La volta precedente avevamo parlato dell’uso di senpai e kouhai, ma parlare di essi senza fare una completa carrellata dei suffissi usati nei nomi non completerebbe la spiegazione, per questo in questo post voglio parlarvi dei suffissi giapponesi usati nei nomi di persone, come ad esempio –sama, –san, –kun e –chan.
Questi termini non hanno un corrispettivo in italiano quello che più gli si avvicina è “signor”, “signorina” e “signora” come nell’espressione: il signor Rossi.
Ma anche qui siamo nel pieno della cultura giapponese quindi bisogna prima fare delle precisazioni.
In Giappone chiamare direttamente per nome una persona è considerata una grandissima scortesia, o per meglio dire, essere entrati eccessivamente in confidenza con quella persona.
Quando ci si rivolge a una persona (che sia un compagno di classe o un collega di lavoro) è buona educazione rivolgersi a lei chiamandola per cognome, ma anche così potrebbe essere considerato scortese, ecco che si rende necessario l’uso dei suffissi, quindi al signor Yamada ci si rivolge chiamandolo Yamada-san.
L’uso del nome o addirittura del togliere il suffisso (il suffisso si può mettere anche al nome, dimostrando un grado di confidenza maggiore rispetto all’uso del cognome con il suffisso) è riservato esclusivamente alla famiglia o amici intimi che si conoscono da tantissimo tempo (o che si è stretto un rapporto molto forte tra i due).
Per certi verso è molto vicino al nostro dare del “lei” o del “tu”, ma qui le sfumature sono molto più variegate e non è possibile fare un completo paragone.
Magari da qualche parte potreste trovare scritto che l’uso del suffisso –san è equivalente al dare del “lei” ma non è esatto, poiché come accennavo prima, tra compagni di classe si usa chiamarsi per cognome con l’aggiunta del –san e noi non ci sogneremmo mai di dare del lei a un nostro compagno di classe.
Ma facciamo qualche esempio per cercare di orientarci in questo marasma di informazioni, supponiamo di doverci rivolgere ad Akira Nakamura (chi diavolo sia non ne ho idea, è il primo nome che mi è venuto in mente) e a seconda di come lo chiameremo mostreremo che grado di confidenza abbiamo con questa persona, dall’estraneo all’intimo:
- Nakamura-san
- Nakamura
- Akira-san
- Akira
I livelli centrali hanno delle differenze così sottili tra di loro che potremmo anche invertirli.
Voglio sottolineare che l’uso dei suffissi è molto differente a seconda delle persone e possono esserci casi estremi in cui dei fidanzati si chiamino tra di loro per cognome o addirittura anche da sposati, porto alcuni esempi estrapolati da anime (che ovviamente hanno delle esagerazioni)
Orange Road the Movie: Il film è ambientato anni dopo gli eventi dell’anime, quindi Kyousuke è ormai fidanzato con Madoka da diversi anni, non sto a raccontare qui tutto il film, comunque ad un certo punto Kyousuke si incontra con Kyousuke del futuro e gli fa questa domanda: “Da quanto hai iniziato chiamare Ayukawa (il cognome di Madoka) per nome? Evidentemente fino a quel momento l’ha sempre chiamata per cognome.
Shakugan no Shana: la madre di Yuuji si rivolge verso suo marito chiamandolo Kantaro-san.
Ma finora abbiamo parlato di –san e degli altri?
Gli altri suffissi si usano più o meno allo stesso modo ma possono essere usati solo in certi contesti, ma vediamoli più in dettaglio singolarmente.
-sama (様)
È un suffisso che non si sente spesso,è frequentemente usato primariamente in anime o manga di tipo storico o comunque ambientati in un Giappone feudale, ma anche in una storia moderna è possibile incontrarlo anche se più raramente.
Lo si usa nei confronti di persone alto locate (nobili o ricche), ecco perché nei manga storici è molto diffuso, ma in anime scolastici in cui ci sono famiglie ricche è possibile vedere sfilze di ragazze estasiate che vanno appresso alla ricca di turno continuandola a chiamare usando il suffisso –sama (negli anime moderni lo vedo usare soprattutto nei confronti delle ragazze con espressioni del tipo ojou-sama che può essere tradotto come principessa).
Altro suffisso simile ma praticamente ormai in disuso è il –dono (殿) usato prettamente nei confronti di uomini nobili.
-san (さん)
Questo suffisso lo potremo definire un suffisso neutro. Non esiste o per lo meno non conosco una forma scritta in kanji, ma viene scritto solo in hiragana (alfabeto fonetico giapponese).
Quando non si sa come rivolgersi a una data persona si può usare sempre il –san non risultando per nulla offensivi, si può usare sia verso uomini che verso donne, sia verso ragazzi che verso ragazze. Il suffisso adatto per gli stranieri che non conoscendo bene i modi giapponesi possono rifugiarsi in questo suffisso neutro.
-kun (君)
Questo suffisso è controverso, perché?
Ufficialmente si dice che viene usato verso i ragazzi giovani maschi dagli adulti, ma in realtà è ben più complesso di questo. Vi elenco i casi in cui l’ho visto usare:
- Dagli insegnanti nei confronti degli alunni, sia maschi che femmine (con una percentuale più alta nei confronti dei primi)
- Dagli adulti in generale nei confronti dei ragazzi
- Dalle ragazze nei confronti dei ragazzi
Vi dico cosa ne penso io di questo suffisso: è un suffisso usato nei confronti dei giovani da parte degli adulti preferibilmente nei confronti dei giovani maschi ma non limitato a loro, mentre le ragazze di pari età, o comunque vicina, lo usano per dimostrare un rapporto di vicinanza maggiore rispetto al –san, ma che non hanno il coraggio di chiamarlo senza alcun suffisso.
Un esempio può essere Sakura Haruno di Naruto, lei non si fa problemi a chiamare Naruto per nome, ma essendo invaghita di Sasuke non ha il coraggio di chiamarlo semplicemente per nome e quindi aggiunge il –kun, per lo meno nella prima parte della serie, poi non so più avanti se la cosa è cambiata).
-chan (ちゃん)
Suffisso usato principalmente per rivolgersi ai bambini, usato anche dagli adulti o dai ragazzi per rivolgersi alle ragazze giovani quando vogliono dimostrare un po’ di vicinanza e di carineria nei confronti della ragazza. Come il –san non ha una forma scritta in kanji.
E tutti gli altri
A questi vanno aggiunti il senpai e il sensei che abbiamo già visto in precedenza, ma insieme a loro ce ne sono altri nell’ambito lavorativo anche nello sport e nelle arti marziali, evito quindi di farne un elenco.
Infine ci sono quelli caduti in disuso come il –dono, che ho accennato precedentemente, e una serie di suffissi dialettali tra cui quello che a volte può capitare di incontrare è il –tan (che è per molti versi molto simile al –chan).
Quelle che ho dato finora sono delle indicazioni e degli usi classici dei vari suffissi ma come ho anche accennato per il –kun possono esserci delle variazioni e per comprenderli meglio bisogna avere a che fare con la cultura giapponese giornalmente (sia vedendo o leggendo opere giapponesi, sia soprattutto vivendoci), perché questi sono dei concetti tipici di questa società che è molto diversa dalla nostra.
Ultima nota in questa odissea di parole… ancora una volta le immagini sono del tutto casuali ma potete immaginare che non era facile trovarne di adatte. Spero comunque abbiate gradito.