
SIGNORA LYNGE E poi ci fu anche una compagnia teatrale di giro qui, ho sentito.
SIGNORA RUMMEL Sì, quella fu proprio il peggio del peggio – !
SIGNORA HALOT (inquieta) Hm, hm -
SIGNORA RUMMEL Davvero, attori? No, questo non me lo ricordo affatto.
SIGNORA LYNGE Ma sì, quella gente deve aver fatto un po’ di imbrogli, si dice. Cosa c’è davvero sotto a quelle storie?
SIGNORA RUMMEL Oh, in fondo proprio nulla, signora Lynge.
SIGNORA HALOT Dolce Dina, passami quella biancheria lì.
SIGNORA BERNICK (contemporaneamente) Cara Dina, vai fuori e prega Katrine di portarci il caffè.
SIGNORINA BERNICK Vengo con te, Dina

(Diana e la signorina Bernick escono dalla porta posteriore a sinistra)

SIGNORA BERNICK (si alza) Vogliano scusarmi un momento, mie signore; penso che prenderemo il caffè lì fuori.

(Esce dalla scalinata del giardino e apparecchia un tavolo; il professore sta sulla porta e parla con lei. Hilmar Tonnesen siede lì fuori e fuma)


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