"Ecco il mio nuovo amico Philip", disse Hector rivolto ad un ragazzo dalla carnagione olivastra, con gli occhi allegri e leggermente allungati, mentre Phil si stava sedendo al tavolino della caffetteria. "Philip, questo è Michael, il mio compagno di studi. Micheal questo è Philip: l'ho appena catturato", disse sorridendo, "mentre stavamo... ehm... studiando nella sala Ametista, quella di Campi Elettromagnetici. Beh, lui stava studiando, è un ragazzo in gamba... sono io che l'ho disturbato. Ma parliamo di cose serie e si dia inizio alla serata: cosa bevete ragazzi?"."Piacere, Michael" disse il ragazzo.Phil rispose timidamente: "Ciao Michael, io sono Philip, Hector ti ha già detto come ci siamo conosciuti", si fermò un istante, come a cercare qualcosa nella mente, poi proseguì: "Io un latte e menta, grazie Hector".Michael fece un cenno d'intesa verso Hector dicendo sottovoce: "Per me il solito!". E sorrise.Hector sembrava tutto fuochè uno studente modello, ma qualcosa diceva a Phil che poteva essere uno di quei geni con capacità tecniche nettamente superiori alla media, probabilmente anche un'umanità ed una sensibilità superiori alla media, ma tutte ben nascoste sotto l'esuberanza della gioventù e di un'educazione un po'... spregiudicata. Ma era ancora tutto da conoscere. E Michael aveva la faccia del bravo ragazzo di buona famiglia, ma al tempo stesso si capiva che aveva un'ammirazione per Hector, che rappresentava per lui l'evasione, e comunque una bella amicizia li legava da molto tempo. Sembrava però avere un fondo misterioso negli occhi... li guardò, ma non riuscì a capire cosa nascondevano... Si scosse dai pensieri in libertà, ricordando a se stesso che troppe volte si "faceva dei viaggi" inutilmente, come dicevano i suoi amici, riferendosi alla sua voglia di andare sempre troppo a fondo delle cose, spiegare ogni comportamento in modo logico e razionale, dare una motivazione psicologica ad ogni sensazione e persino ai sentimenti. Vide che Hector stava digitando la prenotazione delle bevande sul suo ricevitore, ed approfittò della sua distrazione per chiedere a Michael: "Tu ed Hector siete compagni di corso? Da quanto tempo vi conoscete? Abitate allo Studentato di Eris III o siete... ehm... di passaggio?". Si fermò all'improvviso, accorgendosi di aver corso un po' troppo, e pensò di aver esagerato con le domande: visto che non aveva mai incontrato Michael prima, sarebbe sembrato invadente a chiedere troppe cose insieme su Hector, pur se indirettamente. Si morse la lingua, in attesa di una reazione.Michael esitò, ma iniziò a parlare: "Hector ed io stiamo studiando insieme al corso di Riparazioni Genetiche... lo so, non c'entra nulla con i campi elettromagnetici, ma... abbiamo entrambi la stessa passione, la tecnologia. E ci siamo proprio trovati sulla stessa lunghezza d'onda... è proprio il caso di dirlo, vero? Capisci l'umorismo? Eh eh... Ok, scusa, scherzavo... Hector ed io abbiamo un progetto in mente: i nostri studi diciamo, ehm, ufficiali, ci hanno dato uno spunto importante, e gli studi chiamiamoli paralleli... potranno aiutarci a risolvere un grande, grendissimo problema, che affligge l'Umanità". In quell'istante Hector si sedette facendo tremare il tavolino e scosse Michael dalla concentrazione che stava mettendo nel raccontare qualcosa che sembrava tormentarlo. Ma era un ragazzo timido, in fondo, quindi Philip ripetè a se stesso di non dare importanza a quella sorta di imbarazzo di fondo che gli appariva. Un mix tra imbarazzo ed estrema voglia di condivisione..."Allora ragazzi, siete pronti per un'incursione al Palazzo? Philip, tu sai cos'è il Palazzo, vero?". Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che non ne aveva la minima idea, e riprese: "Si tratta dell'ufficio di Presidenza del Rettore. Armend Rjebalati, lo conosci? Non importa... lo conoscerai! Allora, beviamoci un altro drink, poi vi porto a vedere la mia ultima invenzione... con cui faremo schiattare di invidia Armend". Philip si chiese se Hector fosse così in confidenza col Rettore da poterlo chiamare per nome... o forse era solo un modo per fare lo spaccone con loro, ed invece non lo aveva mai nemmeno incontrato di persona.
Mah... i suoi dubbi su questa strana coppia crescevano. Non capiva come potessero passare inosservati alla Sicurezza, alla Vigilanza, al personale di controllo... con tutte queste loro strambe idee. Persino nel modo di portare la divisa si poteva scorgere qualche indizio di "anormalità", pensò Philip: Hector aveva scucito i due stemmi del comitato dalla casacca e dai pantaloni, per ricucirli sulle maniche, vicini all'orlo sui polsi, e le scarpe che indossava non erano certamente quelle previste dalla divisa ufficiale, ma sembravano ricalcare un vecchissimo modello di una antica marca terrestre, molto eleganti, quasi tutte bianche e con un piccolo inserto sul calcagno, di colore blu, ma senza alcun nome o stemma. Michael invece indossava la divisa ufficiale, ma era talmente malmessa, consunta e lisa su gomiti, ginocchia, e orli... che assomigliava a quella del personale delle pulizie dell'Accademia. Eppure Michael non sembrava un tipo che trascurasse la cura del proprio corpo... c'era qualcosa sotto, pensò Phil, o forse... era lui che faceva troppo caso a questi dettagli. Sorrise ai due nuovi amici, prese tutto il suo coraggio e disse in un modo spavaldo che non gli apparteneva e lo rese un po' ridicolo: "Ragazzi, io sono pronto! Andiamo a conquistare il Palazzo!".
"Ehi ehi... parla piano", gli disse Hector, improvvisamente serio in volto. "Non stiamo giocando, Philip! Teniamocele per noi queste cose, per ora... poi ti spiegherò. Devo spiegarti tante cose ancora, Phil. Posso chiamarti Phil, amico", e sorrise, di nuovo di buon umore, come quando l'aveva conosciuto poco tempo prima quel giorno."Certo. Phil. E lui... è Mike, che ne dite? Originale, vero? Ah ah!". Michael sorrise, nè serio, nè felice del nuovo soprannome. Hector rimase col suo solito sorriso stampato sul volto: "Il mio nome non è adatto ad essere abbreviato... Forse un giorno... chissà... ma non ho ancora trovato un nome che mi si adatti veramente. A dire il vero... non ho ancora trovato quello che cerco, da una vita, da quando ho capito...", ed esitò, pensieroso. Poi riprese il filo del discorso precedente e sottovoce continuò: "Ok, ragazzi... Phil è arruolato ormai... andiamo a conquistare il Palazzo".
Si alzarono tutti e tre insieme, diretti verso l'uscita della caffetteria, verso la conquista del Palazzo.