I bollettini saudiani e catarioti di Al-Arabiyya e Al-Jazeera pretendono, nei loro tentativi di attivare tensioni settarie, che in Siria i musulmani sunniti siano oggetto di discriminazioni religiose. Ciò è falso. Innanzitutto, i regimi dittatoriali dell’Arabia Saudita e del Qatar non hanno alcun diritto di parlare a nome e per conto dell’Islam sunnita, poiché tali regimi non sono sunniti, ma sono wahhabiti.
Il wahhabismo è una setta fondata da Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhab nel XVIII secolo nella provincia del Najd. La setta era mortalmente ostile ai musulmani sunniti, che venivano accusati di eresia e di “adorazione delle tombe”. Dopo aver conquistato Mecca, nel 1924, i wahhabiti perpetrarono un massacro di sunniti, specialmente di studiosi e di sufi; devastarono tombe si santi maestri e bruciarono libri.
Fin dall’occupazione wahhabita di Mecca e dalla creazione dell’Arabia Saudita, la situazione dei sunniti è stata terribile nella penisola. I sunniti vivono nel terrore e sono continuamente oltraggiati e umiliati dai capi wahhabiti di quei regimi. A malapena vengono considerati musulmani. In tutta l’Arabia Saudita non esiste una sola moschea sunnita. Tutte le moschee sono controllate dai wahhabiti.
I wahhabiti divergono sotto parecchi aspetti dall’Islam sunnita. Essi non riconoscono le quattro scuole giuridiche dell’Islam sunnita (malikita, hanafita, sciafeita e hanbalita) né le due scuole teologiche sunnite (asharita e maturide). Inoltre il wahhabismo rifiuta il sufismo, scienza spirituale dell’Islam sunnita, che invece è riconosciuto e rispettato da tutti i principali studiosi sunniti.
L’Islam sunnita risale ad un’epoca corrispondente alla prima fase del Medio Evo europeo, quando i suoi princìpi vennero formulati dai grandi imam musulmani. Invece il wahhabismo, l’ideologia statale dell’Arabia Saudita, è una setta recente, fondata da un solo individuo: Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhab. Quanto alla Fratellanza Musulmana, al-Ikhwan al-Muslimin, si tratta di un movimento politico fondato in Egitto nel 1928. Quindi è assolutamente sbagliato identificare l’Islam sunnita col wahhabismo o con l’ideologia dei Fratelli Musulmani. Combattere il wahhabismo o l’ikhwanismo non significa affatto combattere l’Islam sunnita.
E’ dunque sbagliato pretendere che il governo siriano sia antisunnita per il fatto che esso è ostile alla Fratellanza Musulmana o ai wahhabiti. Una tale pretesa è priva di senso. La stragrande maggioranza dei sunniti siriani è contraria all’ikhwanismo e al wahhabismo. Ma ciò non significa certo essere antisunnita!
Wahhabiti e Fratelli Musulmani cercano di appropriarsi dell’Islam sunnita parlando a nome dei sunniti. E’ triste vedere che alcuni sunniti sono vittime di questa propaganda. Quando si critica il wahhabismo, i wahhabiti dicono che è l’Islam sunnita ad essere criticato! Quando si critica l’ikhwanismo, dicono che si critica l’Islam sunnita!
Quando il governo siriano difende il suo popolo contro i terroristi, i mezzi di comunicazione di massa sauditi e catarioti dicono che esso “attacca i sunniti”! Il governo siriano non attacca nessuno a causa del suo credo religioso odella sua appartenenza confessionale. Il governo agisce per difendere lo Stato contro la sovversione armata. Un sunnita omicida non viene arrestato in quanto sunnita, ma in quanto omicida. Non confondiamo le cose!
In Siria i sunniti non sono oppressi. Essi godono di una totale libertà religiosa. In Siria vi sono molti sepolcri sunniti, come come quello di Ibn ‘Arabi (1165-1240), che molti sunniti chiamano “ash-Shaykh al-akbar”, il Magister maximus. Lo stesso presidente siriano, Bashar al-Assad, partecipa regolarmente alle celebrazioni sunnite del genetliaco del Profeta (pace e benedizione su di lui).
In Arabia Saudita, invece, lo Shaykh Ibn ‘Arabi viene insultato e maledetto dal regime. Se potessero farlo, i wahhabiti distruggerebbero il sepolcro di Ibn ‘Arabi. I suoi libri sono messi al bando. I wahhabiti hanno messo al bando testi come Dalail al-khayrat e al-Burda! In Arabia Saudita, ai sunniti viene proibito di celebrare il genetliaco del Profeta (pace e benedizione su di lui). Viene loro proibito di eseguire il rito collettivo del dhikr, di render visita ai sepolcri dei santi e di insegnare la giurisprudenza e la teologia sunnita tradizionale.
In Arabia Saudita, il regime dittatoriale wahhabita ha cercato, fin dalla sua nascita, di sradicare l’Islam sunnita dal suo territorio. Esso ha distrutto tutti i sepolcri costruiti dall’Impero sunnita degli Ottomani ed ha rimpiazzato tutti gli studiosi di Mecca e Medina con predicatori wahhabiti. Ora, è un fatto ridicolo e grottesco che la pretesa di difendere i sunniti siriani provenga proprio dall’Arabia Saudita, un regime diretto da una setta ignorante e fanatica che ha assassinato e perseguitato i musulmani sunniti per più di duecento anni!
A Damasco c’è un’istituzione, intitolata allo Shaykh Abu Nur, che accoglie studenti di tutto il mondo. Essa deve la sua fondazione allo studioso sunnita Shaykh Ahmed Kuftaro, che è anche stato Muftì della Siria. Vi si insegnano la giurisprudenza, la teologia e il sufismo. In Arabia Saudita, invece, non esiste una sola scuola sunnita, ma tutte le scuole devono insegnare esclusivamente l’ideologia wahhabita. La comunità sunnita siriana è fiorente e non soffre discriminazione né oppressione di sorta. Al pari degli altri Siriani, i sunniti temono la sovversione armata dei wahhabiti e degli Ikhwan.
Arabia Saudita e Qatar non sono amici dei sunniti, ma sono loro nemici. Recentemente il dittatore del Qatar ha inaugurato un’enorme moschea intitolata a Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhab, un assassino di sunniti! Questi regimi wahhabiti non odiano il governo siriano per il fatto che esso “opprime i sunniti”, ma, al contrario, perché li sostiene!
La Siria è un centro importante dell’Islam sunnita. Ecco perché i wahhabiti lo vogliono distruggere.
Stoccolma, 4 marzo 2012
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