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I sottomarini israeliani di classe “Dolphin”: un potente deterrente?

Creato il 19 giugno 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
I sottomarini israeliani di classe “Dolphin”: un potente deterrente?

Generalmente si ritiene che Israele possegga il solo arsenale nucleare della regione Medio Oriente/Asia Occidentale, avendo ottenuto questo potenziale durante gli anni ’60. Ovviamente Israele non riconosce tale potenziale, non ha un’articolata dottrina nucleare, non ha pubblicamente incluso il suo potenziale di armi atomiche nella sua politica di sicurezza e non ha testato alcun dispositivo nucleare. Questa politica di “opacità nucleare” gli ha permesso di sostenere che “non sarà il primo a introdurre armi atomiche nella regione”.

Per quanto riguarda i sistemi di lancio, si ritiene che Israele abbia modificato i caccia a reazione F-15/F-16 forniti dagli Stati Uniti per trasportare gli ordigni nucleari. Possiede anche missili di diverso raggio, compreso il missile balistico intercontinentale Jericho III. Lo speciale del 4 giugno 2012 nella rivista tedesca Der Spiegel, intitolato Operazione Sansone: lo schieramento israeliano di missili su sottomarini provenienti dalla Germania, fa la cronaca dell’approvvigionamento israeliano di sottomarini della classe Dolphin e

Sottomarino classe Dolphin israeliano
del loro possibile utilizzo come piattaforma sicura per armi nucleari. L’articolo presenta interviste con alcuni eminenti politici israeliani e tedeschi connessi alla decisione di approvvigionare i sottomarini, e il loro riconoscimento di essere coscienti del fatto che questi potrebbero essere utilizzati anche come sistemi di lancio per armi nucleari.

Nel contesto della furiosa controversia riguardo alle preoccupazioni per il potenziale nucleare iraniano, l’articolo dello Spiegel richiama l’attenzione sui sistemi nucleari di lancio israeliani. Israele ha attualmente tre sottomarini di fabbricazione tedesca nella sua flotta, introdotti dal 1999. Il reportage evidenzia che il quarto sottomarino è stato consegnato alla Marina israeliana nel marzo del 2012. Altri due sono pronti per essere introdotti prima del 2017. Ci si aspetta che Israele firmi accordi per ottenere altri tre sottomarini nel prossimo futuro. Alcuni analisti israeliani evidenziano che se e quando questi sottomarini saranno armati, assicureranno a Israele “il predominio sottomarino”.

I sottomarini della classe Dolphin hanno dieci tubi lanciasiluri, quattro dei quali sono più grandi (650 mm) degli altri sei (533 mm), apparentemente per trasportare missili da crociera e forze speciali. Il reportage evidenzia che i tubi più grandi possono lanciare il missile da crociera marino (SLCM) Popeye Turbo, che può trasportare una testata atomica di 200 chili. Questo missile è stato testato la prima volta nelle acque dell’Oceano Indiano nel 2002. Se questo SLCM con raggio di mille miglia è stato effettivamente reso operativo, comporterebbe che importanti obiettivi in Iran, come Natanz o Teheran, sono alla portata strategica dei sottomarini israeliani dalle acque del Golfo Persico.

Tuttavia gli analisti evidenziano che questi sottomarini a propulsione diesel relativamente piccoli sono progettati principalmente per il pattugliamento costiero, e la loro utilità come adeguate piattaforme di secondo colpo sarà limitata dal loro potenziale operativo. Si afferma che i sottomarini della classe Dolphin abbiano un raggio operativo di circa 2700 miglia. La distanza dai porti di Tel Aviv/Haifa alle acque del Golfo Persico (ridotta di circa 500 miglia nautiche se calcolata da Eilat) è ovunque tra le 3000 (Oman) e le 3800 miglia nautiche (Kuwait) (punti di riferimento a entrambe le estremità del Golfo per scopi illustrativi). Con una velocità di circa dodici nodi (velocità in modalità snorting di otto nodi; la velocità massima è di venti nodi), i sottomarini impiegheranno ovunque tra i dieci e i quindici giorni per raggiungere queste acque, precludendo in questo modo la possibilità di lanciare un attacco punitivo con breve preavviso. Un simile attacco può, ovviamente, essere lanciato da aerei/missili nell’arsenale israeliano piuttosto che dai sottomarini.

I rapporti sugli ultimi anni hanno mostrato che Israele ha schierato questi sottomarini nelle acque del Golfo Persico come deterrente contro il possibile uso di missili strategici da parte dell’Iran, della Siria o di Hezbollah. Nel luglio del 2009, un sottomarino israeliano ha navigato dal canale di Suez al Mar Rosso. Nel maggio del 2010, è stato riportato, Israele avrebbe collocato “in modo permanente” nelle acque del Golfo Persico per lo meno uno dei suoi tre sottomarini.

Manama: base israeliana nel Golfo Persico?
La capacità riportata dei sottomarini di rimanere in posizione solo per trenta giorni senza rifornimenti, significherà per Israele dover estendere l’efficacia operativa della sua attuale flotta per mantenere una presenza “permanente” in queste acque. Resoconti pubblicati nel giugno del 2010 indicano che Manama, Bahrain – dov’è stanziata la Quinta Flotta degli Stati Uniti – potrebbe essere usata come possibile base/centro di rifornimento per sottomarini israeliani; essi sono stati tuttavia smentiti ufficialmente dal Bahrain. Israele non ha neanche “tender sottomarini” (navi da rifornimento per sottomarini) nella sua flotta.

L’attuale flotta operativa israeliana non possiede una tecnologia “Air Indipendent Propulsion” (AIP), che è prevista per i suoi prossimi sottomarini. Presumibilmente l’AIP permetterebbe ai sottomarini di restare sott’acqua per più di diciotto giorni di fila. Il fattore umano nel sostenere uno schieramento prolungato è un’altra questione. Israele ha attualmente soltanto un equipaggio addestrato per nave, e questioni riguardanti i livelli di resistenza e la fatica saranno un problema. Il reportage evidenzia che Israele ha iniziato corsi di addestramento perfezionati per l’equipaggio, con l’obiettivo di avere per lo meno due equipaggi per ogni nave, aumentando in questo modo il loro tempo di permanenza in acqua.

La possibilità che Israele utilizzi questi sottomarini per un effettivo attacco preventivo convenzionale/nucleare contro obiettivi iraniani è limitata anche dal numero ristretto di missili che un singolo sottomarino può trasportare. È inoltre improbabile che Israele prenda in considerazione di lanciare preventivamente dei missili da crociera con testata nucleare. Un simile attacco non andrebbe soltanto contro la sua attuale politica di opacità, ma fornirebbe anche una giustificazione e l’approvazione internazionale per l’Iran e altri paesi della regione per fare apertamente ricorso al nucleare.

Le potenzialità dei sottomarini israeliani sono diverse da quelle dei grandi sottomarini a propulsione nucleare con missili balistici (SSBN) dei principali Stati con armi nucleari, come gli USA. I quattordici sottomarini della classe Ohio dell’attuale flotta nordamericana hanno ventiquattro tubi lanciasiluri, con ogni missile capace di trasportare otto testate su distanze intercontinentali, garantendo sia un deterrente sia un potenziale utilizzo come effettiva piattaforma di primo colpo.

Date queste limitazioni, il ruolo principale della flotta di “Dolphin” israeliani attualmente operativa è probabilmente limitata a servire come strumento di “segnalazione” delle intenzioni strategiche a potenziali nemici (si legga Iran), piuttosto che come piattaforma che poss lanciare un effettivo attacco preventivo o come adeguata piattaforma di secondo colpo. Israele sarà ovviamente in grado di progettare meglio la portata strategica se e quando altri sottomarini più capaci entreranno a far parte della sua flotta.

(Traduzione dall’inglese di Giulia Renna)


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